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TESTO Coerenza ed umilta'

don Roberto Rossi  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/10/2005)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

"Signore, donaci la luce del tuo Spirito, perché riconosciamo in ogni uomo la dinità dei tuoi figli, non solo a parole ma con le opere, ci dimostriamo discepoli dell'unico Maestro, il tuo Figlio che si è fatto uomo per amore".

Nella discussione che Gesù ha con gli scribi e i farisei e nell'insegnamento che ne ricava per tutta la folla e i suoi discepoli, Egli denuncia l'incoerenza e l'ipocrisia. Sappiamo abbastanza bene qual'era il comportamento degli scribi e dei farisei, che conoscevano bene la legge della Bibbia, la insegnavano, ma sapevano trovare anche tutte le scusanti o le eccezioni per non osservare nel senso più vero e profondo la volontà del Signore. E anche quando la osservavano, molte volte si mettevano in mostra, si sentivano bravi e a posto, disprezzavano chi non era come loro, cioè non erano comprensivi verso le debolezze degli altri e anziché aiutarli, li condannavano.

Gesù oggi, con questo testo parla a noi: a noi religiosi e praticanti, a noi chiamati a insegnare e testimoniare il vangelo, a noi mandati a portare il lieto annuncio della liberazione e della vita ai poveri, ai peccatori, ai deboli del nostro tempo.

Gesù parla per le situazioni della vita concreta anche dei nostri giorni. Quanto ci sentiamo tutti maestri! Quanti maestri ovunque: nella televisione, sui giornali, in tutti i mezzi della comunicazione come nei vari ambienti di lavoro, di scuola, di relazione sociale!

Gesù parla per la vita delle nostre famiglie: per la edificazione vicendevole nell'amore e nella pace, per l'opera educativa in funzione della crescita dei figli.

In tutte queste realtà è importante esaminarci sull'incoerenza e sull'ipocrisia. Con un accorgimento che ci renderebbe saggi: ciascuno di noi non deve mettersi facilmente in pace, sentendosi a posto; bisognerebbe lasciare dire agli altri dove siamo incoerenti, dove abbiamo i nostri sotterfugi, dove pretendiamo dagli altri ciò che noi non facciamo, dove in fondo ci piace farci vedere, dove siamo a volte così sfacciatamente promotori del nostro io, fino a diventare antipatici, anche se cristiani, dove badiamo più alle esteriorità o alle consuetudini sociali, anziché misurarci sull'amore e la verità di Dio. Già nell'A.T. si dice che Dio non guarda l'apparenza, ma il cuore.

Siamo invitati a esaminarci: Io, sacerdote, i catechisti, i genitori, chi ha compiti educativi: quello che insegniamo, cerchiamo di viverlo con convinzione, nel cuore, con amore? Io che insegno a pregare e guido la preghiera, cerco di pregare, di dare tempo alla preghiera, di prepararmi alla preghiera? Io, genitore, che desidero che i figli crescano in parrocchia, vadano al catechismo, frequentino la chiesa: io sono attivo, faccio la mia parte in parrocchia, ricerco una formazione cristiana adatta alla mia età e alla mia situazione, vado a messa e la vivo con adesione del cuore? Che non capiti come a quel papà che svegliava e si arrabbiava (una volta addirittura bestemmiò) per mandare il figlio a messa, ma lui non andava e in fondo suggeriva il concetto che "devo andare in chiesa finché sono piccolo, ma quando divento un po' grande, poi smetto". Così nei vari doveri e impegni nella vita di famiglia, di scuola, di lavoro.

Siamo chiamati ad essere comunità cristiane che annunciano il vangelo con la vita e le parole; siamo chiamati ad essere adulti, nei riguardi dei giovani e i giovani, nei riguardi dei più piccoli, che testimoniano l'amore del cuore e delle opere.

Per chi vive compiti sociali, politici, televisivi o altro certamente esiste questa grande responsabilità della coerenza; non serve a niente fare discorsi se non si cerca di vivere per primi l'onestà, la correttezza, lo spirito dei valori umani e cristiani. Che il Signore ci aiuti in questo!

Poi Gesù ci dice che uno solo è il Padre, quello dei cieli, che uno solo è il Maestro, Cristo. Questo lo dice non tanto per farci cambiare una terminologia, ma per metterci alla sua scuola. Come si comporta il Signore Dio, Lui che dà la vita a tutti ed è padre di tutti e ci vuole tutti fratelli? Come si comporta il Cristo che ha dato tutto se stesso perché noi fossimo salvi?

Qui comprendiamo il suo insegnamento: "Il più grande tra voi sia servo". Sì, Lui si è fatto servo, è il servo d Javhè e il servo degli uomini.

Anche noi spesso usiamo questa parola, ma occorre fare attenzione, che non resti parola, che non "ci serviamo" di essa per sentirci bravi. Anche se riusciamo a vivere qualche gesto di servizio, quanta altra parte della nostra vita è per noi, per il nostro tornaconto, per il nostro interesse o egoismo. La misura e la verità del servizio sono le necessità degli altri, di chi ha bisogno, in qualunque cosa, piccola o grande. Sono gli altri che ci sapranno dire se stiamo vivendo il servizio, se serviamo bene o no.

Ma soprattutto è il cuore di Cristo l'ideale, l'esempio, il modello dell'amore e del servizio.

Celebreremo presto la festa di tutti i santi: sono coloro che hanno vissuto nell'amore a Dio e ai fratelli, al seguito di Cristo Re, mite e umile di cuore, il vero servo di tutti.

 

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