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TESTO Commento su Giovanni 9,1-38b

don Michele Cerutti

IV domenica di Quaresima (Anno B) (14/03/2021)

Vangelo: Gv 9,1-38b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Continuiamo la lettura di alcuni brani significativi verso la meta pasquale a cui il cammino quaresimale ci sta conducendo. Ci facciamo accompagnare in queste settimane da alcune icone significative che venivano proposte ai catecumeni in preparazione al Battesimo che ricevevano la notte di Pasqua. Il cammino di catecumenato è finalizzato a coloro che lo intraprendono ad allenarsi nel mettersi in ascolto a quell'amore che Dio riversa.
In questa domenica abbiamo il cieco nato. Cerchiamo di addentrarci piano piano in questo brano per trovare spunti significativi per la nostra vita. Non siamo catecumeni, ma siamo sempre in cammino nel nostro discernimento.
PASSANDO VIDE UN UOMO CIECO DALLA NASCITA
Gesù ha appena finito una discussione con i farisei che lo vogliono uccidere dopo essere stati provocati. Lo vogliono lapidare ovvero c'è il tentativo di soffocare la verità, come capiterà a Stefano, il primo martire, su cui si scaglieranno pietre per non ascoltarlo. Gesù esce dal Tempio e nel pieno della confusione di Gerusalemme scorge un uomo cieco dalla nascita.
Ci parla di attenzione questo suo posare lo sguardo su una persona che viene messa ai margini. Ci parla questa sua attenzione di uno stile tipico di Dio osservare il particolare ovvero colui che è ai margini della società.
Questa attenzione si riversa proprio appena dopo il tentativo di ucciderlo.
Il rischio che abbiamo tutti è quello di vivere presi nei nostri problemi e nelle nostre preoccupazioni senza renderci conto delle necessità dei fratelli che sono vicini a noi e vivono situazioni complesse.
Già nel suo incipit il brano ci esorta a essere attenti ai fratelli.
E I SUOI DISCEPOLI LO INTERROGANO RABBI' CHI HA PECCATO LUI O I SUOI GENITORI PERCHE' EGLI NASCESSE CIECO
La cultura anticotestamentaria è permeata dall'idea che Dio sia l'autore delle varie sciagure. Così radicata questa idea che alcuni rabbini ai tempi di Gesù lodavano Dio, quando vedevano un disabile, definendolo giusto perché aveva riconosciuto in loro il fatto di non essere nati nel peccato a differenza di quei tali che invece subivano la loro pena. La cecità veniva poi considerata una maledizione in quanto il cieco non poteva leggere la Torah e Davide li odiava così tanto da proibirne perfino l'ingresso nel Tempio.
Attenzione non pensiamo che l'idea di associare una disgrazia alla punizione di Dio sia debellata. Quante volte in questi mesi ci sono stati coloro che hanno associato il COVID alla punizione di Dio. Sono coloro che sembrano rispondere alla domanda della presenza di Dio in queste situazioni parlando di Lui come un giudice severo, insensibile che punisce i figli.
RISPOSE GESU': NE' LUI HA PECCATO, NE' I SUOI GENITORI MA E' COSI' PERCHE' SI MANIFESTASSE IN LUI LE OPERE DI DIO
Non è nuovo il Maestro a queste provocazioni. In Luca 13 si afferma che alcuni si avvicinano a Lui per domandare come spiegare la morte di coloro che erano schiacciati dalla torre a Siloe. Gesù risponde che non è a causa dei loro peccati, ma quell'episodio andava letto nella necessità di conversione.
Oggi in questi versetti risuona ancora l'invito perché occorre riscoprire la presenza di Dio in una situazione difficile per riavvicinarsi. Questo vale in questo tempo complesso. La pandemia che ci ha coinvolto tutti deve spingerci a un cambiamento nella nostra vita per scoprire la sua presenza in ogni circostanza.
BISOGNA CHE NOI COMPIAMO LE OPERE DI COLUI CHE MI HA MANDATO FINCHÉ È GIORNO; POI VIENE LA NOTTE, QUANDO NESSUNO PUÒ AGIRE. FINCHÉ IO SONO NEL MONDO, SONO LA LUCE DEL MONDO.
Quello che Gesù vuole mettere in evidenza con quel plurale è la stretta unione con il Padre. La sua missione si concretizza con questi miracoli che non hanno nulla di magico, ma vogliono ricondurre alla comunione con Dio nella consapevolezza che è Lui la Luce del mondo.
C'è un rimando ai discepoli, pedagogico, agli eventi della Passione con il riferimento al momento in cui verrà la notte per poi riaccendersi folgorante nella risurrezione.
