TESTO Dio grida che ci ama!
Battesimo del Signore (Anno B) (10/01/2021)
Vangelo: Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Se pensiamo all'acqua è spontaneo il pensiero della vita. Perché tutti abbiamo bisogno di bere per vivere, ogni cosa ha bisogno dell'acqua: l'agricoltore senz'acqua non può irrigare, ogni bevanda ha una base di acqua, anche il muratore ha bisogno dell'acqua per impastare il cemento e la casalinga per pulire... E come non pensare al fatto che il corpo umano sia costituito per più del 60% di acqua?
Ma l'acqua è anche morte. Pensiamo agli tsunami o a quante persone annegano nel mare... Qui è il punto.
Oggi festeggiamo il Battesimo di Gesù (Mc 1,7-11). Gesù viene immerso nell'acqua e scende lo Spirito Santo e una voce dal cielo dice: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
In Gesù anche noi veniamo battezzati. Baptizo in greco significa immergere. Nella tradizione orientale quando si battezza un neofita, viene completamente immerso. Quasi a perdere fiato. Quasi ad affogare. Il significato è chiaro: Veniamo immersi nell'acqua che Dio benedice e il nostro peccato viene affogato. Dice San Paolo: l'uomo vecchio, quello che porta con sé il peccato, muore, ne nasce uno nuovo: non più solo figlio di donna, ma un figlio di Dio per opera dello Spirito Santo che, invocato, scende e rinnova.
È allora che diventiamo cristiani, ovvero creature nuove in Cristo. Da quel momento nell'intimità del nostro cuore Dio si aspetta che viviamo come Suoi figli e continua a ripeterci: Tu sei un Figlio mio, amato: di te mi compiaccio.
Perciò anche noi diventiamo strumenti di vita per qualcun altro. Ma è sempre così? Sono sicuro che non produco “morti” attraverso i miei atteggiamenti/parole/sguardi...?
- Nella mia vita mi preoccupo di essere coerente con la mia fede?
- C'è qualcosa di cui sento che Dio possa non compiacersi di me?
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