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TESTO Commento su Matteo 21,12-16

don Walter Magni  

X domenica dopo Pentecoste (Anno B) (01/08/2021)

Vangelo: Mt 21,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

La prima Lettura di questa liturgia ricorda che il re Salomone, al termine della inaugurazione del Tempio, vide una nube scendere dal cielo e avvolgere tutto. Come se il Signore lo avesse voluto fare Suo. E questo spiega lo zelo di Gesù che, come dice il Vangelo, non sopportava che quella casa di preghiera fosse trasformata in un negozio, “un covo di ladri”.

Il fascino del tempio
Davide aveva sempre pensato di costruire una casa a Dio, ma sarebbe stato Salomone, suo figlio, a realizzare il suo sogno. E in occasione della consacrazione del tempio, collocata al suo interno l'Arca dell'Alleanza, la Gloria di Dio (shekinà), come una nube lo avvolse tutto. E gli ebrei cominciarono i loro pellegrinaggi, offrendo in esso molti sacrifici. E per quanto Gerusalemme fosse città santa e protetta dal Signore, nel 586 a.C. i babilonesi l'assalirono, distruggendo il suo Tempio, il suo cuore pulsante, un vero oggetto di venerazione e di amore. Solo una sessantina di anni dopo, i superstiti e gli esuli ricostruirono un tempio più piccolo e modesto. Mentre sarebbe stato Erode il Grande, pochi anni prima dell'avvento di Gesù, a ricostruire un tempio grandioso, tutto da ammirare. Gesù stesso ne era profondamente affascinato. Tanto che già ragazzo dodicenne, in occasione della Sua prima visita in occasione della Pasqua, ormai sulla via del ritorno, Si sottrasse a ogni custodia e ritornò nel Tempio. I Suoi genitori Lo rintracciarono solo tre giorni dopo (Lc 2,46). Da adulto poi vi ritornava volentieri spesso, in occasione soprattutto delle grandi feste. E se Si trovava a Gerusalemme “ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare” (Mt 26,55). Tanto che una volta rimase persino sconcertato per il poco rispetto della gente nei confronti di quel luogo. E come dice il brano evangelico odierno, “scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”.

Gesù, tenda di Dio tra gli uomini
Già Salomone dichiarava tutto il suo stupore riconoscendo il desiderio sincero da parte di Dio di abitare in mezzo al Suo popolo: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito” (1Re 8,27-29), così come anche un Salmo di Davide ci fa pregare: “Mostrati a noi, Signore, nella tua santa dimora”. E questo è davvero un passaggio importante. Quando, infatti, Davide aveva fatto sapere al Signore che avrebbe voluto costruire un tempio in Suo onore, allora il profeta Natan lo aveva raggiunto per informarlo: non tu costruirai una casa al Signore, ma il Signore “farà una casa a te” (2Sam 7,11). E questo si sarebbe realizzato pienamente con l'avvento di Gesù, raccolto per opera dello Spirito santo anzitutto dentro Maria Sua madre: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). Gesù pertanto non è più soltanto segno della presenza di Dio tra gli uomini, ma la definizione della Sua presenza reale: “nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). Tempio che gli uomini potranno anche cercare di distruggere e annientare con la morte, ma che Dio subito ricostruirà facendoLo risorgere: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,19.21). Con Gesù, vero tempio del Dio vivente, il Dio invisibile e nascosto Si rende visibile definitivamente: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9).

“Noi siamo il tempio del Dio vivente”
E Paolo ci ricorda che oggi noi siamo il tempio santo di Dio tra gli uomini: “Noi siamo il tempio del Dio vivente”, richiamandoci a una precisa responsabilità: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1Cor 3,16). Infatti: “quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio”. Preoccupandoci di sostenere, anche all'interno della compagine ecclesiale, un'esistenza tutta dedita al Signore: “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). E ancora più esplicitamente: “Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall'impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalle passioni, come i pagani che non conoscono Dio” (1Ts 4,3-5). E, dunque, mentre da un lato la fede ci attesta che Dio a noi Si è definitivamente fatto vicino in Gesù, nuova e definitiva Schekinà della Sua presenza, dall'altro sta anche a noi saperGli stare accanto: “E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità” (Ef 4,30-31). Invitandoci ad esprimere un'adorazione che dice di un cuore sempre capace di ascoltare lo Spirito del Signore Che sempre parla e continuamente invita, potendoLo noi seguire sempre là dove ancora ci vorrà portare.

 

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