Il tema della Luce nel mondo ci rimanda al capitolo precedente quando nel Tempio Gesù afferma di essere Lui quella Luce. Lo dice mentre si compie la festa delle Capanne caratterizzata da numerose luminarie nello stesso Tempio. Affermando di essere lui la “Luce del mondo” fuori da quel luogo sacro ci rimanda al fatto che Dio si adora in ogni luogo non si può limitare a uno spazio o a un tempo particolare.
“DETTO QUESTO, SPUTÒ PER TERRA, FECE DEL FANGO CON LA SALIVA, SPALMÒ IL FANGO SUGLI OCCHI DEL CIECO E GLI DISSE: ‹VA' A LAVARTI NELLA PISCINA DI SÌLOE› - CHE SIGNIFICA INVIATO. QUEGLI ANDÒ, SI LAVÒ E TORNÒ CHE CI VEDEVA”.
C'è tutto il rimando a Genesi 2 versetto 7: allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Dio si fa uomo per ricondurre la creazione alla sua dimensione originaria.
Il cieco viene inviato alla piscina di Siloe, senza addentrarci ai tanti significati che possono esserci, e ci atteniamo al fatto che Cristo è l'inviato del Padre.
ALLORA I VICINI E QUELLI CHE LO AVEVANO VISTO PRIMA, PERCHÉ ERA UN MENDICANTE, DICEVANO: “NON È LUI QUELLO CHE STAVA SEDUTO A CHIEDERE L'ELEMOSINA?”. ALCUNI DICEVANO: “È LUI”; ALTRI DICEVANO: “NO, MA È UNO CHE GLI ASSOMIGLIA”.
Questa incapacità di chi vive chiuso nelle sue piccole certezze e vive cercando di non metterle in discussione.
Quando Gesù era a Nazareth, ci dice Luca 4, entra nella sinagoga e apre il rotolo del libro di Isaia e spiega ai nazaretani quella Parola e i membri di quell'assemblea prima sono intenti con gli sguardi ad ascoltarlo poi si domandano chi fosse e lo indicano come il figlio del carpentiere. In questi versetti i gerosolimitani identificano il guarito come colui che faceva l'elemosina fuori dal tempo non sono interessati a lodare Dio per le meraviglie compiute.
Rischiamo anche noi di vivere facendoci scivolare le meraviglie che Dio compie nella nostra vita cerchiamo le motivazioni e non ci preoccupiamo di elevare le mani al cielo in segno di ringraziamento e di lode.
ED EGLI DICEVA: SONO IO
Davanti a queste provocazioni il guarito non si preoccupa del giudizio e anzi esce allo scoperto per identificarsi. E' la gioia del guarito che esce fuori. Chi è toccato dall'amore di Dio non riesce a nascondere questo sentimento e gli episodi del Vangelo che ci parlano di questo entusiasmo sono innumerevoli. Molti anche davanti all'invito di Gesù di tacere non riescono a trattenersi.
ALLORA GLI DOMANDARONO: COME TI SONO STATI APERTI GLI OCCHI?
Quel cieco ormai guarito ora deve vivere assediato dai curiosi che più che interessati della sua guarigione vogliono trovare pretesti per attaccare Gesù. E' tipico di chi osteggia la fede cercare di sminuire ciò che Dio compie nella vita degli uomini. Tutti ne abbiamo fatto esperienza come davanti a nostre testimonianze chi non crede trova pretesti per affermare il contrario.
“L'UOMO CHE SI CHIAMA GESÙ HA FATTO DEL FANGO, MI HA SPALMATO GLI OCCHI E MI HA DETTO: ‹VA' A SÌLOE E LAVATI! IO SONO ANDATO, MI SONO LAVATO E HO ACQUISTATO LA VISTA›. GLI DISSERO: ‹DOV'È COSTUI?›. RISPOSE: ‹NON LO SO›”.
Il guarito spiega vive anche la paura ecco perché alla domanda di dove si trovasse Gesù egli risponde di non saperlo. Il miracolato è ormai assediato con forza dai nemici di quel tale che lo ha guarito e allora inevitabilmente colui che era cieco ora vive un po' disorientato. La testimonianza non è mai semplice vive inevitabilmente di momenti di difficoltà.
CONDUSSERO DAI FARISEI QUELLO CHE ERA STATO CIECO: ERA UN SABATO, IL GIORNO IN CUI GESÙ AVEVA FATTO DEL FANGO E GLI AVEVA APERTO GLI OCCHI.
Il male cerca sempre delle alleanze e li trova ora nei soliti farisei ovvero in coloro che erano osservanti della Legge e che possono incolpare Gesù del fatto che la guarigione avvenga nel giorno di Sabato. Sappiamo il particolare legame con questa giornata per il popolo ebraico. Gesù lo ha sempre affermato che l'uomo non è fatto per il Sabato, ma che è piuttosto il Sabato a essere fatto per l'uomo e davanti al dolore non si può rimanere inermi neanche in questo giorno.
