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Paolo De Martino  

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (22/08/2021)

Vangelo: Gv 6,60-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,60-69

60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, raccontato sei volte dagli evangelisti, segna l'inizio della fine di Gesù. Da questo momento le cose andranno sempre peggio.

Gesù è preso per un pazzo che indugia su discorsi senza senso. La folla pensava di aver trovato un panettiere a buon mercato, la soluzione al problema della fame del mondo...e lui parla del pane di vita!

Questa parola è dura, in greco “skleros”, cioè pesante, insopportabile.

Cos'è questa parola dura? In poche battute Gesù ha distrutto tutti i miti di Israele: La Legge, il culto, il tempio, i sacerdoti. Per la maggioranza degli uditori, l'insegnamento di Gesù è troppo categorico e assoluto. E' la prova che hanno ben capito, in un certo senso, la posta in gioco.

Gesù si distacca dalla tradizione dei padri, invitando i discepoli a farsi dono, farsi pane per gli altri. Loro credevano di seguire un Messia trionfatore che con l'aiuto di Dio, come Mosè, avrebbe compiuto di nuovo i prodigi di Mosè. Quando sentono il discorso in cui Gesù insiste che il regno di Dio che lui è venuto a inaugurare, non sarà imposto con la violenza, ma attraverso il dono della propria vita agli altri, non lo vogliono ascoltare.
Scandalo
Gesù chiede quasi ironico: «Questo vi scandalizza?».

Questa parola, frequente nei sinottici, in Giovanni si legge solo qui e in 16,1 («Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi»). Ha un senso molto forte: dice che la fede è messa in grave pericolo. Infatti, alcuni discepoli non andranno oltre.

Abbiamo un'immagine di Dio così contorta, deformata, che Gesù scandalizza prima la folla, poi addirittura i suoi discepoli, raccontando un Dio diverso.

Siamo nati in un paese cristiano, formalmente siamo quasi tutti cristiani. Si contano a migliaia le chiese, in molti luoghi pubblici ci sono i crocefissi. I bambini sono quasi tutti battezzati, fanno la prima comunione (non certo per scelta), ecc. Ma la nostra fede è proprio così vera? Il periodo estivo è un buon termometro per misurare la costanza della nostra religiosità. Man mano che la temperatura sale, le chiese si svuotano. Il fervore per Gesù Cristo sembra seguire il ciclo delle stagioni.

La fede è cambiamento personale, del tuo modo di sentire, dei tuoi pensieri, del tuo progetto di vita. Ecco la conversione! Se il vangelo non diventa vita è semplicemente inutile, resta solo un bel raccontino. Per molti, questo fu troppo e lo lasciarono, proprio come accade nelle nostre parrocchie. Siamo in buona compagnia...
Adulti

Gesù è stato deludente e deluderà sempre tutti quelli che sognano un Dio che risponde con miracoli, che ci lascia a bocca aperta, che ha nelle sue mani tutto e tutti. Dio ancora oggi delude chi lo cerca come un maghetto pronto a esaudire le nostre richieste, i nostri desideri.

Dopo le folle, dopo i discepoli, Gesù, si rivolge agli apostoli.

La cerchia si restringe sempre più. Dalla folla ai discepoli, dai discepoli ai dodici. Il momento è drammatico, anche i più vicini a lui potrebbero abbandonarlo. Forse pensava davvero di convertire la folla con l'amore. Che illuso. Era rimasto solo con quei dodici, chiunque se li sarebbe tenuti ben stretti, coccolati, e invece: «Volete andarvene anche voi?».

Sembra che Gesù suggerisca loro di tornare a casa e riprendere la vita di prima. Gli apostoli erano i suoi amici, la sua casa ma Gesù non si attacca a loro, non li lusinga. Gesù non abbassa il tiro per trattenersi almeno quelli della cerchia più intima. Noi avremmo agito così: come far ritornare la folla? Un altro miracolo! Sarebbero accorsi certamente ma non spinti dal cuore. Il figlio di Dio non trattiene quanti se ne vanno. Il maestro non ha mai trattenuto nessuno. Gesù lascia liberi. Dio lascia liberi. Perché l'Amore lascia liberi. Gesù non vuole con sé persone che non accolgano la pienezza del suo annuncio. Lui non indietreggia di un millimetro semplicemente perché non è il padrone della sua missione. Non è un battitore libero, perché annuncia in nome del Padre. Non siamo noi i padroni della messe, non siamo noi i possessori dell'annuncio.

La Bibbia è il libro delle domande. Gesù non suggerisce risposte, non impartisce lezioni ma ti porta a guardarti dentro. Ha capito perché le folle lo seguivano. Ha capito perché i discepoli lo seguivano. E tu amico lettore perché lo segui? Qual è il desiderio che ti muove?
Rischio

«Volete andarvene anche voi?». La domanda a questo punto nasce spontanea: se avessero detto “si” cosa avrebbe fatto Gesù? Noi non riusciamo forse a comprendere fino in fondo il rischio che si è preso il figlio di Dio perché rileggiamo la storia sapendo già il finale. Capite il rischio che ha corso? In caso di risposta affermativa sarebbe rimasto davvero solo compromettendo definitivamente la missione affidata dal Padre? Sì, amici. Avrebbe certamente continuato lo stesso la sua strada, da solo. Tra gli apostoli e la sua missione, Gesù non ha dubbi: sceglie la sua strada. Non ha paura di rimanere da solo.
Eternità

Ecco la risposta di Pietro a queste domande: «Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».

Giovanni sembra riprendere in parte la confessione di fede a Cesarea di Filippo narrata dai sinottici. Dove possiamo trovare tanta luce, tanta pace, tanta verità, tanto assoluto? È davvero l'affare migliore della nostra vita. Le Sue sono Parole che portano vita! Danno vita al cuore, alla mente, allo spirito e creano cose che meritano di non morire.

Il discepolo, come Pietro, non sempre comprende tutto ma in fondo sa che conviene restare. Un giorno capirà. Ma tutto questo inevitabilmente non semplifica le cose ma le complica.

Pietro ci indica anche un metodo: «Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Prima c'è il credere poi il conoscere. E' necessario tornare a essere bambini i quali prima si fidano e poi lentamente conoscono. Le cose importanti della vita (il matrimonio, la consacrazione), si comprendono vivendole. Prima ci siamo innamorati e poi abbiamo iniziato a conoscere nostra moglie e nostro marito, un percorso che non avrà mai fine.

La solennità della formula fa intuire una delle prime “confessioni di fede”. Ma questa è la risposta di Pietro, non la nostra. Nessuno può credere al posto nostro. La Chiesa non può rispondere al mio posto. Ognuno di noi si trova personalmente al cospetto di Dio e deve rispondere alle domande del Vangelo.

La provocazione di Gesù («Volete andarvene anche voi?») è più attuale che mai. La Chiesa diviene sempre più una minoranza all'interno di un mondo globalizzato, che però è chiamata, a essere creativa, significativa, nella logica del sale, della luce e del lievito.

La bella notizia di questa Domenica? Le Sue sono parole dal sapore eterno perché donano eternità a tutto ciò che di bello l'uomo porta nel cuore.

 

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