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TESTO E' movimento di amore...

don Angelo Casati  

Pentecoste (23/05/2021)

Vangelo: Gv 14,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Sempre, quando inizio a parlare, avverto il pericolo di imbavagliare con i miei commenti la Parola di Dio, di circoscrivere nelle mie povere e pallide parole l'infinito. Ma nel giorno di Pentecoste questo pericolo lo avverto in modo ancora più sofferto e inquietante. Anche perché a volte mi prende la sensazione che al vero straordinario rivoluzionario significato della Pentecoste ancora non siamo arrivati. Quasi fossimo rimasti, per colpa anche della nostra predicazione, alla Pasqua, ma una Pasqua svigorita del suo fuoco e del suo vento. Una Pasqua privata dello Spirito che, secondo la lettura degli Atti degli apostoli, può essere evocato con le metafore del vento e del fuoco.

"Si trovavano tutti insieme" è scritto nel libro degli Atti. Ed erano un gran numero! Luca ha appena finito di darci un numero, "centoventi" e sembra insistere su questa totalità. Del vento impetuoso scrive che "riempì tutta la casa". Tutta! La casa: dice. Lo spirito che è il soffio di Dio tocca la casa, tocca le case. È la fine, voi mi capite, di una certa interpretazione della divinità o del divino, pensato - ma è un pensiero di sequestro! - pensato circoscritto a certi luoghi che chiamiamo sacri. No, qui sacra diventa la casa. Dello Spirito è detto anche che è fuori dalle nostre programmazioni, dalle nostre immaginazioni e previsioni: "venne" è scritto "d'improvviso": non erano preparati, venne all'improvviso!

Pensate quanto siamo distanti noi dalle Scritture Sacre quando pensiamo, stoltamente pensiamo, che lo Spirito sia in qualcosa di organizzato. Quasi potessimo imbrigliarlo nei nostri programmi, nelle nostre organizzazioni: noi organizzeremmo anche lo Spirito! Che invece non viene da noi, ma dal cielo. E' scritto: "Venne all'improvviso dal cielo come un fragore di vento impetuoso". Meno male che non viene da noi! Pensate dunque all'inganno di credere che qualcuno sulla terra abbia in proprietà esclusiva lo Spirito. E' come il vento, impalpabile come il vento, non catturabile come il vento, perché è il soffio di Dio, e Dio lo puoi solo accogliere non lo puoi né depredare né sequestrare. Viene dall'alto.

E lo Spirito, è scritto, vengo all'altra immagine, viene come "fuoco": "apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro". Su ciascuno, capite. Lo Spirito non è solo su una comunità, presa nel suo insieme. Si divide e si posa su ciascuno. Su ciascuno di noi. Pensate, lo spirito tocca la vita, tocca il corpo di ogni persona, tocca ognuno. Ogni persona dunque, così come ogni casa, diventa il santuario dei tempi nuovi, spazio del sacro, spazio del passaggio di Dio attraverso il soffio dello Spirito. Ognuno, al di là di ogni distinzione. Una rivoluzione agli occhi, capite. Una rivoluzione che Pietro coglie con stupore, uno stupore registrato nei versetti che seguono il nostro brano. Pietro, preso da entusiasmo incontenibile, commenta quanto i suoi occhi vedono e non gli viene meglio che affidare il commento alle parole del profeta Gioele. Sentiamole:

"Avverrà negli ultimi giorni - dice Dio - su tutti effonderò il mio Spirito, i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quel giorno effonderò il mio spirito ed essi profeteranno".

Pensate quanta fatica abbiamo fatto a capire la portata sorprendente rivoluzionaria della Pentecoste e come abbiamo purtroppo riposizionato la nostra fede nella vecchia immagine della religione secondo la quale Dio è da cercarsi creando un distacco dalla terra, creando un distacco dagli umani, creando un distacco dai corpi. Dalla vita. Avviene negli ultimi giorni - e gli ultimi giorni sono questi! - avviene il movimento opposto. E' Dio, che con il suo Spirito, scende e ora abita la terra. Abita i corpi, abita la vita di ciascuno di noi. Non si tratta di uscire dalla terra, dall'umanità o da noi stessi per andare verso Dio.

Cogli la presenza dello Spirito in te, nell'altro, in ogni essere vivente. "Del tuo Spirito Signore è piena la terra" cantiamo nelle chiese. Ma non basta cantarlo nelle chiese, bisogna crederlo nella vita, bisogna crederci quando usciamo dalle chiese e dirci: "Del tuo spirito, Signore, è piena la terra". E dunque chiedere la grazia di avere occhi e intravvederlo! Intravvedere il sacro sulla terra. Vedete, a volte noi usiamo la parola sacrificio, ma ce ne sfugge il significato. Sacrificio è da "sacrum facere", fare sacro. La Pentecoste ci ricorda che è la vita da fare sacra. Fa sacra la vita, vivi come sacra la vita. Ascoltando lo Spirito che vi dimora. Non pensarla vuota o incolore. Onora lo spirito che la abita.

Il vento su tutta la casa: "riempì tutta la casa dove stavano". E ora un breve accenno al dono delle lingue. "Come mai" si chiedono "ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?" Questo è un segno che certifica che si è ricevuto e assecondato lo Spirito. Non l'imposizione di una sola lingua. Che miracolo sarebbe imporre la nostra lingua agli altri? Lo fanno tutte le dittature dello spirito. Miracolo è che gli altri ci capiscano nella loro lingua. C'è qualcosa che fa' sì che gli altri ci capiscano? Non sono le parole né sono i documenti, sono i gesti. Quelli li capiscono anche i bambini. E se sono gesti di amicizia, di vicinanza, di comprensione, di solidarietà tutti li capiscono. E' il vero linguaggio universale.

E io che lingua parlo? Impongo agli altri la mia lingua? Vecchio mondo! O chiedo a me stesso di comunicare nella altrui lingua, uscendo da me stesso? Voi mi capite la presenza dello Spirito in noi non è una presenza statica, perché è la presenza dell'amore. E l'amore di sua natura non è statico, l'amore non è fermo. L'amore ricerca, l'amore accompagna, l'amore inventa. E noi siamo qui oggi a chiedere di essere docili allo Spirito. Che è vento. Che è fuoco.

Che è movimento di amore.

 

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