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don Mario Simula  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/01/2021)

Vangelo: Mc 1,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

In mezzo a noi circolano troppi profeti in negativo. Hanno del mondo una visione sciagurata e catastrofica. Sicuramente non è Dio che anima la loro parola.
Abbondano i profeti del nulla. Contrabbandano, con parole fosforescenti, ideali fasulli e fuorvianti.
Seminano illusioni a poco prezzo e portano fuori dalla strada della consapevolezza e di un impegno serio e responsabile.
Quando poi la profezia è un divorzio evidente tra le parole e i fatti, lo smarrimento della gente è palpabile. Anche il più semplice si domanda: “Se parla così bene, perché vive così male?”.
Il profeta è un dono prezioso di Dio. Si caratterizza per la coerenza della vita, sa annunciare la rivoluzione che trasforma veramente il cuore, la mentalità, le relazioni. Porta sempre un messaggio di speranza. Offre “visione”. Alimenta il sogno. Guardando il presente sa vedere il futuro come una novità che continua il cammino iniziato.
«... La profezia ha lo scopo di edificare, esortare, consolare».
Al profeta chiede l'amore autentico per Dio che parla e per ogni persona alla quale la Parola è destinata.
Chi parla in nome di Dio usa un linguaggio comprensibile, vicino, incarnato nella storia di ciascuno.
E' un bisogno di Dio che la Parola lo renda vicino, familiare, coinquilino, riconoscibile, alla portata dell'ultimo, del più disagiato. Per ciascuno di noi la Parola è pane spezzato. Deve essere profumato, nutriente, saporito, manna che scende dal cielo, destinato a tutti gratuitamente.
La profezia di cui parla il Libro Santo manifesta l'incontro del profeta con il Dio della condivisione.
Quel Dio che soffre con noi e che accetta con gioia la simpatia, il dialogo faccia a faccia di chi parla in suo nome.
Il nostro Dio è un Dio che ama, è un Dio conosciuto all'uomo, è un Dio che si occupa dell'uomo.
Il trasmettitore fedele della rivelazione del Signore è l'uomo che sente le vibrazioni del cuore di Dio e se ne fa portavoce. La passione e la sofferenza viscerale di Dio incombe sul profeta. Irrompe su di lui come una tempesta dell'anima e si impossessa della sua vita.
Nella Scrittura il profeta non manifesta i suoi pensieri, le sue idee su Dio. Manifesta il Dio reale sperimentato, travolgente, esperienza viva a tal punto da non poterlo tenere per sé.
Ognuno di noi dovrebbe diventare capace di conoscersi, perché attraverso il profeta ha conosciuto Dio.
Il Vangelo ci rivela di Gesù una definizione straordinariamente bella e familiare, scaturita dalla bocca stessa della gente: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità.
Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i ciarlatani “pieni” di parole “vuote'”.
Le nostre comunità, le nostre famiglie, i luoghi di lavoro, le scuole nelle quali si insegna e si educa, gli ospedali, le case che accolgono gli anziani, gli uffici, gli spazi della politica e dell'economia hanno bisogno certamente di competenti. Hanno soprattutto sete e urgente bisogno di persone che sappiano parlare in nome di Dio e portare dappertutto la sua presenza.
L'umanità di ciascuno è una profezia, come lo è ogni servizio reso con scrupolo e con tempestività affettuosa.
Tu sei colui che Dio manda a portare i gesti della misericordia, le parole della pace, i messaggi della comunione reciproca.
Chiediti qualche volta: “E se fossi io il messia, colui che è mandato in quella situazione, proprio in quel momento, proprio per portare quella consolazione, per manifestare quella tenerezza?”.
Noi siamo sentinelle della fede. Coraggiose. Le cui virtù prevalenti sono la franchezza, il culto della verità, l'ardimento di scuotere ogni mediocrità, ogni quieto vivere.
Persone che, parlando in nome di Dio, non hanno paura di nulla e di nessuno. Non parlano in nome di altre divinità che vanno di moda da sempre: il guadagno spesso illecito e senza pietà, il piacere come legge unica di scelta, il potere come sete inestinguibile che continuamente esige il sangue degli ultimi di ogni tipo.
Il sogno di Dio è questo: che attraverso me e te, la tua e la mia comunità, il mio e il tuo servizio, si annunci sempre e soltanto il Suo Vangelo nuovo e liberante.
Vorrei sentirmi dire un giorno, da qualcuno semplice e non cortigiano: “Parla diffondendo il Vangelo con autorità. L'autorità innegabile della sua vita!”.

Gesù, sento urgere dentro di me il bisogno del Vangelo da vivere.
Sento urgere dentro di me il bisogno del Vangelo da annunciare.
Tu, Gesù, l'hai messo nelle mani e sulle labbra di ogni tuo discepolo, scegliendo di compiere un atto di fiducia immenso. Proprio così, Gesù, ti sei fidato anche di me. Anche del vescovo, anche dei mie amici preti, di tutti i laici che credono nella tua Parola.
Credo, Gesù, che il Libro debba essere la nostra mensa sempre imbandita, che profuma del miele della tua Parola.
Tu ci inviti a fermarci in preghiera davanti ad ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Ci chiedi di assaporarla, ci chiedi di ruminarla, ci chiedi di servirla, sempre, con sovrabbondanza, dopo che nel silenzio l'abbiamo fatta diventare preghiera, lamento, grido di gioia o di dolore.
Gesù, donaci un cuore onesto, sincero e coraggioso per parlare al posto tuo.
Gesù, donaci l'amore viscerale alla verità. Sradica da noi ogni intolleranza, ogni durezza, come se quello che tu dici e ci chiedi di annunciare non ci contestasse in prima persona.
Ogni verità è carità. Ogni rigidità è un'imposizione.
Gesù, brucia le mie labbra perché siano pronte a parlare per Te.
Gesù, metti sulla mia bocca le tue parole se sono balbuziente e impacciato.
Gesù, donami il fuoco di Elia che non teme di essere perseguitato per il tuo nome.
Gesù, donami la grazia di non tradire mai la tua fiducia anche se sbaglio. Tu sai purificarmi. Ma io devo sempre ripetermi: “Guai a me, se un giorno dovessi smettere di annunciare il Signore con le parole e soprattutto con la carne della mia esistenza.
Don Mario Simula

 

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