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TESTO Il gelo nascosto della solitudine

don Mario Simula  

V Domenica di Pasqua (Anno B) (02/05/2021)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Mi immedesimo nell'animo di Paolo e cerco di coglierne il dolore per l'accoglienza sospettosa da parte della comunità di Gerusalemme.
Gesù Risorto ha capovolto l'esistenza di quest'uomo “prescelto”. Paolo non prova orgoglio. Si sente sempre come un aborto davanti ai fratelli e alle sorelle nella fede, un persecutore dei cristiani. Tuttavia è consapevole di non essere più l'uomo di prima. La mano di Gesù ne ha rimodellato il cuore. Ormai la presenza di Gesù in Lui è predominante al punto che non è più lui a vivere, ma è Cristo che vive in lui.
Ha imparato dalla Croce a “rimanere nel Signore Risorto come il Signore Risorto rimane in lui”.
La Comunità non coglie il capovolgimento. Non sa esercitare il discernimento. Ragiona con mentalità umana e dubita di questo discepolo dell'ultima ora. Lo guarda male.
E' necessaria la delicatezza di Barnaba che si prende cura di Paolo, lo prende con
sé, lo presenta agli apostoli e racconta l'incontro di questo “evangelizzatore” con Gesù lungo la strada.
La comunità scaturita dalla Pasqua è chiamata all'accoglienza. E' casa materna. E' casa dell'amore che accompagna ogni persona che si avvicina alla soglia o che timidamente entra, aspettando che qualcuno la introduca nel mistero di Gesù Risorto.
Accogliere significa “amare non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”. Con naturalezza.
E' l'atteggiamento di Gesù che tocca il lebbroso, che si lascia toccare, ungere e baciare i piedi dalla donna peccatrice, che salva l'adultera e la rigenera alla vita e alla fede, che guarda con misericordia Pietro capace di rinnegarlo, che accoglie i fanciulli, che fa spazio nella sua peregrinazione ad ogni persona con disabilità senza scartarne alcuna, riconoscendo i doni e la bellezza presenti in ogni creatura che Dio ci fa incontrare.
Accoglie soprattutto i peccatori, fino all'ultimo respiro sulla croce.
Davanti a Gesù chiunque sente il cuore rassicurato qualunque cosa esso ci rimproveri.
Le sue parole sono sempre nuove: “Ti prendo come sei. Non ti giudico. Ti apro il mio grembo.
Il Padre mio è più grande del tuo cuore e conosce ogni cosa”.
Immagino ogni comunità attraversata da questa meravigliosa e inattesa novità da sperimentare ogni giorno e che ogni giorno ci rigenera.

Immagino ogni comunità attraversata dall'amore. Se amiamo “rimaniamo in Dio e Dio rimane in noi”.
Volentieri piegherei le ginocchia con i fratelli e le sorelle nella fede per chiedermi se siamo in Dio e se Dio è in noi.
Una comunità che vive la Pasqua è un Cenacolo spalancato, perché lo Spirito l'ha invasa col suo terremoto.
Una comunità che vive la Pasqua diffonde vita perché è innestata nella Vita.
E' tralcio che ha accolto l'innesto nell'albero della Vite per portare molto frutto
.
Soltanto restare in Gesù ci rende fecondi. Senza di Lui non possiamo fare nulla riguardo a chi è lontano e lo cerca, a chi è peccatore e vuole il perdono, a chi non lo conosce e aspetta Parole di Vangelo.
Dio, l'agricoltore premuroso, si prende cura di noi in vista del frutto. Non lascia attaccati alla pianta i tralci secchi.
Succhiano la linfa senza assimilarla. Restano infecondi.
Solo rimanendo nella vitalità di Gesù portiamo frutto.
Il verbo della comunione inventato e riproposto instancabilmente da Gesù è uno soltanto: “Rimanete”.
Gesù ci prega, sembra implorarci: “Rimanete in me e io in voi”.
Un desiderio che diventa struggente nel Signore, una risposta che diventa indilazionabile in noi.
Voglio restare in Gesù, come Gesù resta in me.
L'ho dichiarato di continuo nella mia vita di discepolo. Eppure tante volte mi sono trovato lontano.
Ma di questa indissolubile comunione ho bisogno se voglio portare frutto. Diversamente sono condannato e siamo condannati all'aridità, alla desertificazione. Come avviene già in tante comunità ingoiate nella depressione dell'efficienza, delle molte cose da fare e da organizzare, ma poco appassionate nella verifica del rapporto stretto di tutti con Gesù.
Non capiremo mai abbastanza che “senza Gesù non possiamo fare nulla”.
“Rimanete in me ed accogliete le mie parole perché rimangano in voi. Allora potrete chiedere ed otterrete. Ma rimanete in me”. Anche il Padre-Dio desidera fortemente questa scelta di fedeltà. Chiede che la domandiamo giorno e notte. Chiede che comprendiamo il dono di suo Figlio per creare “famiglia” con Lui.
Non voglio appartenere ad una comunità spenta che ha dimenticato a quale cero pasquale si attinge la Luce.
Non voglio appartenere ad una comunità senza il calore della pianta nella quale è innestata.
Amo una comunità che sia casa ospitale, aperta, gioiosa. La amo perché in quella comunità trovo e ogni uomo può trovare il Signore Risorto.

Gesù, ti sarai accorto che in certi momenti vorrei una comunità tutta per me, a mia misura, nella quale anche tu conti un po' meno di me.
Gesù, cosa so io dell'accoglienza, se voglio restare solo?
Non ti ho mai capito fino in fondo quando passavi per le strade polverose della tua terra, sanando e confortando tutti.
Gesù, io penso, talvolta, che non tutti abbiamo lo stesso bisogno di restare con te. Allora dico: “Gesù è mio. Solo mio” e non mi accorgo che tu non ci sei più.
Gesù, insegnami a non escludere nessuno dalla mia accoglienza e dal mio amore. Mettimi sulla strada di chi ti cerca perché trovi la strada e rimanga con te, gusti Te, la tua dolcezza e il tuo perdono.
Gesù, tu mi accogli anche quando il cuore mi rimprovera stoltezze e chiusure. Rendimi così generoso da imitare te nell'amore, nella passione di portare le notizie belle della salvezza.
Forse non capirò mai fino in fondo che senza di te non posso fare nulla.
Gesù, la mia testa presuntuosa e dura crede di arrivare a tutto, di essere onnipotente.
In realtà, Gesù, sono una piccola creatura che ha bisogno di rimanere sempre con Te, di puntare lo sguardo sulla Luce che sei Tu, di bere la tua linfa, perché tu sei la Vite e io soltanto un tralcio.
Gesù, ho bisogno di rimanere in te. L'alternativa sarebbe la confusione delle mie strade, lo smarrimento della mia speranza, il silenzio del mio amore freddo.
Gesù, accendi in me il cero di Pasqua, versa su di me l'acqua e lo Spirito di Pasqua, intona per me l'inno di Pasqua.
Voglio immergermi nella tua gioia per portare frutto con Te.
Non ti chiedo altro: rimani in me e io proverò a restare, con tutto il desiderio, in te. Sempre.

 

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