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TESTO Commento su Matteo 5,13-16

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/02/2005)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Quante volte siamo pronti, nelle nostre conversazioni, a lamentarci di tutto il male che c'è nel mondo! Ma non siamo ugualmente solleciti, diceva don Benzi in un'intervista, ad accorgerci di quanto bene manchi per colpa nostra. Come ha ricordato il Papa, missione del cristiano nel mondo è quella di vincere il male con il bene. Il Vangelo dice di essere "luce e sale".

METTIAMOCI DEL NOSTRO. Prima di lamentarci, cerchiamo di fare la nostra parte. La prima lettura, che è di Isaia, indica una pista interessante. "Spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri senza tetto, vesti chi è nudo, allora la tua luce sorgerà come aurora". Il profeta non dice di fare l'elemosina, ma di condividere il pane con chi ha bisogno e di aprire la nostra casa. Tanto più oggi, quando le cronache ci informano che già due bisognosi sono morti nei cassonetti della Caritas per procurarsi uno straccio di vestito. Forse non hanno osato chiederlo o forse si sono visti rifiutati. Questo, allora, è "il bene da fare". Insiste il profeta: "Se toglierai di mezzo a te l'oppressore, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità come il meriggio". Non ci sono né si possono trovare parole più convincenti. La luce viene dalla carità, dalla misericordia verso il prossimo più bisognoso. Non si può sempre delegare agli altri di fronte al bisogno di molti. Da cristiani siamo chiamati a fare la nostra parte, a metterci del nostro per il bene di tutti.

UN SALE NON SCIPITO. L'ottimismo è il profumo della vita, grida alla tv lo slogan pubblicitario. Sì, d'accordo, ma quali motivi possiamo avere noi per essere ottimisti? I tempi non sono facili e i problemi non sono pochi. E allora, come essere ottimisti? Gesù invita apertamente i suoi discepoli ad essere loro "il sale della terra". Anzi non dice "dovete essere", ma "siete" come a constatare un fatto ben acquisito e concreto. È una caratteristica insita nel Dna del cristiano, quella di essere nel mondo "portatore di senso", ossia uno che sa indicare agli altri gli aspetti positivi della vita, i motivi per cui si può avere speranza. E questo oggi soprattutto per i giovani, i quali sono delusi di ciò che il solo benessere materiale ha loro fornito e cercano valori più alti. Non devono però, i cristiani per primi, correre il rischio di essere "senza sapore". Il sale scipito viene "gettato via e calpestato dagli uomini". Quando rinunciamo, nella nostra cultura, a riconoscerne le radici cristiane, quando non sappiamo né vogliamo vivere con coerenza la nostra fede, allora corriamo il rischio di perdere davvero la nostra identità e non essere sale per nessuno.

LUCE DEL MONDO. All'immagine del sale, il Vangelo associa quella della luce. Gesù dice ai suoi discepoli: "Voi siete la luce del mondo... Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Secondo questa espressione, non sono tanto le parole che si dicono a fare luce, ma "le opere buone". Già Paolo VI aveva detto che il nostro tempo "non ha bisogno tanto di profeti, quanto di testimoni". Ovviamente l'una cosa non esclude l'altra, ma gli esempi sono sempre più convincenti, mentre i predicatori che "dicono ma non fanno" sono uno scandalo e, talvolta, fanno perdere la fede. È la vita del cristiano che deve fare luce, in modo trasparente. Il suo modo di essere e di agire, le sue azioni coerenti con la fede, le sue scelte conformi al Vangelo. Tutto ciò non è facile nel mezzo di una società scristianizzata. Per questo, distinguersi è necessario "perché vedano". Se non vedono, non possono credere che Cristo sia ancora qui, in mezzo a noi, suoi discepoli. Gli altri devono vedere noi cristiani più giusti e più benevoli, più generosi e misericordiosi, più attenti ai poveri e ai bisognosi, più disponibili e meno egoisti.

Commento a cura di don Carlo Caviglione

 

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