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TESTO Commento a Mt 23, 1-11

Suor Giuseppina Pisano o.p.

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/10/2005)

Vangelo: Mt 23,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Dall'ultimo versetto tutto il discorso riceve luce: " il più grande tra voi sia vostro servo "; altre volte Gesù aveva risolto discussioni su chi fosse " grande " o " il più grande " e aveva indicato come esempio concreto il bambino, cioè un essere socialmente irrilevante, creatura umana di nessun conto, eppure, lui, il Maestro, lo aveva indicato come destinatario del Regno: "..in verità, se non vi convertirete e non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chi dunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il più grande nel regno dei cieli " ( Mt. 18,2-3); di più, è proprio a loro che il Padre, rivela i segreti del suo regno .

Dal bambino al "servo " il passo è breve: neppure il servo conta come persona, ma vale per l'utilità che il padrone ricava; ed ecco la parola del Signore che dice:< il più grande è chi si fa servo >.

Dovremmo scriverlo maiuscolo, perché il Servo è lo stesso Cristo Gesù Figlio di Dio.

Così lo profetizzava Isaia ( 52,13 ss.) "Ecco, il mio servo avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente; come molti si stupirono di lui, tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto, e diversa la sua forma, da quella dei figli dell'uomo; così si meraviglieranno di lui molte genti e i re chiuderanno davanti a lui la bocca........io gli darò in premio le moltitudini ..".

Allo stesso modo lo descriverà Paolo nel cantico a Cristo servo di Dio.:
"Cristo Gesù......spogliò se stesso
assumendo la condizione di servo,
e divenendo simile agli uomini :
apparso in forma umana umiliò se stesso,
facendosi obbediente fino alla morte;

per questo, Dio lo ha esaltato...." ( Fil,2,7-9)

Fu poi lo stesso Gesù a mostrare concretamente che cosa sia mettersi al servizio, essere in servizio per gli altri, nella celebre, commovente e tenera "lavanda dei piedi", narrata da Giovanni.

L'episodio è noto, ma credo sia sempre utile rileggerlo e rimeditarlo, proprio in riferimento alle parole del Signore, che in questa domenica risuonano per noi.

Gesù celebra coi suoi l'ultima cena, prima di affrontare la Sua ora e compiere la missione di salvezza affidatagli dal Padre, mentre cenavano "...si alzò da tavola, depose il mantello, preso un panno se ne cinse, versò l'acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli.......poi si rimise a sedere e disse loro: ..." (Gv.13,4-14)

Gesù Maestro e Signore, è chino a lavare i piedi; al di dell'umile gesto compiuto, un gesto da servi, egli è totalmente offerto per la salvezza di tutti, consegnato agli uomini per prendere su di sé il peccato. Che ne inquina e intralcia i passi dell'esistenza.

A noi suoi discepoli, dopo duemila anni, Cristo rivolge ancora le medesime parole: chi vuol esser grande, e non di una grandezza effimera, sia servo; e chi vuol veramente raggiungere le vette di una esistenza degne di ammirazione, sia umile, si collochi nel posto giusto, che può sembrare l'ultimo, ma non agli occhi di Dio.

Oggi, indubbiamente, queste parole contrastano, e non poco con la mentalità corrente; ma vivere l'appartenenza a Cristo, in una sequela fedele e onesta, esige che esse siano ancora accolte, approfondite, meditate e, soprattutto, rese operanti nel quotidiano della vita.

E' infatti la comunità cristiana, nuovo popolo di Dio, che rende visibile il Signore Risorto, Figlio di Dio e Maestro, nella storia presente, nel vissuto di ogni giorno ad ogni livello, in ogni settore della società civile, in ogni situazione; come Lui, ogni cristiano deve operare, in spirito di servizio; è questa la misura della "grandezza" .

E' un richiamo, una riflessione di grande portata, in un tempo in cui si tenta in tanti modi e con pressioni diverse, di ridurre il senso religioso della vita a fatto privato; non si può esser cristiani in privato, perché è da Cristo che ci viene il mandato, anche questo del servizio reciproco per una fratellanza fondata e animata, dall'amore dell'unico Padre e del Figlio suo Gesu Cristo redentore dell'uomo e della Storia.

 

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