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TESTO Che cosa è la risurrezione?

don Lucio D'Abbraccio  

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (04/04/2021)

Vangelo: Mc 16,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 16,1-8

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». 8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

In questa solenne Veglia pasquale riviviamo un evento che dà sostanza alla nostra fede e che è il centro della nostra speranza: la risurrezione di Cristo. «La speranza cristiana è la risurrezione dei morti; tutto ciò che noi siamo, lo siamo in quanto crediamo nella risurrezione», dice Tertulliano.

Ma che cosa è la risurrezione? La Chiesa cerca di condurci alla sua comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo contemplare questo evento sconvolgente. Nella Veglia Pasquale essa ci indica il significato di questo giorno soprattutto mediante tre simboli: la luce, l'acqua e il canto nuovo: l'alleluia.

La luce. In questa santissima notte, la Chiesa rappresenta il mistero di luce del Cristo nel segno del cero pasquale, la cui fiamma è insieme luce e calore. Il buio della notte viene attraversato dalla luce di Cristo. Per tre volte, infatti, il sacerdote o il diacono, alzando il cero, canta dicendo: «La luce di Cristo, oppure Cristo luce del mondo». Il simbolismo della luce è connesso con quello del fuoco: anch'esso è insieme luminosità e calore. Il cero pasquale arde e si consuma: ciò significa che croce e risurrezione sono inseparabili. Dalla croce nasce la luce, viene la vera luminosità nel mondo. Al cero pasquale noi tutti accendiamo le nostre candele, soprattutto quelle dei neobattezzati. La candela è il simbolo dell'illuminazione. La Chiesa antica, infatti, ha qualificato il Battesimo come Sacramento dell'illuminazione. Nel Battesimo il battezzando viene introdotto entro la luce di Cristo. Cristo, dunque, divide ora la luce dalle tenebre. In Lui riconosciamo che cosa è vero e che cosa è falso, che cosa è la luminosità e che cosa è il buio.

Abbiamo sentito parlare di luce anche nel racconto biblico appena ascoltato. Esso comincia con la parola: «Sia la luce!». Dove c'è la luce, nasce la vita. La risurrezione di Gesù, dunque, è un'eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la Luce del mondo, la Luce vera. Cristo è la grande Luce dalla quale proviene ogni vita. Egli ci fa riconoscere la gloria di Dio da un confine all'altro della terra. Egli ci indica la strada e vivendo con Lui e per Lui, possiamo vivere nella luce.

Il secondo simbolo della Veglia Pasquale è l'acqua. Secondo l'ordinamento primitivo della Chiesa, il Battesimo doveva essere amministrato con acqua sorgiva fresca poiché essa è vita. Senza acqua non c'è vita. I catecumeni, quindi, in questa notte passano attraverso un'acqua che distrugge e rigenera. Come Israele nel Mar Rosso, essi passano insieme a Gesù attraverso il mare della morte e ne escono vittoriosi. Nelle acque del Battesimo viene inghiottito per tutti il mondo del peccato e riemerge la creazione nuova. L'acqua, fecondata dallo Spirito, genera il popolo dei figli di Dio: un popolo sacerdotale, profetico, regale. Per questo, insieme ai nuovi battezzati, anche noi, e l'intera comunità ecclesiale, facciamo memoria del passaggio pasquale del Cristo, e rinnoviamo attraverso le «promesse battesimali» la nostra fedeltà, confermiamo la nostra volontà di rinnovarci e di convertirci alla vita nuova (cf Rm 6,3-11). Il Battesimo, pertanto, non è solo un lavacro, ma una nuova nascita: con Cristo quasi discendiamo nel mare della morte, per risalire come creature nuove.

In merito all'acqua, inoltre, l'evangelista Giovanni ci racconta che un soldato con una lancia colpì il fianco di Gesù e che dal fianco aperto - dal suo cuore trafitto - uscì sangue e acqua (cf Gv 19,34). La Chiesa antica ne ha visto un simbolo per il Battesimo e l'Eucaristia che derivano dal cuore trafitto di Gesù. Nella morte Gesù è divenuto Egli stesso la sorgente. È Lui la sorgente di acqua viva. Da Lui sgorga il grande fiume che nel Battesimo fruttifica e rinnova il mondo. Nel Battesimo il Signore fa di noi non solo persone di luce, ma anche sorgenti dalle quali scaturisce acqua viva. Noi tutti conosciamo persone simili che ci lasciano in qualche modo rinfrescati e rinnovati; persone che sono come una fonte di fresca acqua sorgiva. Non dobbiamo necessariamente pensare ai grandi come Agostino, Francesco d'Assisi, Teresa d'Avila, Madre Teresa di Calcutta, Pio da Pietrelcina e così via, persone attraverso le quali veramente fiumi di acqua viva sono entrati nella storia. Grazie a Dio, le troviamo continuamente anche nel nostro quotidiano: persone che sono una sorgente. Chiediamo al Signore, che ci ha donato la grazia del Battesimo, di poter essere sempre sorgenti di acqua pura, fresca, zampillante dalla fonte della sua verità e del suo amore!

Ed infine, il terzo grande simbolo della Veglia Pasquale è il cantare l'alleluia. Quando un uomo sperimenta una grande gioia, non può tenerla per sé. Deve esprimerla, trasmetterla. Ma che cosa succede quando l'uomo viene toccato dalla luce della risurrezione e in questo modo viene a contatto con la Vita stessa, con la Verità e con l'Amore? Di ciò egli non può semplicemente parlare soltanto. Il parlare non basta più. Egli deve cantare. La prima menzione del cantare nella Bibbia, la troviamo dopo la traversata del Mar Rosso. Israele si è sollevato dalla schiavitù. È salito dalle profondità minacciose del mare. È come rinato. Vive ed è libero. La Bibbia descrive la reazione del popolo a questo grande evento del salvamento con la frase: «Il popolo credette nel Signore e in Mosè suo servo» (cf Es 14,31). Ne segue poi la seconda reazione che, con una specie di necessità interiore, emerge dalla prima: «Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore...». Nella Veglia Pasquale, anno per anno, noi cristiani intoniamo dopo la terza lettura questo canto, lo cantiamo come il nostro canto, perché anche noi mediante la potenza di Dio siamo stati tirati fuori dall'acqua e liberati alla vita vera.

Ebbene, preghiamo il Signore affinché il piccolo lume della candela, che Egli ha acceso in noi, la luce delicata della sua parola e del suo amore, non si spenga ma diventi sempre più grande e più luminoso in modo che noi stessi diventiamo portatori della sua luce nel mondo. Amen. Alleluia.

 

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