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TESTO Non si può tacere

mons. Antonio Riboldi

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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/10/2005)

Vangelo: Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Il Vangelo di oggi pare voglia condurre per mano a entrare nella verità dell'uomo: una verità che si tenta in tanti modi di cancellare per fare posto non si sa a cosa o a chi. E l'uomo non può vivere "per nulla". Cercare la verità, quella che viene solo da Dio, è una necessità, se uno dà voce alla sua coscienza, e chiude l'udito alle tante voci che alla fine risultano solo un suono fastidioso e pericoloso.

Racconta Matteo: "I farisei, avendo udito che Gesù aveva ridotto al silenzio i sadducei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio, secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: è lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò: Di chi è questa immagine e iscrizione? Gli risposero: di Cesare. Allora disse loro: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22, 15-21).

La "trappola" che i farisei volevano tendere a Gesù e che Lui smaschera era: o Gesù è fedele alla verità di Dio e quindi deve rispondere che il tributo non si deve pagare, rischiando di essere denunciato al procuratore romano - e per questo avevano portato con loro gli erodiani pronti ad arrestarLo - oppure che lo si doveva pagare e avrebbe mostrato di cedere a compromessi con l'autorità imperiale minando così la sua credibilità presso il popolo.

Gesù non si fa ingannare e da qui la sua risposta. Come a distinguere molto nettamente il ruolo della fede e della salvezza da quello puramente reale o politico. E' da tempo che si cerca di riproporre la stessa "trappola" alla Chiesa. Si vorrebbe non parlasse e ci si lamenta se non parla. Come a dire: "Ma da che parte stai nel gioco della storia diretta dalla politica, dall'economia e da quello che si vuole di umano, puramente umano?"

Quante parole sono state dette e scritte in questi ultimi tempi a proposito della Chiesa che interviene sui grandi problemi dell'uomo, della vita, della giustizia! Fa sempre male la denuncia o lo smascheramento del male che si vorrebbe proporre come bene dell'uomo e per l'uomo. Ma la Chiesa non può tacere: non deve tacere. I milioni di morti di fame e le vergognose disuguaglianze tra popoli e nelle stesse nazioni, non sono reati da fare passare in silenzio. Non si può accettare passivamente o con indifferenza che ci siano queste silenziose e sanguinose guerre che non fanno rumore, ma tanto scempio alla giustizia e pace. Eppure pare che non solo il mondo ha un suo Nord di ricchezza e un suo Sud di miseria: ma ogni città, ogni nazione. Anche in Italia c'è un Nord che sembra coltivare benessere ed un Sud che cerca di sopravvivere. A volte siamo ricchi sulla povertà e sullo sfruttamento di alcuni miliardi di uomini. Non possiamo continuare a vendere, per esempio, un paio di scarpe a 50 euro, dando al cinese che le ha fatte solo 45 centesimi. Possiamo tacere che con i generi alimentari che l'Inghilterra e l'Italia buttano nei rifiuti, si potrebbe togliere la fame nel mondo?

Può tacere la Chiesa, quando si mette in gioco la stessa natura della vita non più frutto del grembo materno, ma frutto della sperimentazione umana: uomini non più figli di Dio, ma "creature di uomini"? Possiamo tacere di fronte al tentativo di minare lo stesso matrimonio da Dio voluto tra uomo e donna per farne uno spregiudicato modo di stare insieme, non importa come?

Se la Chiesa tacesse avrebbe enormi responsabilità davanti a Dio ed alla storia. Mentre scrivo la Chiesa in Europa è radunata in quella Pentecoste che è il Sinodo dei vescovi, a Roma. Un momento dedicato non solo al grande tema della Eucaristia, ma alla nostra storia. Un guardare tutto con l'occhio di Dio, che scruta tempi e storia, per dare quindi risposte di Dio all'uomo che ha bisogno di questa luce per vivere una vita degna di lui, creato da Dio.

