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TESTO Il Pane vivo grazie a Dio Uno e Trino

padre Gian Franco Scarpitta  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (06/06/2021)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

In tre settimane, dopo l'Ascensione, la liturgia ci ha illustrato l'opera dello Spirito Santo e l'Unità e Trinità di Dio; questo per rassicurarci della presenza costante di Gesù in mezzo a noi, fino alla fine dei tempi. Presenza misteriosa, silente, ma certa e proficua dello stesso Cristo glorioso, fuoriuscito dal sepolcro, il quale aveva promesso ai suoi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Mt 28, 20).

In continuità con le tematiche delle scorse settimane, oggi siamo corroborati da un'ulteriore modalità di presenza del Risorto fra noi, favoritaci proprio dalla Trinità medesima, a dir poco singolare, misteriosa e sotto certi aspetti (per quanti non credono) inverosimile. Per intervento dello Spirito Santo inviato dal Padre, il Figlio di Dio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, si rende infatti presente in una forma reale e sostanziale tutte le volte che un sacerdote pronuncia determinate formule su una forma di pane e su un sorso di vino presenti sull'altare: “Questo è il mio Corpo... Questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna Alleanza”.

Si tratta delle “parole di Gesù”, che non possono in alcun modo essere alterate né sostituite, pena l'invalidità della Messa. Tutte le volte che un sacerdote le pronuncia dopo aver invocato il Padre perché mandi lo Spirito Santo su questi elementi (epiclesi) avviene inesorabilmente che quella piccola forma di pane muta la sua sostanza in quella del Corpo di Cristo; quelle gocce di vino si tramutano sostanzialmente nel Sangue del Signore. Gesù di Nazareth quindi presenzia realmente in Corpo, Sangue anima e divinità sulla mensa, ogni qual volta che si celebra un'Eucarestia. E non soltanto: sull'altare si ripresenta, sotto altri aspetti, il medesimo Sacrificio avvenuto una volta per sempre sulla croce nel luogo del Golgota detto Cranio. Spiega Paolo VI: “Il Signore s'immola in modo incruento nel sacrificio della messa, che rappresenta il sacrificio della croce, applicandone la virtù salutifera, nel momento in cui per le parole della consacrazione comincia ad essere sacramentalmente presente, come spirituale alimento dei fedeli, sotto le specie del pane e del vino”.

Nell'Eucarestia, Cristo è presente nel suo vero Corpo e nel sacrificio dell'altare ripresenta la propria immolazione sulla croce. Tutto questo come si spiega? Non in ragione di argomentazioni scientifiche o di elucubrazioni intellettuali intorno al fenomeno; non per via induttiva o deduttiva o a rigor di logica, ma solamente in forza della rivelazione stessa di Gesù, che ebbe a dire espressamente: “Io sono il pane vivo disceso al cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nel terzo giorno”(Gv 6, 51 - 58). Mangiare di Gesù vuol dire assumerlo e farlo proprio nella vita, immedesimarsi in lui e concentrare noi stessi nel suo mistero e nella sua persona: come ci si nutre del pane nei pasti ordinari, così non si può fare a meno di Gesù nella vita. Tuttavia si tratta anche di un nutrimento reale, di un mangiare sostanziale in senso materiale. Altrimenti non avrebbero senso le succitate parole di Gesù, pronunciate durante e dopo la famosa Cena, nelle quali egli presenta se stesso (Questo è il mio Corpo = Questo sono Io) come alimento di cui nutrirsi; neppure avrebbero senso le espressioni sul “calice dell'alleanza”, che indica come il vino diventa suo Sangue sacrificale, lo stesso che poi sarà sparso sulla croce appunto per riconciliare Dio e l'uomo (l'alleanza). Paolo insisterà un'altra volta nella presenza reale e sostanziale di Gesù nel pane eucaristico, chiedendo a tutti di accedervi in modo degno, distinguendo i luoghi in cui crapulare dai luoghi in cui consumare del Corpo di Cristo (1Cor 11, 20 - 29). La Chiesa sarà fedele al mandato del Signore di perpetuare questo Sacramento nel tempo, in modo da assicurare che Gesù viva sempre in mezzo a noi così come visse da Risorto durante i 40 giorni prima di ascendere al Cielo. Nell'Eucarestia la presenza di Gesù è di fatto viva e produttiva, apportatrice di elevazione e di crescita per la persona e per la comunità.

Certamente Cristo presenzia in altri vari modi nella vita della Chiesa è in ogni caso si manifesta reale, autentico e salvifico. La preghiera individuale e comunitaria, la comunione fra di noi, la carità realizzata verso il prossimo specialmente povero e indigente, l'ammalato e il forestiero sono luoghi certi del suo essere fra noi e per noi. Anche negli altri Sacramenti, nella forma invisibile agisce e realizza la trasformazione spirituale del soggetto che li riceve; ma solo nell'Eucarestia siamo certi di trovarci di fronte a una presenza reale, sostanziale e permanente, nella quale una materia si trasforma totalmente in lui, Gesù Cristo. Ed è ancora più esaltante che in quel momento noi si assista allo stesso sacrificio della croce, all'effusione del suo sangue tale e quale avvenne oltre duemila anni or sono, che nel memoriale ci viene ripresentato. Partecipare all'Eucarestia vuol dire quindi trarre giovamento di salvezza e di ricchezza spirituale dallo stesso sacrificio: il sangue di Cristo che viene presentato sull'altare ha lo stesso valore di riscatto e di salvezza per coloro che partecipano alla Messa, come lo ebbe per tutti gli uomini nel momento in cui Cristo spirò sulla croce. La stessa presenza di Gesù nella specie del pane accresce la ricchezza spirituale del soggetto che di essa si nutre, realizza la comunione di questi con l'intera Trinità poiché attraverso il Figlio Gesù Cristo presente nell'Ostia, per opera dello Spirito Santo si arriva a Dio Padre e dispiega la medesima comunione con tutta la Chiesa.

E' significativo che nella vita parrocchiale ogni attività debba avere nell'Eucarestia il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo e di convergenza, e che qualsiasi iniziativa a livello di animazione o di spiritualità o di carità o impegno sociale, non può mancare dell'apporto di una celebrazione eucaristica: è il Corpo di Cristo a fare la Chiesa e ad esaltare qualsiasi opera, caratterizzandola come contributo cristiano anche a favore della società, dandole anche valenza qualitativa e consistenza perseverante. L'Eucarestia è la forza, la motivazione e il fondamento di ogni realtà ecclesiale. Altrettanto esaltante è che il Sacramento del Pane vivo, se assunto con trasporto e devozione e non con distacco e indifferenza, apporta nella persona un considerevole rinnovamento in grado di consolare, di rafforzare e di infondere fiducia e ottimismo anche nelle comuni difficoltà della vita di tutti i giorni, dando motivazione e slancio poiché nel soggetto realizza la familiarità personale con lo stesso Dio nel Cristo eucaristico. Plasmando il singolo soggetto che la riceve con fede, L'Eucarestia imprime nella Chiesa e nella società, facendo trasparire lo stesso Cristo vivo e attivo che non cessa di presenziare in mezzo a noi, in una forma misteriosa eppure certa.

La fede nell'Eucarestia è quindi fede nella vita e nella realtà, essendo proprio Gesù a vivere in noi e per noi e ad incidere su tutto quello che facciamo perché ogni nostra cosa possa essere realizzata al meglio.

 

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