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TESTO Tienimi vicino a te, Signore, nella pace (218)

don Remigio Menegatti  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/10/2005)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 23,1-12

In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ml 1, 14-2, 2.8-10) è un richiamo deciso a coloro che per il loro ruolo dovrebbero essere maestri nella fede, innamorati di Dio, guide autentiche per la fedeltà all'alleanza. In realtà sono divenuti "spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo" perché hanno dimenticato la tenerezza di Dio e insistono solo sulla stabilità e il valore assoluto delle norme che nascono da tradizioni umane. Usano la religione come forma di comando sugli altri.

Il vangelo (Mt 23, 1-12) riporta un severo giudizio di Gesù su chi ha il compito di essere guida, testimone dell'alleanza. Gesù mette in guardia dall'imitare il loro stile perché sono lontani da quanto annunciano. Dimenticando che Dio è il solo Padre, si fanno chiamare "padri"; così come "maestro", ignorando e contrapponendosi all'unico Maestro, Cristo stesso.

Salmo 130
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato è l'anima mia.

Speri Israele nel Signore,

ora e sempre.

Il salmo mette in evidenza la paternità di Dio, facendo eco alle parole della prima e terza lettura.

In particolare valorizza la profonda tenerezza di Dio l'immagine della madre che tiene in braccio il suo bambino. Un pargoletto che si sente così sicuro e difeso da addormentarsi sereno, per la profonda fiducia che avverte istintivamente.

Il salmista si sente, come un bambino svezzato in braccio ai genitori; e invita chi prega a provare gli stessi profondi sentimenti di tenerezza.

Infine incoraggia tutto il popolo eletto a sperare nel Signore, a confidare in chi non abbandona quanti accolgono il suo amor. Il popolo dovrebbe assomigliare a un bambino non si inorgoglisce e non prova superbia, perché scopre che questo amore è dono gratuito.

Un commento per ragazzi

Lo diciamo così tante volte, che rischiamo di ripetere queste parole così intense senza dar importanza a quanto esprimono. Si dice che san Francesco si commuovesse ogni volta che iniziava a pronunciare le prime parole della preghiera "Padre nostro". Colui che neppure i cieli sanno contenere, colui che è all'origine di tutto, lui è "nostro Padre", nutre verso di noi i sentimenti dei nostri genitori, e anche molto di più.

Agli scribi e ai farisei, che si fanno chiamare "padre" dalla gente, Gesù ricorda che esiste un solo Padre "quello del cielo". Ne può parlare lui, più di chiunque altro, perché nessuno conosce Dio come lui, il Figlio, venuto a rivelare a tutti il vero volto del Padre buono.

Un volto che era offuscato, e in parte alterato, proprio dal comportamento di chi aveva il compito di farlo conoscere. Scribi e farisei erano gli esperti della Bibbia, custodi di una promessa destinata a tutti, animatori della fedeltà all'alleanza che Dio vuole stringere con tutti i suoi figli. Solo che le belle parole che scribi e farisei leggono dalla Bibbia, e propongono agli altri, sono storpiate dal loro comportamento.

È difficile capire Dio come Padre quando la religione appare una serie di regole, un infinito numero di precetti (613!) che regola in maniera severa tutti i momenti e gli aspetti della vita. Quando le norme sono pesi che qualcuno mette sulle spalle di altri, che devono subire perché ormai non appare più il loro legame con la proposta di alleanza. Le guide si sono allontanate dalla retta via e sono divenute causa di inciampo per chi aveva fiducia e le seguiva. Coloro che dovevano mostrare la bellezza dell'alleanza agiscono invece con perfidia, "profanando l'alleanza dei nostri padri". Questo spiega la severità di Gesù verso scribi e farisei; una severità che contrasta non poco con la tenerezza dimostrata verso i fanciulli, la misericordia manifestata ai peccatori, la solidarietà che vive a favore dei malati, la pazienza offerta agli apostoli, l'apertura per chi era considerato estraneo ed escluso dall'alleanza.

E così noi ragazzi non siamo coinvolti: non abbiamo grandi compiti di annunciare la Bibbia agli altri. Non siamo le guide nella fede. Se mai si tratta di catechisti, di preti, suore e dei nostri genitori.

Invece scopriamo che anche noi siamo testimoni verso altri: a cominciare dai nostri fratelli più piccoli, per continuare con i nostri compagni di scuola che non sono battezzati e guardano a noi come possibili modelli della fede.

Siamo tutti capaci di raccontare qualcosa di Dio. È importante farlo bene, per manifestare il suo vero volto: Padre che ama sempre e tutti.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, "creatore e Padre di tutti" dona anche a noi "la luce del tuo Spirito" perché non vogliamo "usurpare la tua gloria". Manda lo Spirito perché "non solo a parole, ma con le opere, ci dimostriamo discepoli dell'unico Maestro", Gesù, il tuo Figlio "che si è fatto uomo per amore".

Anche noi ragazzi possiamo essere tuoi testimoni, testimoni che rivelano il tuo volto di padre e madre, felice di tenerci tra le sue braccia. Anche noi ci riusciamo, se non ci lasciamo vincere dalla superbia.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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