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TESTO Il prato verde

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica dopo l'Epifania (Anno B) (24/01/2021)

Vangelo: Mt 14,13b-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Progetti una cosa, ne accade un'altra. Che ti scombina i programmi. Accade spesso nella nostra vita. E tu dici: "Mi è andata buca". Accadeva anche a Gesù. Quel giorno, per esempio, sentiva bisogno di un luogo appartato. Difficile dire con certezza da dove nascesse quel bisogno. Veramente il nostro brano nell'originale inizia con un "udito ciò". Che cosa aveva udito? I discepoli del Battista, dopo aver seppellito il cadavere decapitato del loro maestro, erano andati a riferire la cosa a Gesù, e Gesù, udito ciò, era partito su una barca verso un luogo deserto.

Possiamo forse immaginare che la morte di Giovanni l'avesse profondamente turbato e sentisse bisogno di silenzio. Di fronte a sconvolgimenti servono luoghi di intimità, quasi un deserto. Era il programma di quella giornata. Ed era andata buca. Perché la folla aveva subodorato gli intenti e, a tappe forzate lungo il litorale, era riuscita persino a precedere lui che veniva per lago, così che, sbarcando, Gesù si accorse che il luogo immaginato deserto era diventato in realtà folla. E' scritto: "Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati". Mi fa pensare questo verbo "sentì compassione": anche questo un verbo che diventa fessura per scoprire chi è Gesù: uno che mette in secondo piano i suoi programmi, quando di mezzo c'è una umanità dolente che gli prende gli occhi. Gli fa cambiare i programmi. E badate bene erano programmi di tutto valore: cercare silenzi in cui sfiorare il volto di Dio.

Mi sorprende questo verbo "sentì compassione" anche per il fatto che questo verbo, nel suo significato originale, allude all'utero materno, alle viscere di una donna, alluda al femminile. E dunque mi svela un Gesù che quel giorno su quel litorale si senti fremere nel più profondo, come una donna, per l'assedio di quei malati. Prevalse quel fremito. Ha il sopravvento la compassione. E chissà se nella mia vita ha il sopravvento la compassione. Una compassione che diventa guarigione. Diventa gesto, non rimane sentimento. E la domanda che mi affiora è se pure la nostra compassione non debba prendere la forma della guarigione, Subito il pensiero mi corre a medici e a personale sanitario che si sono prodigati per migliaia di malati in questi mesi, e non era solo gesto professionale di alta competenza; era accompagnato da occhi, da utero materno, da desiderio di riempire solitudini.

Mi rimane così la domanda: quale il mio gesto al fremere della mia compassione? E che cosa posso tentare io di guarire? E vengo alla condivisione dei pani da parte dei cinquemila, e poi c'erano donne e bambini. Forse allora non rientravano nelle statistiche. "Si è fatto tardi e il luogo è deserto" dicono i discepoli e invitano Gesù a congedare la folla. Sembrano, lì per lì, sfiorati da un moto di compassione. Che però non diventa gesto. E' come quando, di fronte a problemi drammatici che coinvolgono altri, abbiamo la risposta pronta: "Ma si diano un po' da fare!". Senza chiederci se hanno o no la possibilità di darsi da fare. Gesù responsabilizza i discepoli: "Voi stessi date loro da mangiare". Quasi dicesse: "Non scaricate il problema". Anche questo un vizio che non si è perso nel tempo, ampiamente in uso in questi giorni di pandemia. "Ognuno" sembra dire Gesù "faccia la sua parte". Faceva eco il nostro Arcivescovo nel suo discorso di Sant'Ambrogio: "Tocca a noi, tutti insieme". Senza rifugiarci dietro il fatto che abbiamo poco e non basta neppure per noi.

Fu l'obbiezione dei discepoli: "Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!". Ed egli disse: ""Portatemeli qui". Una sfida, che chiede fede vera, perché nella mani tu vedi il tuo poco, così poco! E sei chiamato a credere che può diventare possibile ciò che umanamente tutti diremmo impossibile. "Portatemeli qui". Affidatevi a un'altra parola, una parola che chiede di mettere in comune i cinque pani e i due pesci. Chiede di fare proprio un criterio alternativo al detto: "Ognuno pensi per sè, e Dio per tutti". Su quel prato si diede inizio a un criterio nuovo, che è la condivisione. Non so se vi siete accorti, ma il brano non parla di pezzi di pane che si moltiplicano, ma di pani che vengono spezzati. Lo sguardo è su quel passare dei pani di mani in mani, perché questo è il vero segno, il miracolo: che la distribuzione non si fermi e il pane arrivi a tutti.

Oggi si ferma prima, ben prima! Non vi pare? Anche oggi lo stesso problema, e sembra un problema irrisolvibile, continuiamo a rigirarcelo nei nostri discorsi, se non apparteniamo a coloro che addirittura lo negano, lo danno come un dato cui non si può sfuggire, se vogliamo che reggano i nostri sistemi economici, negando la visione alternativa, quella di Gesù. Ma non è forse vero che qualcuno viene a dirci, statistiche alle mani che solo dirottassimo una sola parte di quanto spendiamo per armamenti di guerra avremmo risolto alla radice il problema? Ma non si fa. E allora vorrei confidarvi che in questi giorni mi si è acceso il cuore al pensiero che finalmente è entrato in vigore il trattato internazionale per l'illegalità non solo della costruzione, ma persino del possesso, di armi nucleari. E la Santa Sede la prima a firmare. Un sussulto di speranza.

Vorrei finire ricordando di quel segno sul litorale i verbi di Gesù. Sono gli stessi dell'ultima cena e ci vengono passati ad ogni Messa: "E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla". "Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione": la bellezza di un cuore grato. Che brutto quando siamo in assenza di gratitudine, come se tutto fosse ovvio, anche il respiro, tanto è di tutti i giorni. Nella prima lettura della Messa mi ha molto colpito la lamentazione degl ebrei nel deserto, dicono. "Non vediamo che manna intorno". Ed era poco? Quasi fossero ciechi. Non vedevano, oltre la manna? E poi Gesù che spezza e distribuisce. E, dietro lui, i discepoli. Spezzare e distribuire. Ricordiamo i verbi. Quando accadono in un luogo deserto, lo fanno impazzire di gioia, e appare il prato verde. Seduti su un prato verde.

Conosciamo i verbi: alzare gli occhi al cielo e benedire Dio, spezzare il pane e distribuire. E il deserto si fa prato verde.

 

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