ANCHE I FARISEI DUNQUE GLI CHIESERO DI NUOVO COME AVEVA ACQUISTATO LA VISTA. ED EGLI DISSE LORO: “MI HA MESSO DEL FANGO SUGLI OCCHI, MI SONO LAVATO E CI VEDO”. ALLORA ALCUNI DEI FARISEI DICEVANO: “QUEST'UOMO NON VIENE DA DIO, PERCHÉ NON OSSERVA IL SABATO”. ALTRI INVECE DICEVANO: “COME PUÒ UN PECCATORE COMPIERE SEGNI DI QUESTO GENERE?”. E C'ERA DISSENSO TRA LORO. ALLORA DISSERO DI NUOVO AL CIECO: “TU, CHE COSA DICI DI LUI, DAL MOMENTO CHE TI HA APERTO GLI OCCHI?”. EGLI RISPOSE: “È UN PROFETA!”.
A incalzare il miracolato ora vi sono anche i farisei che continuano a porre domande per cercare di renderlo stanco e quindi cedere. Il guarito non cade e inizia a riconoscerlo come profeta. E' un primo passo Gesù è Figlio di Dio non è profeta, ma il riconoscerlo come tale segna l'inizio di un cammino.
MA I GIUDEI NON CREDETTERO DI LUI CHE FOSSE STATO CIECO E CHE AVESSE ACQUISTATO LA VISTA, FINCHÉ NON CHIAMARONO I GENITORI DI COLUI CHE AVEVA RICUPERATO LA VISTA.
Il cerchio della persecuzione si allarga e coinvolge anche i familiari. E' così in tutta la storia della cristianità il cercare di dividere i cristiani all'interno della stessa famiglia. Gesù lo diceva e lo troviamo anche in altri passi del Vangelo come quelli escatologici di Luca sugli ultimi tempi.
Giovanni scrive questo Vangelo nel'80 d.C. quando le comunità cristiane iniziavano a conoscere la realtà della persecuzione ad opera dell'Impero, ma anche degli ebrei.
La realtà persecutoria è realtà ontologica del discepolo di Gesù. Se non viviamo la persecuzione non stiamo vivendo la fede.
E LI INTERROGARONO: “È QUESTO IL VOSTRO FIGLIO, CHE VOI DITE ESSERE NATO CIECO? COME MAI ORA CI VEDE?”. I GENITORI DI LUI RISPOSERO: “SAPPIAMO CHE QUESTO È NOSTRO FIGLIO E CHE È NATO CIECO; MA COME ORA CI VEDA NON LO SAPPIAMO, E CHI GLI ABBIA APERTO GLI OCCHI, NOI NON LO SAPPIAMO. CHIEDETELO A LUI: HA L'ETÀ, PARLERÀ LUI DI SÉ”. QUESTO DISSERO I SUOI GENITORI, PERCHÉ AVEVANO PAURA DEI GIUDEI; INFATTI I GIUDEI AVEVANO GIÀ STABILITO CHE, SE UNO LO AVESSE RICONOSCIUTO COME IL CRISTO, VENISSE ESPULSO DALLA SINAGOGA. PER QUESTO I GENITORI DISSERO: HA L'ETA' CHIEDETELO A LUI.
Ci viene presentato uno spaccato di quello che vivevano le Comunità cristiane nel primo secolo. Famiglie che non riconoscevano i figli che abbracciavano la fede cristiana per paura di essere esclusi da certi ambienti.
Non pensiamo che solo nei primi secoli capitava questo, ma alcune realtà vivono la difficoltà anche oggi. Il Papa lo afferma, dall'inizio del suo pontificato, ci sono più cristiani perseguitati oggi che nei primi secoli. La realtà persecutoria ha diverse sfaccettature e si inserisce anche nelle pieghe della quotidianità.
ALLORA CHIAMARONO DI NUOVO L'UOMO CHE ERA STATO CIECO E GLI DISSERO: “DA' GLORIA A DIO! NOI SAPPIAMO CHE QUEST'UOMO È UN PECCATORE”.
Il tentativo ora di stringerlo mostrando che una difesa di quell'uomo che lo aveva guarito non importava nemmeno i genitori. Ancora una volta il male cerca di sferrare i suoi attacchi. Questi versetti ci parlano della persistenza del male che cerca di insinuarsi infondendo paura.
QUELLO RISPOSE: “SE SIA UN PECCATORE, NON LO SO. UNA COSA IO SO: ERO CIECO E ORA CI VEDO”. ALLORA GLI DISSERO: “CHE COSA TI HA FATTO? COME TI HA APERTO GLI OCCHI?”. RISPOSE LORO: “VE L'HO GIÀ DETTO E NON AVETE ASCOLTATO; PERCHÉ VOLETE UDIRLO DI NUOVO? VOLETE FORSE DIVENTARE ANCHE VOI SUOI DISCEPOLI?”.
