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TESTO Prima risposta i tuoi occhi su di me

don Angelo Casati  

XI domenica dopo Pentecoste (Anno B) (08/08/2021)

Vangelo: Mt 21,33-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato».

45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

Non so dove sostare. Ognuno di voi poi, nel cuore, farà la sua sosta. Immagino che non si possa non rimanere sorpresi, e forse anche un po' sconcertati, dal racconto tratto dal primo libro dei Re. Dai colori, dai suoni, dalle scene ad effetto, che accompagnano il confronto tra il profeta Elia e i profeti di Baal sul monte Carmelo. E poi le parole di Elia che non si trattengono dallo sconfinare a tratti in satira, in ironia. Come se non si volesse togliere nulla, anzi aggiungere a perdifiato, elementi, alla spettacolarità. Ma poi nel testo scopro pertugi.

Vedo come contrapposti, per esempio, i numeri. Forse a suggerire che quando hai a che fare con il "divino" - ma oserei dire, anche con l'umano più umano" - non è decisivo il numero. Al popolo convocato, prima che accada il confronto, Elia sembra sottolineare la sproporzione dei numeri. Dice: "Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta". Non è che un rito, lo stare davanti a Dio, diventi più o meno prezioso in rapporto al numero di coloro che lo stanno officiando. E nemmeno - stare per dire - in misura dei tempi allungati della celebrazione. Il testo annota con sottile ironia che i quattrocentocinquanta profeti "invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non vi fu voce, né chi rispondesse".

E alla memoria di qualcuno di noi si riaffacciano le parole di Gesù nel discorso del monte, quelle peraltro che introducono la preghiera del "Padre nostro". Eccole: "Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli...". Bastò un soffio. Fu un soffio di preghiera, quella di Elia, a fronte di quella degli altri profeti che si prolungò oltre mezzogiorno: "Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell'offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d'attenzione".

Ecco, in queste ultime parole possiamo scoprire che cosa fa la differenza tra le due celebrazioni sul monte: risponde o non risponde? "Rispondere" è un verbo che tracima per tutto il racconto. Riascoltiamolo nella commovente preghiera di Elia, che potrebbe diventare la nostra. Perché Dio non è un Dio di innominati, no, di Abramo, di Isacco, di Israele. Ha risposto e oggi risponde a visi concreti, in una storia concreta. Così prega Elia: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d'Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!". E fu riposta, fu voce, fu un segno, il segno dell'attenzione di Dio. Vorrei sottolinearlo: la risposta fu un segno dell'attenzione di Dio. Sì, indugiando sulle parole, ci verrebbe da dire che la prima risposta alla preghiera, a qualsiasi preghiera, religiosa o laica che sia, prima risposta - lasciatemi dire - è l'attenzione.

"La prima risposta, o Dio, sono i tuoi occhi su di me". Così nel nostro rapporto con Dio. La prima risposta anche qui, oggi, sono i suoi occhi su di noi. Vero per quanto riguarda il nostro rapporto con Dio, ma vero anche per quanto accade nei nostri rapporti umani. La prima risposta, che attendo da te, sono i tuoi occhi. Poi non so se ti sarà possibile fare altro, ma la prima cosa che sfiora la mia carne sono i tuoi occhi, e l'attenzione che vi abita. E' la discriminante. Che ci fa giustamente infastiditi, quando si snocciolano risposte, ma gli occhi dove sono? Non gliene importa niente. Non un grumo di attenzione. Guardano se stessi, si fotografano. Ma l'interrogativo viene - voi mi capite - a me, alla mia attenzione, al dono che sarebbe se uno potesse dire: "I tuoi occhi sono su di me. Tu la mia carne la sfiori".

Mi rimangono pochi minuti per commentare la parabola, vorrei semplicemente leggerla alla luce di questi pensieri sull'attenzione. Dove trovate attenzione?' Sentite l'incipit della parabola: "C'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre" E immagini occhi e cuore. E dove trovate un vuoto disperante, inimmaginabile, raggelante, mortifero, di attenzione? Nei vignaioli omicidi. A che cosa erano attenti? "Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero" Era quello che stava per accadere a Gesù per mani di quelle autorità ubriacate di potere e di affari. Attenzione, e vuoti di attenzione.

Vorrei però concludere con parole positive, belle. E allora vi stralcio, da un suo commento, questa pagina preziosa di un mio amico, don Luigi Pozzoli, che ci ha lasciati - si fa per dire - anni fa. Scrive: "La vigna di Dio è una creatura viva, che egli protegge circondandola di mille attenzioni. E da questa vigna si ripromette molto perché vi ha investito il suo amore, vi ha legato il suo cuore. Quando leggo della sua grande attesa e della sua incredibile pazienza nei confronti dei vignaioli, al punto da mandare alla fine il proprio unico figlio, pur conoscendo il pericolo mortale che avrebbe incontrato, mi dico: 'Il mio Dio è un Dio che dona. Ha donato anche suo figlio. Che cosa avrebbe potuto fare di più per la sua vigna?'. Gesù poi dice: 'La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo'. Il Cristo è stata la pietra che i costruttori di questo mondo hanno disprezzato e scartato. Con il Cristo - pietra angolare - vengono rivalutate tutte le pietre scartate della terra: i perseguitati, i mansueti, i non violenti, i maledetti perché non integrati nel sistema della ricchezza e del potere. Il regno viene tolto a chi non si mette sulla strada percorsa da Cristo".

Su chi sono i miei occhi?

 

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