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TESTO Fate questo in memoria di me. Eucaristia e vita

padre Antonio Rungi

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (06/06/2021)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,12-16.22-26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

La solennità del Corpus Domini ci riporta indietro nel tempo ed esattamente al tempo di Pasqua, specialmente al Giovedì Santo.
Il racconto del vangelo ci dice esattamente quello che successe in quel giorno quando il Signore entra nella città santa con il gruppo dei dodici per consumare insieme a loro la cena pasquale, secondo la tradizione ebraica.
La solennità del Corpus Domini si rifà a questo momento, al di là dell'istituzione della festa, venuta successivamente.
La festa venne istituita nel 1246 in Belgio grazie alla visione mistica di una suora di Liegi, la beata Giuliana di Retìne. Poi, due anni dopo, papa Urbano IV la estese a tutta la cristianità dopo il miracolo eucaristico di Bolsena nel quale dall'ostia uscirono alcune gocce di sangue per testimoniare della reale presenza del Corpo di Cristo.

Il Vangelo ci narra che “Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Che cosa era il primo giorno degli azzimi?
Era il giorno 13 del mese di Nisan, il nostro mese di marzo, durante il quale si facevano i preparativi per la Pasqua. Sempre nello stesso giorno, tra la nona e l'undicesima ora (le nostre 15,00-17,00) erano anche immolati gli agnelli al Tempio, in preparazione della Pasqua, che veniva celebrata qualche ora dopo. La vera festa incominciava alla fine della giornata di Pasqua, quando iniziava il nuovo giorno, il 14 di Nisan.
Si comprende, quindi, anche perché Marco esordisce dicendo: “Era il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la pasqua” (Mc 14,12); e similmente Luca: “Ora, venne il giorno degli Azzimi, nel quale bisognava immolare la pasqua” (Lc 22,7). Rituale questo che era dettato da Es 12,3-6 ed era praticato.
Il legame tra pasqua ebraica e quella cristiana è così spiegato alla luce della Pasqua di Cristo, morto e risorto.
D'altra parte l'eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore che la chiesa celebra in attesa della sua venuta.
In questo contesto di preparativi alla Pasqua ebraica, Gesù cosa chiede agli apostoli di fare: “Mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua”.
Si tratta appunto del celebre cenacolo dove Gesù ha consumato con gli apostoli la sua ultima cena pasquale.
Ma dove si trovava questa stanza?
Il cenacolo era situato subito fuori dalle mura di Solimano, a poche centinaia di metri dalla Porta di Sion. La “sala al piano superiore” si trovava infatti sopra un'altra al piano inferiore dove gli ebrei veneravano la Tomba del re Davide.
Oggi la sala del Cenacolo è un semplice museo, visitabile dai pellegrini cristiani, ma senza poter celebrare nessun rito.
Poche eccezioni sono state fate, finora, come quella del marzo 2000, in occasione del viaggio in Terra Santa di Giovanni Paolo II: a Wojtyla fu concesso di presiedere qui una liturgia eucaristica; altra eccezione è stata fatta a Papa Francesco il 26 maggio 2014 in occasione del suo viaggio in Terra Santa.
In quella circostanza, il Papa disse, tra l'altro: “E' un grande dono che il Signore ci fa, di riunirci qui, nel Cenacolo, per celebrare l'Eucaristia. Qui, dove Gesù consumò l'Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a loro; dove lo Spirito Santo scese con potenza su Maria e i discepoli, qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d'amore nel cuore. Il Cenacolo ci ricorda, con l'Eucaristia, il sacrificio. In ogni celebrazione eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori..., offrire tutto in sacrificio spirituale.

Cenacolo, eucaristia e Chiesa sono un tutt'uno. L'eucaristia che la solennità del Corpus Domini riporta al centro delle nostre riflessioni è luce, speranza, gioia, sostegno, amore, pace.
Non a caso Gesù ha scelto il pane azzimo e il vino per essere perennemente presente nei specie eucaristiche per assicurarci che ci sta sempre vicino ed è il nostro alimento e sostegno nel difficile cammino della vita.

Nella lettera agli Ebrei, testo della seconda lettura di oggi, si evidenzia la missione di Cristo, che è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione”. E facendo accenno al mistero della croce di Gesù, come sacerdote della nuova ed eterna alleanza, afferma che “Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna”.
Per questo motivo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa”.

L'eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore è quindi soprattutto sacrificio di lode e redenzione. D'altra parte anche nella prima lettura di questa solennità si fa riferimento alla Pasqua ebraica con il rito dell'offerta al Signore fatta dallo stesso Mosé a nome e per conto del popolo eletto. Infatti, “Mosè prese la metà del sangue dei giovenchi sacrificati e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Di poi, prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». A pensare oggi a questi riti rabbrividiamo, in quanto essere aspersi con il sangue non è igienicamente adatto. Tuttavia il significato simbolico è evidente e fa riferimento alla morte in Croce di Cristo, che ha versato il suo sangue per salvarci.
L'eucaristia ci immette quotidianamente nel mistero della grazia dello stesso sacramento, che certifica la presenza reale di Cristo, in corpo, sangue, anima e divinità di nostro Signore Gesù Cristo. Paolo, parlando dell'eucaristia, nella sua prima lettera ai Corinzi, scrive: “Ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”. Ci serva da stimolo per una seria verifica di come ci accostiamo e viviamo l'eucaristia a livello personale e comunitario.

 

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