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TESTO Commento su Is 25,9-10

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/10/2005)

Brano biblico: Is 25,9-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,1-14

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Dalla Parola del giorno

Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte.

Come vivere questa Parola?

È una visione escatologica quella che Isaia oggi ci propone. Una visione a largo respiro, dove tutti i popoli trovano posto, perché il banchetto è imbandito per tutti coloro che accolgono l'invito, a qualunque razza o religione appartengano. Sì, non vi sono preclusioni: il cristiano, l'ebreo, il mussulmano, l'agnostico e lo stesso ateo si vedono recapitare l'invito. Le barriere le abbiamo elevate noi. Dio è Padre di tutti e da tutti vuole rimuovere la "coltre" che impedisce alla sua luce di filtrare. Una visione di gioia, quindi. Una visione a cui, forse, chi ha più dimestichezza con la Bibbia (noi cristiani) rischia di non prestare più tanta attenzione. Per questo il richiamo alla gioiosa speranza, che conclude la pericope, finisce col non avere più alcuna risonanza in noi. In effetti c'è da chiedersi: nel mondo, oggi, ha ancora senso parlare di "speranza"? E noi cristiani le riserviamo un posto accanto alla fede e alla carità? Ma può ancora definirsi "cristiano" chi ha radiato dalla sua vita questa virtù tanto importante quanto dimenticata? L'accostamento dei due versetti ci dice che la speranza cristiana è fondata in Dio e per questo non attende di sperimentare il pieno e definitivo compimento della promessa per esultare. La speranza cristiana è certezza che permette di forare la coltre tenebrosa che tenta di soffocare il mondo, e così di "vedere" e di "gioire" già sin d'ora di quanto il Signore sta attuando. Ma c'è di più: la speranza è come una piccola fiamma che ci è stata posta tra le mani perché con essa riaccendiamo nei cuore la nostalgia dell'"oltre". L'uomo di oggi rischia, infatti, di annegare nel mare della disperazione, perché non riesce più a guardare in alto, né a percepire l'intimo richiamo di un Dio che non cessa di bussare alla porta di ogni cuore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermerò a considerare quanto spazio riservo nella mia vita alla speranza e quanto essa influisce sulla concretezza del mio vivere. La trasferisco tutta in un futuro più o meno evanescente o veramente illumina le mie giornate, permeandole di gioiosa esultanza o almeno di sereno e confidente abbandono?

Signore, se le mie giornate non sono percorse dalla gioiosa esultanza che nasce dalla consapevolezza di essere nelle tue mani, già qui e ora, è perché la mia fede è debole. Ti prego, irrompi in me con la forza del tuo Spirito, rimuovi la cenere che impedisce al fuoco dell'amore di ardere liberamente e fa' che la speranza torni a illuminare i miei giorni e ad effondersi incoraggiante intorno a me.

La voce di un testimone dei nostri giorni

Speranza è credere nell'avventura dell'amore, puntare sugli uomini e saltare allo scuro fidando in Dio".
Helder Camara

 

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