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TESTO Inviati ad essere nel mondo «Corpo di Cristo via, verità e vita»

diac. Vito Calella

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Pentecoste (Anno B) - Messa del Giorno (23/05/2021)

Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,26-27; 16,12-15

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Gesù è via, verità e vita!

Nel contesto di quel suo testamento finale, Gesù aveva detto: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Ma nessuno di noi, sia individualmente, sia come corpo ecclesiale, riesce a fare di Gesù il centro della sua esistenza se non per mezzo dello Spirito Santo. Ce lo ricorda la parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo: «Nessuno può dire: "Gesù è Signore!", se non sotto l'azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3b).

Gesù risuscitato, per volontà del Padre, ci ha fatto dono dell'Amore che lo unisce eternamente al Padre, senza che noi glielo chiedessimo. Ci ha regalato la gratuità d'amore che lo rende “uno” con il Padre. Grazie alla presenza in lui dello Spirito Santo seppe resistere in comunione col Padre avendo sconfitto tutte le forze divisive e distruttrici dell'egoismo umano, riversatesi contro di Lui nell'evento drammatico della sua morte di croce. Si, perché il Padre fece rivivere per sempre il suo corpo crocifisso e deposto nel sepolcro con la stessa forza vivificante di questo amore di comunione. Guardando a Gesù uno con il Padre nello Spirito Santo permettiamoci di sognare un mondo unito nella carità.
L'unità nella carità è vita eterna!

L'obiettivo per il quale vale la pena dare una direzione al cammino della nostra vita, rispettando la responsabilità delle nostre scelte, è puntare verso la meta dell'unità nella carità.

Dire “unità nella carità” significa sognare un mondo in cui le nostre relazioni sono caratterizzate dal reciproco rispetto e riconoscimento della dignità dell'altro. Quando c'è ospitalità, accoglienza dell'altro così come egli è, senza volontà di dominio, di uso e consumo piacevole, di difesa paurosa che diventa aggressività e vendetta, allora si sperimenta una relazione feconda di gioia, di pace, di gratitudine, con quella sensazione di pienezza, che fa intuire di essere in uno stato di beatitudine. Questa è la vita eterna! La possiamo già vivere qui ed ora nella tessitura delle nostre relazioni quotidiane e la vivremo pienamente dopo la nostra morte perché abbiamo scelto di fare della nostra corporeità, con il nostro cuore, con la nostra lingua e con le nostre mani, uno strumento di irradiazione della comunione nel nome del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo.

Quando Gesù ci dice; «Io sono la vita», è come se ci dicesse: «Io sono unito al Padre nello Spirito Santo e lo stesso Spirito che mi fa uno con il Padre mi unisce con voi, che credete in me: insieme uniti voi siete il mio corpo nel mondo».

Quando siamo uniti nel nome di «Cristo vita, il Signore», il nostro sguardo diventa più contemplativo, cioè impariamo a vivere secondo il principio del «tutto è dono, nulla ci appartiene», facendo nostro il comandamento della gratuità: «Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente vogliamo dare» (Mt 10,8b).

Uniti nella carità nel nome di «Cristo vita, il Signore», ci addestriamo alla dura battaglia di contrastare il principio egoistico delle tre «”P”: piacere, potere, paura», superando il comandamento esclusivamente umano e commerciale dell'«Io ti do se tu mi dai».

Uniti nella carità nel nome di «Cristo vita, il Signore», eccedendo più di passività contemplativa che di attività dominatrice, ci prendiamo cura di tutta l'opera della creazione, lasciandoci stupire dell'esuberanza creativa delle sue specie, l'una dipendente dall'altra nell'armonioso sistema della biodiversità naturale.

La meta dell'unità della carità, mai raggiunta pienamente in questa vita terrena, è il frutto della vita secondo lo Spirito Santo, come abbiamo ascoltato dalla lettera dell'apostolo Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). L'unico frutto dello Spirito corrisponde a questa bella lista, che riassume la vita morale cristiana. Essa è la morale del cuore, della bocca e della mano, che va oltre quella del lecito-illecito e del dovere. La morale del cuore corrisponde al nostro scegliere e vigilare sullo stato della nostra conversione del cuore, cioè sulla nostra coscienza di poter oscillare tra l'indurirci a voler bastare a noi stessi, a voler confidare unicamente nelle nostre idee, nei nostri progetti, nella nostra visione della realtà, nelle nostre capacità umane, nella nostra autorealizzazione rispetto all'abbandonarci alla misericordia del Padre, nell'accettazione fiduciosa della nostra radicale condizione di limite e vulnerabilità umana, sentendoci figli amati. La resa nella Trinità, che già ci ospita, riempie la nostra coscienza di amore vero, di pace e di gioia e influisce nella qualità delle nostre comunicazioni verbali e delle nostre azioni, in modo che la gratuità dell'amore divino ci faccia essere generosi, benevoli, buoni, fedeli, miti e non schiavi dell'immediatezza dei nostri impulsi emotivi.

