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TESTO Eccomi, o Dio, per fare la tua volontà!

don Lucio D'Abbraccio  

Annunciazione del Signore (25/03/2021)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

La liturgia odierna è centrata su Maria, la Madre del Signore, modello per noi dell'attesa e dell'accoglienza del Salvatore nell'obbedienza alla volontà del Padre. Nove mesi prima del Natale del Signore, la solennità dell'Annunciazione celebra il misterioso incontro tra Dio e l'uomo nel grembo di una donna. Maria, «giardino chiuso», «fontana sigillata» (cf Ct 4,12), accoglie la parola di Dio e si lascia fecondare dallo Spirito che su di lei, nuova Tenda dell'incontro, stende la sua ombra (cf Lc 1,35; Es 40,34-35), tessendo nel suo grembo l'umanità di Cristo, l'Uomo Nuovo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo.

L'Annunciazione, narrata all'inizio del Vangelo di san Luca, è un avvenimento umile, nascosto - nessuno lo vide, nessuno lo conobbe, se non Maria -, ma al tempo stesso decisivo per la storia dell'umanità. Quando la Vergine disse il suo «» all'annuncio dell'Angelo, Gesù fu concepito e con Lui incominciò la nuova era della storia, che sarebbe stata poi sancita nella Pasqua come «nuova ed eterna Alleanza». In realtà, il «sì» di Maria è il riflesso perfetto di quello di Cristo stesso quando entrò nel mondo. Nella seconda Lettura, infatti, abbiamo ascoltato la stupenda pagina in cui l'Autore della Lettera agli Ebrei interpreta il Salmo 39 proprio alla luce dell'Incarnazione di Cristo: «Un corpo mi hai preparato [...]. Allora ho detto: “Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà». Ebbene, l'obbedienza del Figlio si rispecchia nell'obbedienza della Madre e così, per l'incontro di questi due «sì», Dio ha potuto assumere un volto di uomo. Ecco perché l'Annunciazione è anche una festa Cristologica, perché celebra un mistero centrale di Cristo: la sua Incarnazione.

Celebrando l'Incarnazione del Figlio non possiamo, pertanto, non onorare la Madre. A Lei fu rivolto l'annuncio angelico; Ella lo accolse e, quando dal profondo del cuore rispose: «Eccomi [...] avvenga per me secondo la tua parola», in quel momento il Verbo eterno incominciò ad esistere come essere umano nel tempo.

Di generazione in generazione resta vivo lo stupore per questo ineffabile mistero. Sant'Agostino, immaginando di rivolgersi all'Angelo dell'Annunciazione, domanda: «Dimmi, o Angelo, perché è avvenuto questo in Maria?». La risposta, dice il Messaggero, è contenuta nelle parole stesse del saluto: «Ave, o piena di grazia» (cf Sermo 291,6). Di fatto, l'Angelo, «entrando da Lei», non la chiama con il nome terreno, Maria, ma col suo nome divino, così come Dio da sempre la vede e la qualifica: «Piena di grazia - gratia plena», e la grazia è nient'altro che l'amore di Dio, così potremmo alla fine tradurre questa parola: «amata» da Dio. Origene osserva che mai un simile titolo fu rivolto ad essere umano, e che esso non trova riscontro in tutta la Sacra Scrittura (cf In Lucam 6,7).

«Amata» è un titolo espresso in forma passiva, ma questa «passività» di Maria, che da sempre e per sempre è l'«amata» dal Signore, implica il suo libero consenso, la sua personale e originale risposta: nell'essere amata, nel ricevere il dono di Dio, Maria è pienamente attiva, perché accoglie con personale disponibilità l'onda dell'amore di Dio che si riversa in lei. Anche in questo Ella è discepola perfetta del suo Figlio, che nell'obbedienza al Padre realizza interamente la propria libertà e proprio così esercita la libertà, obbedendo.

Orbene, la risposta di Maria all'Angelo «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», si prolunga nella Chiesa, chiamata a rendere presente Cristo nella storia, offrendo la propria disponibilità perché Dio possa continuare a visitare l'umanità con la sua misericordia. Il «sì» di Gesù e di Maria si rinnova così nel «sì» dei santi, specialmente dei martiri, che vengono uccisi a causa del Vangelo.

In questo tempo quaresimale più frequentemente contempliamo la Madonna che sul Calvario sigilla il «sì» pronunziato a Nazaret. Unita a Gesù, il Testimone dell'amore del Padre, Maria ha vissuto il martirio dell'anima. Invochiamo con fiducia la sua intercessione, perché la Chiesa, fedele alla sua missione, dia al mondo intero testimonianza coraggiosa dell'amore di Dio. Amen.

 

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