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TESTO Scendi e fa' risalire

don Angelo Casati  

VI domenica dopo Pentecoste (Anno B) (04/07/2021)

Vangelo: Mt 11,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,27-30

27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Vado per frammenti, incantandomi qua e là alle luci E, se sono piccole, non ditemi che hanno meno valore. Perché lo stile di Gesù, che rivela lo stile di Dio, è colmo di sorprese. La prima piccola luce - una sorpresa - sta, nel brano di Matteo, nei versetti cancellati dagli estensori della nostra liturgia. E ti chiedi come si possano cancellare, quando il resto del brano è nell'orizzonte di questi due versetti.

Ve li leggo: "In quel tempo Gesù disse: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te". Vi parlavo di sorpresa: la sorpresa - voi lo sapete - è di casa nei vangeli! Gesù tutto a un tratto esce - e così si svela - in una preghiera di benedizione al Padre, preghiera di lode, di ammirazione, di gratitudine. Sorprendente perché - se ci pensate bene - la preghiera di benedizione normalmente, secondo i canoni ampiamente da noi praticati, ti viene al cuore quando nell'esistenza quotidiana, con cuore grato, riconosci un segno buono. Riconosci: riconoscenza.

Proprio l'opposto di quello che sta accadendo a Gesù: Gesù sta in qualche modo constatando il fallimento della sua missione. Sta parlando delle città del lago che, dopo segni inequivocabili, gli hanno chiuso in faccia le porte. Si guarda attorno. Chi è rimasto? Se non un piccolissimo, esiguo, striminzito numero di piccoli, in cui a brillare è il niente o il quasi niente. Un insignificante gruppo di squattrinati, che sembrano l'emblema dei senza potere, dei senza successo, dei senza cultura, dei senza futuro.. Li guarda - immaginate gli occhi - e benedice il Padre. Noi faremmo lamento, noi che esultiamo quando le piazze sono colme e plaudenti, quando abbiamo protezioni di autorità o di leggi, quando ci toccano i primi posti.

Penso all'infinita nostra lamentela. Perché i numeri - che so io - dei frequentanti la cena del Signore si sono fatti piccoli, piccolissimo gregge, poco. Ma poi d'improvviso ti attraversa un pensiero, quello dell'ultima cena. Alla fine della sua missione lui, Gesù, si trova forse con i grandi numeri? Alla fine dodici, di cui uno che lo vende, un altra che lo rinnega e dieci a fuggire, rimarranno le donne. Ma come si fa a benedire? E non è - badate bene - una finta, perché Gesù non ha mai fatto o detto niente per finta. Il fatto è che lui non si ferma alle apparenze. Negli occhi dei cosiddetti "piccoli", rimasti ad ascoltarlo, lui legge come un brivido di entusiasmo per le cose che va raccontando, proponendo, cioè un modo altro di vedere la vita: a partire dal modo di vedere Dio, di vederlo "padre".

Negli occhi dei piccoli entusiasmo, adesione, colore, occhi colorati. Al contrario, negli occhi di quelli che contavano, ben piazzati e acculturati, leggeva il veleno dell'inimicizia, l'accusa, nei suoi confronti, di sovversione, di eresia: "Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". Sorprendeva in loro valori di sapienza del vivere, di consonanza con il regno di Dio, di passione per le cose belle, limpide, per l'umano nella sua limpidezza ritrovata, desiderio di una società rispettosa della dignità di ognuno, chiunque fosse. Lui su una pianura, alle falde del monte li aveva detti "beati": "beati voi...". E aveva detto: "guai": "Guai a voi..." agli altri.

Se da un lato riconosceva valori del Regno nei piccoli, dall'altro intuiva che avevano bisogno delle sue parole, del suo amore, di lui, per tenere accesi negli occhi i sogni, I sogni di Dio. "Tu Dio dell'orfano e della vedova, tu Dio dei frammenti, tu hai compassione del non intero. dei pezzi di pane avanzati, tu che non vuoi che si perda nessuno". Lascio il pensiero dei piccoli, invitandovi a un esercizio - l'ho chiesto anche a me - quello di riandare nel tempo - tu certamente li hai incrociati - a rintracciare visi e visi di donne e uomini in cui, sotto il velo della piccolezza e della segretezza evangelica si nascondeva - e ancora oggi si nasconde - la bellezza del Regno.

Ora mi permetto uno sconfinamento, per una sosta su due verbi che fanno un'accoppiata suggestiva intrigante, nel racconto del roveto che arde, arde e non si consuma, là, oltre il deserto, Ci troviamo in contesti di stanchezze, di oppressioni, di soffocamento. Leggo nel vangelo: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro". Leggo nel libro dell'Esodo: "Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono". Dio è contro. Contro le oppressioni, contro chi opprime.

Ed ecco i due verbi: "scendere" e "far salire". Ascoltate: "Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa". Navigavo per pensieri: mi ritornava il Gesù dei vangeli, "sceso" per "farci risalire". Lo spinge compassione, ma è una compassione che non ti lascia dove sei, ti fa risalire. Ho bisogno della luce di queste parole io che in questi giorni mi porto negli occhi immagini spudorate, di chi in corridoi e su scale di carceri ti piega in ginocchio, ti abbatte, ti sfregia, il disonore, la volgarità, il tradimento.

Sceso per far risalire. Perdonate l'espressione, Dio è "soddisfatto" non per i sacrifici, è soddisfatto se tu risali, ogni volta che gli riesce di farti risalire. Pregavo in questi giorni con salmi. E mi sono fermato come incantato.

Dal salmo 114:
"Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore.
ora e sempre".

Dal salmo 17:
"Mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
il mio Dio rischiara le mie tenebre.

Con il mio Dio scavalcherò le mura".

In realtà - ultima suggestione, ma lascio a voi esplorarla - in realtà a scendere e a far risalire il popolo fu Mosè, per missione di un Dio appassionato di libertà. Come a dire che ogni volta che tu scendi e fai risalire, riaccade la storia di un Dio. Che scende e fa risalire.

 

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