Camminiamo nello Spirito da crocifissi con Cristo e non da crocifissori.

Quando Gesù ci dice; «Io sono il cammino», è come se ci dicesse: «Io sono unito al Padre nello Spirito Santo e lo stesso Spirito Santo mi dà il coraggio di camminare a testa dura contro le tentazioni affrontando l'apparente predominio vittorioso del male causato dall'egoismo umano, affinché anche voi possiate portare e affrontare le vostre crocifissioni e non essere crocifissori».

Quando siamo uniti nel nome di «Cristo cammino, il Signore», il nostro sguardo diventa più attento alla radice del male che cova nelle profondità della nostra coscienza umana, pronta ad esplodere istintivamente di fronte alle manifestazioni della malvagità umana con altrettanta violenza di parole e azioni. La meta dell'unità della carità non è mai raggiunta pienamente in questa vita terrena, perché dobbiamo fare continuamente i conti con la durezza del nostro e altrui cuore, che, invece di rendersi al Dono divino, si illude di essere vincente con le opere della carne che, come ci ricorda l'apostolo Paolo, sono: «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19b-21a). Possiamo essere “crocifissi” da situazioni conflittuali in famiglia, al lavoro, nella società. Possiamo anche diventare “crocifissori” con la nostra pretesa di essere noi stessi «la verità» e di avere solo noi «la verità» in tasca. Invece solo Gesù è «verità» che ci dona lo «Spirito di verità» (Gv 15,26b; 16,13).

Siamo inviati ad essere nel mondo «Corpo di Cristo via, verità e vita».

Quando Gesù ci dice; «Io sono la verità», è come se ci dicesse: «Io sono unito al Padre nello Spirito Santo. Lo stesso Spirito mi ha inviato ad annunciare il Regno del Padre e a confermarlo veramente con l'evento esistenziale della mia morte di croce e del mio essere stato risuscitato dalla morte per sempre. Lo stesso Spirito Santo ha ispirato gli autori sacri della Chiesa apostolica a dare testimonianza di me consegnandovi il dono dei Vangeli e degli altri libri sacri che attestano in verità ciò che ho detto e ho fatto».

Quando siamo uniti nel nome di «Cristo verità, il Signore», il nostro sguardo si apre a tutti i popoli della terra e vogliamo renderci disponibili a collaborare affinché, come lingue di fuoco, la buona notizia del Vangelo sia proclamata in tutte le lingue con il sostegno dello Spirito Santo, e «ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,11).

La casa visitata dal vento e dalle lingue di fuoco nel giorno di Pentecoste era una comunità unita nella preghiera: «Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1,14).

Possiamo immaginare gli apostoli, i discepoli, le donne e Maria la madre di Gesù a condividere, in clima di preghiera, la loro esperienza di Gesù illuminati dalla preghiera dei salmi e dei testi sacri dei profeti. Gesù via, verità e vita nella vita di ciascuno e di ciascuna lì presenti stava diventando Gesù via verità e vita nel corpo ecclesiale di quel gruppo di credenti, pronto a partire per evangelizzare.

Invochiamo lo Spirito Santo per poter professare ciascuno liberamente e responsabilmente che Gesù è il «Signore, via, verità e vita» e poter diventare nel mondo il corpo di «Cristo via, verità e vita», uniti nella carità.

Spirito Santo, sei nel mio cuore, col tuo amore infiammaci, con la tua luce illuminaci, con la tua brezza silenziaci, con il tuo soffio avvolgici, con la tua nube proteggici, con la tua acqua purificaci, con il tuo olio consacraci, col tuo sigillo cristificaci, con il tuo volo pacificaci, con la tua forza liberaci, con i tuoi doni orientaci, con il tuo frutto rinnovaci. Sei nel mio cuore, con la tua grazia uniscici.

 

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