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TESTO Commento su Giovanni 1,35-42

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/01/2021)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,35-42

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Questa seconda domenica del tempo ordinario ci propone l'inizio della missione pubblica di Gesù secondo Giovanni. Il Battista, indicandolo ai suoi discepoli, disse: «ecco l'agnello di Dio». Tradotto: ecco colui che attendevamo, ecco colui che è venuto a sacrificarsi per noi, ad amarci fino in fondo, a prendere su di sé il male presente nel mondo per redimerlo. Il Battista indica dunque Gesù. Vi è qui la missione di ogni cristiano: indicare alle persone che ha accanto la presenza di Gesù, la salvezza in Gesù. La nostra vita e le nostre parole dovrebbero essere come un dito puntato verso Cristo. Che vi sia qualcuno che si fermi a guardare il dito può capitare, l'importante è che non tiriamo a noi stessi, ma portiamo a Lui! Lo facciamo?

I discepoli iniziarono a seguire Gesù, che al vederli pone loro una domanda: «che cosa state cercando?». Parole profonde, sulle quali sarebbe bene soffermarsi un po' prima di procedere oltre: “che cosa cerco profondamente nella vita? Che cosa? Per che cosa o per chi sto vivendo?”.

«Maestro, dove abiti?». Alla lettera: dove dimori? In Giovanni rimanda all'inabitazione di Dio, all'unione profonda con Lui. Come a dire: “dove sta di casa il tuo cuore? Su chi ti poggi? Chi colma le profondità del tuo essere?”. In fondo la domanda di Gesù getta luce su quel desiderio di un “di più” che alberga in tutti noi, intercettabile in quell'insaziabilità che ci rinvia sempre ad un oltre. È in fondo il desiderio della santità, della presenza di Dio in noi.

«Venite e vedete» è la risposta del Signore. Cioè state con me, frequentatemi e capirete, e sperimenterete. Non c'è da aggiungere altro. C'è solo da dire il nostro sì al volerlo frequentare, all'incontrarlo assiduamente nei sacramenti, a elevargli mente e cuore nell'arco delle nostre giornate, a meditare la sua Parola, a cercare in tutto la sua santa volontà, mettendo il cuore in ciò che qui e ora ci chiede di fare. Il resto, passo dopo passo, si chiarirà. Sì, un passo dopo l'altro; così Dio illumina il nostro cammino!

 

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