TESTO La mappa e riprendere fiato
don Angelo Casati Sulla soglia
I domenica di Quaresima (Anno B) (21/02/2021)
Vangelo: Mt 4,1-11
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Le rileggo con voi, le abbiamo da poco ascoltate. Le rileggo pensando ai giorni che stiamo attraversando e alla quaresima cui oggi diamo inizio. Rileggo ancora una volta con voi queste parole, per sentire, ancora una volta, il cuore commuoversi alla loro bellezza. Mi fa sognare il "ma", presente nel brano: cancella tante immagini truci o pallide di Dio. Ecco le parole: "In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. Poiché io non voglio contendere sempre né per sempre essere adirato; altrimenti davanti a me verrebbe meno lo spirito e il soffio vitale che ho creato". Dio in alto, ma sulla terra. E segno che ancora sia con noi, che si accompagni a noi sulla strada è il fatto che ancora ci abita il suo spirito, il suo soffio vitale.
Ma, permettete, la strada verso dove porta? La quaresima verso dove porta? E qui provo un sussulto. Certo, verso Dio. Ed è vero e ne parleremo. Ma dal nostro brano sono state tolte le parole che senza cesure lo precedono. E dicono di che strada si tratta e dove porta. Sentitele. Dopo l'ammonimento a non confidare negli idoli vani, eccole: "Chi invece confida in me possederà la terra, erediterà il mio santo monte. Si dirà: Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo". E' un popolo in esilio che deve ritornare alla sua terra: "Fate che ritornino tutti. Che nessuno rimanga indietro. Se ci sono ostacoli - e sempre ce ne sono - rimuoveteli, spianate, spianate!".
E' un Dio che ci accompagna verso una terra che sia per tutti. Sul modello di quella che ci attenderà alla fine dei tempi. Verso la costruzione di una terra che ce ne anticipi l'armonia. Non so se interpreto bene. Dove porta la quaresima di Gesù nel deserto? Non finiscono di intrigarmi le ultime parole del vangelo delle tentazioni in Marco: "Stava con le fiere e gli angeli lo servivano". Ammansite le fiere, una terra ammansita, placata, tranquillizzata. Quella di cui abbiamo estremo bisogno. A cui aneliamo. Come arrivarci? O, forse meglio, come avvicinarci? Sembra di capire: iniziando da un cammino dentro di noi, siamo sempre in cammino dentro di noi, o dovremmo esserlo. C'è il pericolo che io mi dimentichi di chiedermi dove sono incamminato - dove vai? - o a che punto sono del mio cammino.
E allora mi fa bene una pausa, una sosta per controllare la mappa e, anche - lasciatemi dire - per riprendere fiato. Benedette anche le pause. La scorsa domenica ricordavamo un pensiero di Etty Hillesum, la giovane donna olandese, non ancora trentenne, morta ad Auschwitz. C'è una sua parola meno citata, l'ultima, raccolta nel suo Diario: "Bisogna saper accettare le proprie pause!!!". Scritta a caratteri maiuscoli, tre punti esclamativi! Voi mi capite, si può dare alla frase molti significati. Forse anche questo: fa parte della nostra fragilità aver bisogno di pause. E allora questi quaranta giorni anche come pausa dentro quello che - a volte capita - è uno sfrenato correre. Per un controllo della mappa e per riprendere fiato. Penso alla pausa di Gesù nel deserto, prima di partire per la sua missione. Penso alle tentazioni di Gesù: non è forse vero che sono proprio le tentazioni che fanno ostacolo sul cammino verso una terra di umanità condivisa, di armonia? Spianate, spianate.
Forse potremmo radunarle in una: un delirio di onnipotenza. Tentazione è Il non riconoscimento della nostra precarietà, una precarietà che questi giorni ci hanno messo palesemente davanti agli occhi. Non siamo uomini o donne dei miracoli: "Di' che queste pietre diventino pane!". Il rifiuto della propria fragilità. Che non ti risparmia la fatica di un pane che ha bisogno di luoghi e di tempi, i solchi nel terreno arato, la semina, il raccolto, la macina, l'impasto, un forno. Tutto insieme, tutti insieme. La tentazione di chi vuole esibire se stesso, altro delirio dell'io. Il punto più alto del tempio: "Gettati giù...ti porteranno con le loro mani gli angeli". Apparire e non essere. Purché ti si veda.
Quando sta scritto: "Vedano le vostre opere belle e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli". Delirio dell'io, dell'onnipotenza, nella pretesa di ridurre tutto a possesso. Il monte altissimo, i regni della terra, la loro gloria: "Tutte queste cose ti darò...". Voi mi capite, tutto ridotto a possesso, a cosa, l'appropriazione. Che non fa certo l'armonia della terra. I vaccini per un terzo dell'umanità, i paesi poveri esclusi. Piccola fessura da cui vedere i macigni da spianare. Verso una terra che racconti un minimo di armonia umana e divina. E come riempirci - ci viene la domanda - della libertà che ha Gesù: "Vattene, Satana!"? Penso che una via sia, nei giorni che verranno, riempirci gli occhi di lui, riempirci gli occhi di Gesù. Incominciando dal deserto in cui fu condotto dallo Spirito, il deserto che prende, nella Bibbia, molteplici significati.
Tra i tanti vorrei segnalarne uno: deserto come terra di silenzi. Pause di silenzio nei quaranta giorni, in cui ascoltare voci: affinare l'udito, perché le voci che fanno respirare la vita sono quelle di coloro che custodiscono come privilegio il non urlare, il non sfondare, ma solo proporre e bussare. Così la voce di Dio in un sottile brivido di silenzio. Così le voci che mettono in cammino l'anima. Voi mi capite, tutto questo non è facile in un mondo dove il cicaleggio, il chiacchiericcio, il blaterare è diventato costume dominante, un mondo in cui il silenzio si è fatto merce rara. Rara e preziosa. Direi in tutti i campi. Tant'è che un riconoscimento palese, di questa assenza, è venuto proprio in questi giorni da un laico pensoso, dalle colonne di un quotidiano laico, commentando come cosa da far stropicciare gli occhi, la notizia che una donna, chiamata ad essere una portavoce, avesse osato dire: "Si parla solo se si ha qualcosa da dire".
Ecco il commento: "Si trasecola, non ci si crede, è troppo bello per essere vero, ci si abbraccia commossi... Non so se vi rendete conto. È la rivoluzione. È il contrario preciso dello status quo. È la sovversione della ciancia ininterrotta che domina la Polis. È un chiudi-il-becco che vale una Pentecoste, è igiene mentale, è la liberazione del silenzio dalla spelonca nel quale era stato rinchiuso. Ed è, soprattutto, un'indicazione pietosa per i confusi, gli smarriti, i dannati del clic e del "vado in onda". Il deserto e il silenzio: trattenere il fiato per sfiorare il mistero che avvolge Dio, la vita, i viventi, ogni cosa.
E, dopo la pausa, fare strada. E' quaresima.