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TESTO Commento su Giovanni 10,11-18

Omelie.org (bambini)  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (25/04/2021)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

In questa domenica, nel Vangelo si parla di un argomento che penso sia interessante per tutti... bambini, ragazzi ed anche adulti: le pecore e il pastore.

Qualche settimana fa stavo tornando a casa in macchina, quando sono stata bloccata da un gregge numerosissimo di pecore. Attraversavano la strada incuranti della mia automobile e, naturalmente, mi sono dovuta fermare.

È stato uno spettacolo bellissimo: sembrava un mare di pecore! Tutte vicine una all'altra procedevano verso il prato al di là della strada e, in questo percorso, si sono avvicinate a me in un modo in cui non era mai successo. Ho potuto così osservarle da vicino (qualcuna mi scuoteva addirittura la macchina) e mi sono resa conto di quanto importante fosse per loro il pastore che le precedeva: avanzavano quasi ad occhi chiusi, incuranti dei probabili pericoli perché si fidavano ciecamente di lui.

Il pastore era vicino a loro per cui significava che potevano camminare su quella strada, che potevano seguirlo tranquillamente perché conoscevano la sua voce e sapevano che voleva il loro bene. Vi allego la foto...

Nel Vangelo di oggi Gesù si paragona ad un pastore.

L'immagine del pastore era usuale in Palestina: tutti potevano vederlo al mattino e alla sera, con il suo bastone, seguito dal piccolo gregge con la stessa andatura. La salute del gregge era la sua salute, la sicurezza della famiglia. Da esso traeva il latte, il formaggio, la carne, la lana per l'inverno.

“Io sono il buon pastore: il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è un pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore”.

Intanto, per capire bene questa frase, diciamo chi è un mercenario: è una qualsiasi persona impegnata a svolgere un qualche compito dietro pagamento. Chi fa il mercenario, dunque, non è direttamente coinvolto con il cuore in quello che sta facendo perché lo fa solo per prendere soldi.

Il Signore infatti ci dice che, se un mercenario vede venire un lupo, abbandona le pecore al loro destino e se la dà a gambe levate per la paura. Le pecore, infatti, non sono sue, non vuole il loro bene perché non gli interessano...

Se perde un gregge, ne cercherà un altro per cui lavorare e, se un altro padrone lo paga di più, non ha nessuna incertezza ad abbandonare le pecore precedenti... se ne va lasciandole senza guida, senza protezione e quindi in balia di qualsiasi pericolo. Voi capite che questo non è un buon pastore.

Gesù non è così: “Io sono il buon pastore: il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Queste parole si sono concretizzate quando Gesù, obbedendo liberamente alla volontà del Padre, ha accettato di morire sulla croce.

Da qui capiamo bene che cosa significa essere il buon pastore! Egli ha dato la sua vita per me, per te, per te per te... per tutti!

Il pastore cattivo pensa a se stesso e sfrutta le pecore, il pastore buono pensa alle pecore e dona se stesso.

Gesù è il nostro pastore buono che sta sempre vicino a noi sue pecorelle che lui guida, nutre, protegge, accompagna, con cui cammina.

Qualche anno fa ho avuto l'occasione di incontrare, nella casa della mia amica Lucia, tre pastori di quelli che danno la vita per il gregge, ed ho capito quanto bene devono volere alle pecorelle per vivere in quel modo così difficile... vivono sempre con le pecore, giorno e notte, ne stanno a contatto fisicamente, le chiamano per nome.

Le portano in braccio se occorre, hanno il loro stesso odore, e vi assicuro che non è un buon odore... cambiano luogo ogni giorno, dormono dove capita e non sempre hanno l'acqua per lavarsi.

Qualche volta succede che incontrino una persona buona che ha cura di loro, ad esempio la mia amica Lucia...

Ogni anno lei sapeva quando questi tre pastori sarebbero arrivati nel prato vicino a casa sua e così andava a chiamarli, offriva loro il suo bagno affinché si facessero la doccia, dava loro vestiti puliti e poi li faceva pranzare con la propria famiglia. Mi è sempre rimasto nel cuore il gesto di amore di Lucia.

Vi ho raccontato ciò per farvi capire che anche i pastori hanno bisogno di essere aiutati, sostenuti... hanno bisogno della vicinanza di persone che facciano sentire loro che sono amati.

Chi sono i “Pastori Buoni” del nostro tempo? Sono i Vescovi, il Papa, tutti i sacerdoti, i diaconi, tutti coloro che ci portano a Gesù.

Allora, in questa domenica in cui si parla del Buon Pastore siamo chiamati tutti, anche voi bambini, ad aiutare tutti i pastori della Chiesa, a stare loro vicino (sicuramente in modi diversi da come ha fatto Lucia, ma con lo stesso amore), ad averne cura, a pregare per loro affinché il Signore li renda sempre fedeli a Lui, li renda guide sagge del popolo di Dio, che siamo noi.
Sentite cosa dice Papa Francesco:

«Una volta ho letto una cosa bellissima di come il popolo di Dio aiuta i vescovi e i sacerdoti ad essere buoni pastori. E' uno scritto di San Cesario d'Arles, un Padre dei primi secoli della Chiesa. Lui spiegava come il popolo di Dio deve aiutare il pastore e faceva questo esempio:

“Quando il vitellino ha fame, va dalla mucca, dalla madre, a prendere il latte. Ma la mucca non lo dà subito: sembra che se lo trattenga per sé. E cosa fa il vitellino? Bussa col suo naso alla mammella della mucca, perché venga il latte. Così dovete essere voi con i pastori: bussare sempre alla loro porta, al loro cuore”.

Importunate i pastori, disturbate tutti noi pastori, affinché diamo a voi il latte dell'amore, della fede, degli insegnamenti di Gesù. Pensate a quella bella immagine del vitellino, pensate a come importuna la mamma perché gli dia da mangiare!».

Ecco bambini. Avete capito allora cosa dobbiamo fare con i nostri parroci, i nostri sacerdoti? Innanzi tutto pregare per loro affinché seguano sempre le orme di Gesù, e poi non avere paura di parlare con loro, di chiedere spiegazioni, di farvi aiutare a leggere e a comprendere il Vangelo. Non abbiate paura di chiedere di starvi vicino per farvi capire ciò che il Signore vuole da voi! Il Papa dice addirittura che dobbiamo “importunarli”!

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me»: Gesù ci dice che il gregge siamo tutti noi e che i pastori sono coloro che egli ha chiamato come suoi custodi.

Proprio oggi è la domenica in cui si prega per questi custodi, per le vocazioni, perché il Signore mandi numerosi e santi pastori che si impegnino a dare tutto di se stessi per la salute del gregge: tempo, sonno, vita.

Allo stesso tempo, con il buon esempio dei nostri pastori, noi avremo la possibilità di diventare a nostra volta dei piccoli buoni pastori e quindi di guidare e aiutare qualche pecorella che vediamo che sta cadendo in un burrone... Chi potrebbe essere, per voi, questa pecorella? Magari un vostro amico che sta prendendo una strada sbagliata, che si comporta male, che fa il bullo, che non segue gli insegnamenti di Gesù...
Allora coraggio, piccoli pastori... all'opera!
Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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