E proprio nell'introdurre il Sinodo, il Santo Padre ha avuto parole di fuoco che hanno scosso non solo il Sinodo, ma la Chiesa e il mondo. Parole che denotano la grande libertà che viene dalla fede che si fa coraggio, non lasciandosi affatto spaventare dalle critiche o dalle ostilità.

"Vogliamo possedere il mondo - afferma - e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio - pare ci si dica - ci è di intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica così da perdere ogni significato...La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, magli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e la nostra vita, è pura ipocrisia...Laddove l'uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere giustizia. Là può solo dominare l'arbitrio del potere e degli interessi" (discorso di apertura del Sinodo).

Parole dure che sembrano fare eco a quelle del profeta Isaia: "Per amore del mio popolo non tacerò".

Oggi, come sempre, la verità, che è la grande profezia della Chiesa, sappiamo tutti non ha strada facile. A volte conduce al martirio, come se verità e martirio fossero anime gemelle.

Quanta lezione di coraggio ci ha dato il venerabile ed amatissimo Papa Giovanni Paolo II non solo nelle sue encicliche, ma ancora di più nelle sue visite pastorali alle nazioni del mondo. Non aveva paura certamente di dire tutto il Vangelo senza sottacerne la bellezza, ma anche il monito di Dio.

Purtroppo a volte noi cristiani veniamo impauriti dai toni di una certa opinione che sembra dirci: "Giù le mani dalla politica"! Ma cosa intendono per politica questi "saggi"?

E' bene allora ricordare quanto afferma il Concilio Vaticano II nella "Gaudium et Spes". "La Chiesa, che in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica, e non è legata da alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendentale della persona umana. La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se in modo diverso, sono al servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro...L'uomo non è limitato al solo orizzonte temporale, ma vivendo nella storia umana, conserva integralmente la sua vocazione eterna" (G. S. n. 15 e 16). Altro che affermare che la Chiesa fa politica.

Basterebbe citare le stupende parole che Paolo VI disse alla fine del Concilio: "Voglio notare, disse, come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità. E nessuno potrà rimproverarlo di irreligiosità o di infedeltà al Vangelo per tale precipuo orientamento, quando ricordiamo che è Cristo ad insegnarci essere la dilezione ai nostri fratelli il carattere distintivo dei suoi discepoli...La Chiesa del Concilio si è occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell'uomo, quale oggi si presenta...La religione del Dio che si è fatto uomo si è incontrata con la religione dell'uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Poteva essere ma non è avvenuto. L'antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio....Una simpatia immensa ha tutto pervaso...Dategli merito in questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme e riconoscerete il nostro umanesimo: anche noi, noi più di voi tutti, siamo i cultori dell'uomo" (7 dicembre 1965).

Più chiaro di così non poteva manifestarsi l'animo e il cuore della Chiesa di ieri, di oggi, di sempre.

Nessuno ha osato, per esempio, accusarmi di "ingerenza politica o partitica" quando mi battevo senza paure (ed era in territorio di mafia) alla ricerca della giustizia dei baraccati, vittime del terremoto nel Belice.

E nessuno ha avuto da dire quando in Campania la Chiesa con forza condannò la criminalità organizzata. E' rimasto famoso, ancora oggi, il documento "Per amore del mio popolo non tacerò".

Che "madre e maestra" sarebbe la Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi se non fosse voce a difesa dell'uomo? E per questo ha tanti martiri.
Con Madre Teresa chiedo per tutti che Dio insegni l'amore.

"Signore, insegnami a non parlare come un bronzo risonante o un cembalo squillante, ma con amore.

Rendimi capace di comprendere e dammi la fede che muove le montagne, ma con l'amore.

Insegnami quell'amore che è sempre paziente e sempre gentile: mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso, l'amore che prova gioia nella verità, sempre pronto a perdonare, credere, sperare e sopportare.

Infine quando tutte le cose finite si dissolveranno e tutto sarà chiaro, che io possa essere stato il debole, ma costante riflesso del tuo amore perfetto".

 

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