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TESTO Alla luce della stella un regalo macabro

Michele Antonio Corona

Epifania del Signore (06/01/2021)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Cosa direste se per la nascita del vostro primo (secondo, terzo, quarto...) adorato figlio o figlia una persona importante, e sconosciuta, vi portasse in dono una piccola bara? Credo che nel migliore dei casi sobbalzareste. Si potrebbe compiere qualche gesto apotropaico. Qualcuno potrebbe avere certamente una reazione sdegnata e magari violenta.
Quei magoi, che vennero dall'oriente, portarono al bambino mirra, oltre a oro e incenso. La mirra serviva principalmente per ungere il corpo dei morti prima della sepoltura. È come dire al bambino: ora che sei nato, ti dono qualcosa per la tua morte. Certo, chiunque nasce deve morire, ma glielo si può ricordare anche con garbo e non certo nei primi mesi di vita. Potremmo dire: morirò certamente, ma non ho fretta di farlo.
Eppure in quel dono “macabro” potrebbe essere racchiusa la chiave di volta dell'intero senso dei racconti dell'infanzia narrati da Matteo.
L'evangelista non ha alcuna intenzione di creare una biografia di Gesù, ancor meno mettersi in antagonismo al racconto di Luca o dei vangeli apocrifi (ad esempio quello di Giacomo, dal quale abbiamo attinto tanti particolare che trasmettiamo nella tradizione popolare). Matteo non è un biografo, ma un evangelizzatore. Il suo compito è trasmettere la Buona notizia racchiusa proprio nel dono macabro della mirra. I lettori del suo vangelo e gli ascoltatori del Buon annuncio non possono perdere di vista che il nucleo centrale della fede in Gesù Cristo è il mistero di salvezza in cui deve essere letta la sua morte e risurrezione, racchiusa in quella mirra.
Matteo sembra dirci che non ha intenzione di ingannarci in alcun modo e che la sepoltura di Gesù - momento di unione tra il Golgota e il giardino della Pasqua - è il momento fondamentale per la sequela del discepolo. Quella mirra è per il bambino Gesù, ma soprattutto per chi si incammina dietro al Maestro di Nazareth, al nuovo Mosè. Non si va verso la Pasqua senza la coscienziosa convinzione del passaggio fondamentale della morte.
In questo anno liturgico Marco ce lo ripeterà tre volte: il Figlio dell'uomo deve essere tradito, angariato dagli anziani e morire prima di risorgere. La morte, che lo vogliamo o no, è tra i momenti decisivi della nostra esistenza. Non stiamo facendo l'elogio della morte, ma della luce che illumina la vita e anche quel momento.
Matteo racconta di una stella che illumina e guida il cammino dei magoi. Questi astronomi pagani sono intrisi di curiosità e di meraviglia davanti a una luce che si muove e che li muove. L'intera liturgia dell'Epifania narra e ci invita a guardare la stella, non per scoprirne la posizione o la congiuntura astrale, bensì per entrare dentro la dinamica del comunicare di Dio. Non smette di parlare e di convocare l'uomo attraverso Gesù Cristo.
Non conosciamo il mistero di Dio? Paolo dice agli Efesini che per rivelazione gli è stato fatto conoscere il mistero. Anche a noi attraverso Gesù Cristo. La prima lettura ci fa scorgere la luce nuova della stella e il suo brillare che risplende nella nostra vita, anche al momento della tanto temuta morte.

 

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