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TESTO Beato chi cammina nelle vie del Signore (220)

don Remigio Menegatti  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/11/2005)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Pro 31, 10-13. 19-20. 30-31) presenta come la saggezza popolare illustra la vera bellezza della donna. Non sono gli ornamenti esterne, come le perle, a renderla davvero importante: il suo impegno, la tenerezza e prudenza, la sua operosità in casa e la generosità verso i poveri, sono i doni preziosi che porta in dote per rendere felice il marito. La donna che a tante qualità umane unisce anche la fede – "teme Dio" – è veramente degna di lode.

Il vangelo (Mt 25, 14-30) presenta la parabola dei talenti: un ricco signore affida ai suoi collaboratori (data l'ingente cifre non si può pensare ai semplici domestici) delle somme considerevole. Chi è saggio, comprende la fortuna che ha a disposizione, e riesce a sfruttare questa ricchezza, che poi, alla fine della storia, si ritroverà nelle mani come sua proprietà. Vale proprio la pena esser saggi!

Salmo 127
Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,

sarai felice e godrai d'ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo

intorno alla tua mensa.

Così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme

per tutti i giorni della tua vita.

Il salmo dipinge un sereno quadro familiare: una famiglia felice, dove il marito è padre amorevole e lavoratore generoso, e la moglie è resa felice da molti figli.

Chi teme il Signore riceve in premio un vita felice, piena di soddisfazioni, e vede il frutto del suo lavoro. La benedizione della terra è una ricompensa che accompagna l'uomo che sa riconoscere il valore delle cose e soprattutto la potenza di Dio, che come Padre buono si prende cura dei suoi figli e non fa mancare loro quanto serve per una vita serena, e priva di sofferenza.

Il salmo si chiude con l'augurio di poter sempre godere della benedizione di Dio e di poterla condividere con il popolo dell'alleanza, qui rappresentato dalla città santa.

Un commento per ragazzi

Ci sono occasioni speciali, che non si ripetono facilmente; vale la pena affrontare un po' di fatica e raggiungere un traguardo impensabile. Può trattarsi della partita dell'anno, della vetta ormai vicina, della partecipazione a un evento artistico che non si ripeterà in futuro... Sono le occasioni della vita da prendere al volo; ben sapendo che un po' di impegno è comunque sempre richiesto.

Senza dubbio il terzo servo della parabola è quello che si è agitato meno, che non ha avuto pensieri circa la scelta compiuta: è rimasto sereno, pacifico, con il suo talento, in attesa di... forse non lo sapeva neppure lui cosa doveva aspettare! Forse conosceva la severità del padrone, le sue richieste esigenti, la sua determinazione. Forse ha semplicemente atteso che arrivasse la resa dei conti, preparandosi a subire un richiamo, che puntualmente è arrivato.

Forse non sapeva con chiarezza a chi era destinata quella somma ingente. Forse non sospettava che un eventuale impiego non avrebbe arricchito il padrone. Forse non sospettava che l'intenzione del suo padrone era di rendere felici, e ricchi, proprio loro, i suoi servi.

Servi, del resto, che godevano di una grande fiducia. Bastava pensare alla somma! Forse si è fermato a lamentarsi della responsabilità, dell'impegno richiesto, della necessità di doversi muovere.

Forse, forse. Ma non possiamo continuare con questi dubbi circa il terzo servo. Abbiamo delle certezze, e riguardano noi. Sappiamo bene cosa sono i talenti che Dio ci affida; conosciamo la destinazione finale: noi stessi. Ciò che facciamo di bene arricchisce chi lo riceve e certamente ci fa grandi davanti a Dio. Lui gioisce per noi, si entusiasma davanti alla nostra disponibilità, ci approva se siamo intraprendenti con quanto lui gratuitamente ci dona. Sappiamo...e non ci rimane altro che darci da fare. Per noi, prima di tutto. Per realizzare la nostra vita.

Forse a volte dimentichiamo il traguardo che ci siamo scelti, l'obiettivo prefissato da noi stessi.

Tutti volgiamo essere felici, trovare il senso e provare il gusto della vita. Gesù ci insegna a realizzare i nostri sogni, ci ricorda che è già posto nelle nostre mani ciò che ci rende felici. Si tratta di valorizzare le nostre possibilità, le qualità che abbiamo, vivendo al meglio le occasioni che la vita ci offre. Si tratta di avere una mente aperta e un cuore grande, e scoprire che il dono condiviso alla fine è molto più grande di prima, quando Dio ce lo ha concesso.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, anche a noi, che siamo solo dei ragazzi, tu affidi "tutti i beni della creazione e della grazia" affinché "la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza". Ci coinvolgi in una grande storia, la storia della salvezza; una vicenda in cui ci vuoi protagonisti, capaci di giocarci le nostre doti e possibilità. Ti chiediamo anche noi "rendici operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno" perché anche noi desideriamo "sentici chiamare servi buoni e fedeli", desideriamo "entrare nella gioia del tuo regno".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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