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TESTO Commento Luca 12,39-48

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (19/10/2005)

Vangelo: Lc 12,39-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,39-48

39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Dalla Parola del giorno

Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

Come vivere questa Parola?

Conoscere e agire secondo la sua volontà: questo ci chiede il Signore nell'affidarci il 'molto' dei suoi 'averi', ossia l'abbondanza della sua grazia.

La nostra stretta parentela con la cultura greca, che vede nella conoscenza la fatica della speculazione intellettuale, non ci aiuta a cogliere immediatamente il significato più profondo del 'conoscere' biblico. In ebraico, conoscere (yā da') significa "gustare il sapore" di qualcosa, farne esperienza dal di dentro. Non a caso il salmista c'invita a "gustare e vedere" com'è buono il Signore (34).

Per gustare il sapore della volontà di Dio bisogna vivere interiormente in Lui, con amore, nel sigillo nuziale della fedeltà, illustrato da Gesù con l'immagine del servo che il padrone, tornando, "troverà al suo lavoro". Quest'uomo è saggio, onesto, fidato. Non dice "in cuor suo": Il padrone tarda a venire, dunque faccio quello che mi pare e piace, ma dispone e agisce secondo ciò che gli è stato ordinato. Senza approfittarne.

Badate: il sì fedele e onesto alla volontà del suo padrone matura – come notifica il Vangelo - "in cuor suo". Non è un lucido ragionare, ma il limpido consegnarsi nella semplicità di un cuore unificato e pacificato nell'amore.

Ecco il punto: per gustare il sapore di Dio dobbiamo mettere in movimento il cuore. Con saggezza e fedeltà, mettendo da parte egoismi, calcoli e pigrizie che fanno deviare su strade di ribellione indolente.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, invocherò lo Spirito perché mi aiuti a rifuggire dal cieco tentativo di affermare me stesso o di avvizzirmi in balia delle mie personali aspirazioni e gratificazioni che mi rendono servo dell'ego e stolto idolatra di me stesso.

Fa', o Signore, che ogni giorno possiamo offrirti con cuore puro il sacrificio della nostra volontà, sottomessi a Te, in spirito di fede e d'amore.

La voce del capo dei Sioux

Io prego sempre che Dio mi conceda la saggezza di accettare il suo modo di fare le cose.
Frank

 

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