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TESTO Liberatelo e lasciatelo andare!

don Angelo Casati  

V domenica di Quaresima (Anno B) (21/03/2021)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Voi mi capite, non possiamo strappare questa pagina isolando il grido di Gesù, grido ad alta voce concentrando gli occhi solo sulla figura di Lazzaro che esce dalla tomba. Il segno di vita compiuto da Gesù verrebbe snaturato in un gesto ad effetto. Sin dalle prime righe, nel racconto sentiamo profumo d'aria, ogni riga vive di quel profumo, di limpidezze, di limpidezze di sentimenti. E poiché i sentimenti, a loro volta, non sono senza casa, ma vivono in corpi, in occhi, in visi, leggevo e mi fermavo a indovinare gli occhi di Gesù, di Marta, di Maria, al parto delle parole. E siccome io potrò indugiare solo su frammenti, vorrei invitare voi a sostare sulle parole legandole agli occhi.

Vi dicevo di limpidezze di sentimenti: un pulsare di sentimenti lungo la strada, il racconto è fatto di passi su strade. Gesù raggiunto da una notizia che, già come è detta, svela un mondo di sentimenti: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato". Le parole delle sorelle, che più non ti si scoloriscono nell'anima. Quasi Lazzaro avesse un altro nome e questo fosse il suo nome: "colui che tu ami". E non c'è da aggiungere altro, altre parole. Quando si ama basta poco, basta un niente di parola. E il commento dell'evangelista: "Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro". Rimase dov'era due giorni. Non sappiamo che cosa fu a trattenerlo, ma ci è facile immaginare che subbuglio nel suo cuore e poi una fretta di passi verso Betania.

E tutto avvenne sulla strada e poi poco fuori la tomba. Leggo tenerezza di sentimenti nelle parole delle sorelle: "Se tu fossi stato qui!", nelle parole di Gesù che cerca di rassicurarle, nel pianto degli occhi di Maria, nello scoppio di pianto di Gesù. E la meraviglia della gente per quanto di bene pulsasse nel cuore per loro. Lasciatemi allora dire che forse il primo miracolo è questo, e che il primo ritorno alla vita è quello delle due amiche, distrutte dalla tristezza. Sono loro le prime a tornare in vita: a farle tornare in vita l'amicizia di quel Rabbi, che di frequente era ospite in casa loro, l'amicizia. Marta e Maria sono risorte prima del fratello al battere del cuore del loro amico. E non è forse vero che a farti rivivere, risuscitare, è a volte la percezione di un cuore che batte per te.

Se un cuore batte per te, ti senti rivivere. Penso a come per troppo tempo nella chiesa sia stato ignorato, persino sospettato questo mondo dei sentimenti. Chi ci ha parlato dell'amicizia, chi della passione, quando l'educazione era a essere sorvegliati, compassati? E non fu una sorpresa, benedetta sorpresa, quella di un papa di nome Francesco che sdoganava la parola tenerezza, invitando a non aver paura della tenerezza? Parla di amicizia, un'amicizia da coltivare. In ogni campo. E non fu sorpresa per tanti di noi recensire quante volte nell'ultima sua enciclica "Fratelli tutti" dia spazio alla parola amicizia, parlando per pagine e pagine di "amicizia sociale"?

"Amicizia" parola, diciamocelo, finora esclusa o ignorata quando a tema è l'impegno sociale, l'impegno politico. Leggo: "L'amore implica dunque qualcosa di più che una serie di azioni benefiche. Le azioni derivano da un'unione che inclina sempre più verso l'altro considerandolo prezioso, degno, gradito e bello, al di là delle apparenze fisiche o morali. L'amore all'altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua vita. Solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l'amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti" (n 94). Il ritorno alla vita accade per il battere del cuore. Il ricordo mi va a due versi incandescenti di Wislawa Szymborska:

"Ascolta come mi batte forte il tuo cuore".

Quanti sono i ritorni alla vita per battere di cuore? E tu me ne puoi raccontare qualcuno? Il secondo frammento del racconto su cui indugiare sta dopo l'uscita di Lazzaro, per gran voce, dal sepolcro. Ecco il frammento: "Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberatelo e lasciatelo andare"". Forse è discutibile l'interpretazione. Ho letto le parole di Gesù quasi come un invito a collaborare. Forse che non avrebbe potuto far uscire dalla grotta Lazzaro, sciolto e sbendato? Far ritornare alla vita tocca a Gesù. Anche se qualche volta, in forma minore, ci capita di dire a una donna o a un uomo: "Tu mi hai fatto rivivere".

E' un'espressione bellissima che ci aiuta a capire la bellezza di quando la usiamo con Gesù e gli diciamo: "Tu mi hai fatto rivivere! In assoluto, su tutti". Lazzaro è vivo per voce di Gesù. Ma forse non basta essere in vita, se poi bende e sudari ci trattengono e tolgono l'aria. E quante sono le cose che ci tolgono respiro, ci soffocano la voglia di vivere, di andare? Può accadere anche a un certo tipo di educazione. Quando invece la parola "educare", "educere", avrebbe significato di "condurre fuori". Oggi - vi confesso - mi è venuto un desiderio, quello di ringraziare Dio per donne e uomini che mi hanno condotto, per grazia, all'aria aperta, fuori da restrizioni di mente, di cuore, di anima. Cetamente anche voi avete conosciute queste presenze.

Ringraziamo insieme: ci hanno liberato, sciolti, sbendati. Tocca anche a noi. E' come se la parola di Gesù oggi sfiorasse la nostra pelle: "Liberatelo e lasciatelo andare". Quante cose legano mani e piedi, quanti sudari soffocano bellezza di visi! E se chiedessimo oggi, in queets eucaristia, a Gesù l'arte di cui ci ha fatti responsabili, quella di liberare e di sciogliere? Di non trattenere, di lasciare andare. Fino all'ultimo "lasciare andare". Sì, l'ultimo. Mi prende commozione. Come mi arrivasse un canto, che mi capitava spesso di ascoltare anni e anni fa, quando uno dei nostri amici - spesso erano ragazzi che scalavano - moriva in montagna. Il canto era accorato: "Dio del cielo, Signore delle cime... lascialo andare per le tue montagne".

Non sarà che abbiamo ristretto e immobilizzato anche il paradiso? Liberare, lasciare andare. Tocca a noi.

 

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