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TESTO Commento su Giovanni 18,1-19,42

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Venerdì Santo (Passione del Signore) (02/04/2021)

Vangelo: Gv 18,1-19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

6Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

12Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura delle Clarisse di Città della Pieve

La riflessione sul Venerdì Santo e sulle sue letture, non è associabile all'omelia classica: anche il messale lo suggerisce; allora voglio proporvi queste riflessioni un po' per entrare nel mistero del Venerdì santo, d'altra parte come un possibile aiuto alla contemplazione della croce.

Io partirei dalla prima frase della prima lettura: "Ecco, il mio servo avrà successo".

Siamo nel giorno che deve essere visto nella fede (allora è il giorno del successo del Figlio) oppure è lo scontro perso con la morte, il peccato e l'ingiustizia di ogni epoca che fa scendere Gesù nel sepolcro. O vittoria o disperazione: la croce di Gesù o è vessillo di vittoria o una minaccia velata alla nostra esistenza.

Per capire io prenderei l'ultima parola che Gesù pronuncia sulla croce. Voi sapete che Gesù è stato 3 ore (nel vangelo di Marco 6 ore) in croce: in croce si parlava perché si era costantemente stuzzicati dai presenti, anche Gesù ne ha fatti di discorsi; eppure in tutto sono 7 le frasi di Gesù riportate nei vangeli. Significa che ogni evangelista ha colto una perla e ha scelto quella per far capire ore di croce: quando si sta per andare via si vuole lasciare un segno chiaro che aiuti a comprendere e ricordare (questa è anche l'introduzione che Giovanni mette alla lavanda dei piedi), è la voglia di lasciare un testamento. Con cura Giovanni riporta che l'ultima parola non è un urlo ma un verbo al perfetto, che in greco dice che un'azione è stata compiuta e che i suoi effetti durano nel tempo: è compiuto! Il verbo indica finire, portare a compimento, portare a perfezione, quindi potremmo dire quasi un “è così che doveva venir fatto! Si fa così ed è ben fatto!”
Così è ancora più spiazzante.

Un urlo andava bene, una reazione a tanto male e a tanta cattiveria è logica, ma qui Gesù è come se dicesse che questa è la sua missione (cfr. il vangelo dell'ultima domenica di quaresima). Questa è l'ora che a Cana ancora non era giunta, questo è lo scopo della missione e da qui il Nome del Padre sarà glorificato, quando questo sarà compreso sarà il motore che in modo inarrestabile attirerà tutti a Gesù. Sì, perché in croce Gesù svela chi è il Padre, chi è Lui e chi è l'uomo, un ecce homo molto particolare.

Il PADRE è Colui che il Figlio è venuto a spiegare, Lui che è nel seno del Padre lo può svelare: il Padre è Colui che ha tanto amato il mondo da fare per l'uomo ciò che nessuno è capace (cfr. il sacrificio di Isacco), ci ha consegnato la cosa più bella che sia pensabile, il Figlio, perché ci vuole bene, ci ha dato fiducia oltre il pensabile. Ci reputa così amabili che apre il cuore per noi.

Allo stesso tempo il Padre è Colui di cui ti puoi fidare: Gesù chiuderà gli occhi e consegnerà lo Spirito sapendo che il Padre è affidabile e che si prenderà cura di Lui, non lascerà vincere la morte perché è più forte di ogni morte e di ogni male.

Il FIGLIO è il testimone fedele: ci è fedele fino ad andare in croce per noi, non ci abbandona neanche quando NOI lo crocifiggiamo, lo rinneghiamo o lo tradiamo, perché è testimone dell'amore del Padre. Lo può testimoniare perché continuamente lo riceve e lo ricambia, facendo della sua vita un dono: quell'amore oggi ci viene testimoniato e non raccontato, ci dona letteralmente la Sua vita, proprio quando non si può minimamente pensare di meritarlo.

Su quella croce la paura che il serpente aveva messo nel cuore dei primogenitori, il veleno della menzogna su Dio, viene smascherata: non è vero che Dio è geloso della vita e della felicità dell'uomo, non vuole nulla per sé ma anzi DONA tutto.

L'ultimo passo è che L'UOMO viene messo davanti ad uno specchio impietoso: non è Dio che mette in croce l'uomo, ma è l'uomo che mette in croce: a volte gli altri, spesso se stesso e sempre Dio. Gesù subisce un processo che certifica che in Lui non c'è colpa: ma allora perché tanto accanimento? Perché tanta sete di sangue?

Questa cattiveria è la risposta peccaminosa alla nostra debolezza, sembra di sentire i vignaioli omicidi che fanno progetti per rubare la vigna a chi gliela aveva donata, con qualcuno bisogna prendersela... proprio questo è il peccato originale: se avessimo continuato a guardarci con gli occhi del Padre avremmo scoperto che la nostra debolezza è la lente per vedere l'amore di Dio.

Gesù è veramente Dio (testimone fedele) e veramente uomo perché capace di quell'affidamento totale che i nostri progenitori fallirono, un affidamento che squarcia la morte.

Per questo il Battista aveva detto che chi lo aveva mandato a battezzare gli aveva detto che l'uomo sul quale scendeva e rimaneva lo Spirito, questo era il Messia. È lo Spirito che muove Gesù all'abbandono totale e sincero nelle mani del Padre, è la prima beatitudine che si compie, è il Regno in azione.

Allora il venerdì santo è il giorno in cui contempliamo e adoriamo la croce: è il luogo dell'epifania di Dio. Noi siamo abituati a dire croce per esprimere un'unità di misura del dolore, invece oggi la contempliamo nella sua realtà di luogo dove si vede di che pasta è fatto Dio. Noi abbiamo tirato fuori il furore contro Dio fino a crocifiggerlo e Lui non smette di amarci. Noi abbiamo costruito la croce e Lui l'ha trasformata nel luogo dove viene sigillata l'alleanza eterna.

Per questo motivo dopo la proclamazione della passione secondo Giovanni si portano ai piedi di quella croce le intercessioni per il mondo intero, oggi per il covid fisico che distrugge i corpi, insieme al covid dell'anima che ci mangia dentro, il peccato che divide dagli altri e ci frantuma dentro. Una preghiera per la nostra società così ferita, impaurita e divisa. Una preghiera per la Chiesa perché sia il luogo dove sperimentiamo che ci sentiamo amati da Dio e dai fratelli, dove noi siamo guidati nei primi passi da figli di Dio, dove ci si allena a fare della nostra vita un dono per gli altri: i mariti verso le mogli e viceversa, i genitori verso i figli e così via.

Prendiamoci il tempo durante questo venerdì santo per guardare, per contemplare la croce di Gesù, per lasciare che la sua opera di attirarci al Padre si compia.

 

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