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TESTO Commento su Gv 16,16-20

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della VI settimana di Pasqua (13/05/2021)

Vangelo: Gv 16,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Disse Gesù ai suoi discepoli:
«Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».

Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos'è questo “un poco”, di cui parla?
Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Gv 16,16-20

Come vivere questa Parola?
Ciò che sta dicendo Gesù è proprio incomprensibile: le domande dei discepoli si accavallano. Gesù di fatto non risponde per nulla alle domande che gli rivolgono, li invita invece ad avere alla fiducia.
I discepoli saranno provati, soffriranno molto, saranno soli in una situazione ostile, abbandonati a un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma, assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia. «Voi sarete afflitti, ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia».
A volte pensiamo che seguire Gesù sia la garanzia per il “vissero felici e contenti”: la garanzia della serenità, della pace imperturbabile, di una vita fatta solo di cose belle. Ma tutte queste aspettative trovano un vuoto davanti alla croce, alla sofferenza, al dolore che ogni giorno tocchiamo con mano. Le garanzie non esistono, e tanto meno possiamo cercarle seguendo Gesù.
Ci può essere anche l'altra faccia della medaglia e cioè pensare che seguire Gesù sia solo sacrificio, mortificazione, divieto; quindi la garanzia per una vita triste.
Che cos'è allora questa gioia di cui parla?
E' una gioia che si trova a un livello più profondo: una gioia che non si può capire semplicemente a livello intellettivo, ma di cui possiamo solo fare esperienza. Una gioia che non evita il dolore, ma che è capace di attraversarlo. La gioia di Gesù è quella di chi ama. Chi non ama non può essere gioioso. Gioia e amore camminano insieme. La gioia cristiana ha la sua sorgente nell'amore, è un raggio dell'amore. E la sorgente dell'amore è Dio: "Dio è amore" (1 Gv 4,8). Molti cercano la gioia e non la trovano: perché? Essi la cercano invano perché pensano che essa sia reperibile per se stessa. La gioia non ha consistenza in se stessa: è effetto dell'amore. Diceva Origene: "Se chi crede è munito della forza dello Spirito Santo, è certo che ha sempre la pienezza della gioia e della pace".

Signore, donami la capacità di vivere amando: sarà gioia piena e abbondante.

La voce della Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
In questo giorno di festa vorrei che risuonasse, indirizzata ad ognuno di noi personalmente, la voce di Madre Mazzarello con la domanda diretta: «Sei allegra?». E a tutti noi insieme: «Siete allegre?»

Questa domanda ripetuta in ogni sua lettera sia come un eco che attraversa il mondo dall'Est all'Ovest e dal Nord al Sud e, soprattutto, venga accolta come un invito a far zampillare quella sorgente di gioia che talvolta rimane racchiusa nel più profondo dell'essere. La gioia è il segno di un cuore che ama molto il Signore, soleva ripetere Madre Mazzarello. La gioia deve accompagnare i nostri cammini di conversione all'amore. Essa si radica nel mistero pasquale di Gesù che stiamo celebrando nella liturgia di questo tempo.
La gioia può scaturire anche dalla sofferenza, se questa viene unita a quella redentrice di Gesù. La gioia è compagna dell'umiltà e della carità.
Sr Yvonne Reungoat

Sr Vilma Colombo FMA - direttricesanbiagio12@gmail.com

 

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