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TESTO La Parola e il Pastore

padre Gian Franco Scarpitta  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (18/07/2021)

Vangelo: Mc 6,30-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,30-34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Si è visto nelle Domeniche precedenti che la Parola di Dio non sempre trova terreno fertile nell'animo umano e non perché il profeta la annunci nella propria terra viene ascoltata più che in ogni altro luogo.

La Parola del Signore non sempre matura frutti immediati. Ciò tuttavia non pregiudica il fatto che essa abbia la sua efficacia intrinseca e neppure dispensa i profeti dall'annunciarla. Sia che essa venga accolta, sia che non incontri l'animo ben disposto, Dio la comunica, la propone all'uomo sotto varie forme e modalità, non si stanca di insistere con la sua bontà paterna mentre noi insistiamo con la nostra ostinata refrattarietà. “La Parola di Dio non è incatenata” afferma Paolo (2Tm 2,10), non conosce limitazioni di spazio e di tempo e man mano che viene proferita accresce la sua efficacia intrinseca, infondendo coraggio e costanza in colui che la predica e allontanando qualsiasi tentazione di resa e di rinuncia.

Per quanto noi siamo ostili e indifferenti ad essa, la Parola ci è quanto mai necessaria e lo si intravede non soltanto nell'ambito religioso, ma in tutto il panorama culturale e di convivenza umana. Negli anni '90, man mano che si assisteva alla crescita esponenziale del progresso tecnologico e alla corsa alle nuove facoltà universitarie tecnologiche che andavano occludendo l'importanza delle discipline umanistiche, si commentava che, nonostante il presunto progresso dell'uomo, la nostra società avrebbe avuto immancabilmente necessità di “mistici” o quantomeno di fuoriusciti dagli studi classici. La sapienza e l'interiorità, si affermava, non sono elementi necessari nel solo ambito religioso, ma anche nella società dei consumi avvertiamo il bisogno di usufruire di speculativi umanistici o di spiritualisti meditabondi. La società non può fare a meno infatti di chi si dedica esclusivamente all'interiorità e alle scienze umane e per quanto non lo si ammetta, preghiera, ascesi e meditazione sono elementi di cui anche i non credenti cercano testimoni. Questo è solo uno dei tanti fenomeni del sociale che descrivono come davvero l'uomo non può fare a meno del Verbo di Dio. Cos'è stato il proliferare di sette e movimenti religiosi alternativi se non la risultante di un'accorata esigenza inconsapevole di Dio? Occorre la Parola di Dio e occorre anche chi la voglia annunciare senza riserve e retoriche.

Occorrono dei pastori che si occupino nient'altro che della loro missione irrinunciabile e che non si stanchino di zelare l'ascolto della Parola, innanzitutto con l'esemplarità di vita, quindi con il verbo della catechesi e della predicazione. Pastori solleciti che sappiano dirigere, orientare, guidare e sostenere il gregge di Dio, senza abusare della loro posizione. Come avverte in effetti il profeta Geremia (I Lettura), il quale non si risparmia nell'essere latore di un divino messaggio anche solo nell'avvertire che Dio punirà i pastori profittatori e ingannevoli.

Ci servono pastori con lo stesso cuore missionario di Cristo, Pastore sollecito che, nonostante la legittima intenzione primaria di ritirarsi in disparte con i suoi discepoli per l'eccessiva stanchezza, si muove a compassione della folla che lo cerca dappertutto mettendosi nelle sue tracce, pronta a pendere dalle sua labbra ondo poter ascoltare la sua Parola di sapienza divina. Aveva mandato poco tempo prima i suoi discepoli a predicare la conversione dai peccati e il radicale cambiamento della vita e adesso, dopo averli chiamati a rapporto,, mentre ancora la folla faceva ressa su di loro in cerca chi di un conforto, chi di un segno, chi di una grazia, Gesù li raccoglie con sè per condurli in un luogo solitario, a parte, affinché il riposo fisico e psicologico possa ristorarli e rafforzare in loro il rinnovato entusiasmo della fede e della missione. Gesù nota però che le folle lo seguono nonostante sia salito sulla barca e abbia preso il largo assieme ai suoi e rinuncia al suo legittimo isolamento per impartire insegnamenti a coloro che vede come “pecore senza pastore”, disorientati e abbandonati a se stessi.

Nonostante la succitata refrattarietà, c'è infatti chi ancora apprezza la Parola e se è vero che di fronte a Dio a volte si recalcitra è altrettanto vero che turbe di popoli si pongono alla sua ricerca, anche se inconsapevole. Gesù garantisce la dispensazione della sua grazia è continua e soprattutto che la sua autorevole parola di Maestro divino è sempre oggetto di annuncio e di diffusione e che sta solamente a noi lasciare che essa porti frutto.

 

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