Di fronte alla provocazione il guarito non cede e davanti all'evidenza dei fatti si attiene scrupolosamente e anzi provoca gli interlocutori al fine anche di interrogarsi sulla liceità del loro comportamento.
LO INSULTARONO E DISSERO: “SUO DISCEPOLO SEI TU! NOI SIAMO DISCEPOLI DI MOSÈ! NOI SAPPIAMO CHE A MOSÈ HA PARLATO DIO; MA COSTUI NON SAPPIAMO DI DOVE SIA”.
Nel capitolo precedente Gesù aveva discusso con coloro che si dichiaravano figli di Abramo e metteva in evidenza le contraddizioni. Gli avversari ora rivendicano di essere discepoli di Mosé. Ancorati alla loro visione religiosa sono incapaci di riuscire a comprendere ciò che il Signore compie.
RISPOSE LORO QUELL'UOMO: “PROPRIO QUESTO STUPISCE: CHE VOI NON SAPETE DI DOVE SIA, EPPURE MI HA APERTO GLI OCCHI. SAPPIAMO CHE DIO NON ASCOLTA I PECCATORI, MA CHE, SE UNO ONORA DIO E FA LA SUA VOLONTÀ, EGLI LO ASCOLTA. DA CHE MONDO È MONDO, NON SI È MAI SENTITO DIRE CHE UNO ABBIA APERTO GLI OCCHI A UN CIECO NATO. SE COSTUI NON VENISSE DA DIO, NON AVREBBE POTUTO FAR NULLA”. GLI REPLICARONO: “SEI NATO TUTTO NEI PECCATI E INSEGNI A NOI?”. E LO CACCIARONO FUORI.
La persecuzione vive un crescendo, ma il guarito non cede e mette in evidenza l'ipocrisia e la falsità degli attacchi e davanti alla verità non accettata i giudei lo cacciano fuori. Lo mandano via da quel recinto delle loro idee che lui sta mettendo in crisi.
Questo modo di porsi ci interpella su come viviamo la nostra fede davanti alle provocazioni che il mondo ci propone. Possiamo essere come questo tale che non arretra nella sua posizione e anzi prosegue il suo cammino oppure possiamo essere come i tanti che al tempo delle prime comunità cedevano i cosiddetti lapsi che alla fine incensavano la divinità pagana pur di aver salva la vita o anche la reputazione nel contesto in cui vivevano.
Anche oggi la persecuzione è sottile nei confronti di chi vive la fede cristiana e si manifesta in ogni ambito della propria vita.
GESÙ SEPPE CHE L'AVEVANO CACCIATO FUORI; QUANDO LO TROVÒ, GLI DISSE: “TU, CREDI NEL FIGLIO DELL'UOMO?”. EGLI RISPOSE: “E CHI È, SIGNORE, PERCHÉ IO CREDA IN LUI?”. GLI DISSE GESÙ: “LO HAI VISTO: È COLUI CHE PARLA CON TE”.ED EGLI DISSE: “CREDO, SIGNORE!”. E SI PROSTRÒ DINANZI A LUI. GESÙ ALLORA DISSE: “È PER UN GIUDIZIO CHE IO SONO VENUTO IN QUESTO MONDO, PERCHÉ COLORO CHE NON VEDONO, VEDANO E QUELLI CHE VEDONO, DIVENTINO CIECHI”. ALCUNI DEI FARISEI CHE ERANO CON LUI UDIRONO QUESTE PAROLE E GLI DISSERO: “SIAMO CIECHI ANCHE NOI?”. GESÙ RISPOSE LORO: “SE FOSTE CIECHI, NON AVRESTE ALCUN PECCATO; MA SICCOME DITE: ‹NOI VEDIAMO›, IL VOSTRO PECCATO RIMANE.
La scena finale commuove. Gesù che conosce la situazione e si fa vicino a questo tale che non arretra nella sua posizione riconoscendo di essere stato guarito. Il miracolato lo aveva identificato come un uomo e poi come un profeta ora sperimenta che è il Messia ed esprime una professione di fede.
Gesù non può che mettere in evidenza ancora una volta le contraddizioni dei farisei che pensano di essere custodi della Legge, ma sono ciechi davanti alle situazioni che la vita pone. Quel tale piano piano recupera la vista mentre i farisei l'hanno persa completamente chiusi nel loro odio.
Il cammino verso la Pasqua è questo cercare di recuperare la nostra vista immergendoci in quella misericordia che è il vero collirio per la nostra vita e poter così riuscire a vedere la Luce, l'unica necessaria, che proviene dalla Risurrezione.

 

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