TESTO Grembo di nascite la notte?
don Angelo Casati Sulla soglia
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III domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (19/09/2021)
Vangelo: Gv 3,1-13
1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».
3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».
Sono immagini piccole, Non potrei metterle a confronto, ma mi si sono riaccese nella mente leggendo le parole di Isaia. Sono immagini, foto, che ho ricevuto nell'estate dove un fiore sbucava - e chi avrebbe potuto immaginarlo? - da una cruda arida pietraia o da una minuscola, pressoché invisibile, fessura di una implacabile roccia. E nasce una connessione: "Poi Isaia parlò dicendo: "...allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva". Il deserto diventerà un giardino. E quando tu avvisti qualcosa di simile, ti verrebbe da dire: "Accade il regno di Dio". Ne è segno quel rinascimento inatteso. Sarebbe inspiegabile dal basso.
Infatti in Isaia è ricordato il segreto dell'inatteso fiorire del deserto: "In noi sarà infuso uno spirito dall'alto; allora il deserto diventerà un giardino". Lo spirito dall'alto. E sembra fare eco l'invocazione che accompagna il salmo; sulle nostre labbra diventa preghiera: "Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra". E di uno spirito, di una nascita dall'alto si parlarono una notte Gesù e Nicodemo. Era notte. Gesù gli disse: "Amen, amen, io ti dico: senza lasciarsi rigenerare dall'alto, non si può vedere il regno di Dio". Era notte. E la notte non è - come può sembrare ad alcuni - simbolo del nulla, della cecità assoluta.
Quei passi di Nicodemo nella notte erano forse simbolo del nulla? La notte è anche grembo, grembo di veglie, di ricerca, di domande. Poi per largo tratto, nel vangelo, di Nicodemo nessuna traccia. Quelli che i risultati li vogliono immediati, soprattutto se poi c'è di mezzo Dio, non faranno che cantilenare le loro delusioni. Loro le nascite le pretendono senza i nove mesi. Ovvio per loro concludere che le parole alte del Rabbi di Nazaret erano rimaste senza conversione: avevano fallito a confronto con uno come Nicodemo, uomo, secondo loro, di un pragmatismo senza fessure. Io invece penso - e voi, immagino, con me - a Nicodemo che esce da quella casa, non so quanto distante da casa sua. I passi nella notte, nella notte che è grembo. Di rinascimenti. Dall'alto. Per un vento che non vedi ma ti sfiora la pelle.
E tu, Nicodemo, sei un po' deserto, ma già cominci ad essere giardino. Troveremo Nicodemo - lasciatemi dire così - a metà cammino. Lo troveremo nella cerchia dei suoi. Non era uno qualunque Nicodemo, era un fariseo, un capo. Lo troveremo in mezzo ai suoi, inviperiti per la mancata cattura di Gesù. Lo troveremo con una domanda, che lo espone: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta".
Uomini dalle certezze granitiche, uomini della contabilità, i conti devono tornare. E con Gesù, il profeta di Nazaret, non tornavano: un deserto la Galilea. Un deserto? Non per Nicodemo che aveva passato pure una notte in casa di quel rabbi, e pure ad ascoltarlo! E aveva sentito lo spirito come vento sfiorargli la pelle, senza sapere dove lo avrebbe condotto. Come sono diverse - non so se ci avete penato - le strade, che conducono a Gesù. Quante strade! Veramente, lo spirito non sai di dove viene e dove va. Dove? Dove conduce? Pensate, la storia di Nicodemo, raccontata dal vangelo di Giovanni, si chiude - o se volete - si apre su un'altra notte, grembo di tutte le notti, grembo del rinascimento dei rinascimenti, il più puro. Il più terso. La notte della croce. Possibile? Sì.
Per il gesto dell'estrema accoglienza, il gesto della deposizione del Signore spirato in croce, nessuno dei discepoli conclamati, due furtivi, da furto, diremmo. Sentiamo il racconto: "Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù" ( Gv 19, 38-42).
I pensieri si rincorrono: il deserto della morte, il giardino della risurrezione, e quel profumo, questa volta di un uomo - cinque giorni prima fu una donna - senza misura. Accade quando si nasce dall'alto. C'è nei nostri giorni, lo avverti, questo bisogno di rinascimento, ma a volte si ha la sensazione che le parole volino basse. Rinascere dall'alto. "E? facile" scrive il card. José Tolentino Mendonça "cadere nel pessimismo oppure navigare con un pragmatismo acritico". Come se ci fosse realismo. Ma manca una passione che lo accenda, un sogno da condividere, una sussulto che ci rianimi. E lo dico a me stesso, perché anch'io sono responsabile con tutti, se questa sussulto manca.
Vengo ai nostri giorni. Sento una consonanza bellissima con la testimonianza di Bebe, l'atleta italiana, scelta, dalla presidente della Commissione Europea, come il simbolo della rinascita. Lei che, come ha raccontato la presidente Von Der Leyen, "così giovane ha già dovuto affrontare molti ostacoli. La sua storia è l'emblema di una rinascita contro ogni aspettativa. Di un successo raggiunto grazie al talento, alla tenacia e ad un'indefessa positività. È l'immagine della sua generazione: una leader e una sostenitrice delle cause in cui crede, che è riuscita a raggiungere tutto questo rimanendo fedele alla sua convinzione secondo cui, se sembra impossibile, allora si può fare".
"Se sembra impossibile, allora si può fare". Fiorirà il deserto.