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TESTO Nessuna rivalita', ma tanto amore e comprensione

padre Antonio Rungi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2005)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

La parola di Dio di questa domenica XXVI del Tempo ordinario ci offre vari spunti di riflessione per incentivare il nostro cammino spirituale e vivere in modo cristiano la nostra esistenza nel tempo presente.

Interessante è il testo della Lettera di San Paolo Apostolo, nel quale vengono presentate alcune tematiche dottrinali e morali, di cui fare tesoro nella nostra quotidianità. "Fratelli, se c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma piuttosto quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre".

Il modello a cui ispirarci nella vita è Cristo crocifisso. In Lui è possibile riscoprire l'importanza di certi valori e di determinate virtù, che, oggi in particolare, abbiamo dimenticato. Soprattutto quella virtù dell'umiltà che non trova più accoglienza nella vita di tanti cristiani e di tanti ecclesiastici. Qui ci vengono ricordati l'umiltà di Cristo ed il suo abbassamento a noi per redimere l'umanità. Tale modello di vita deve ispirarci comportamenti compassionevoli, di collaborazione e di promozione dell'altro. Nessuno infatti consideri gli altri inferiori a se stesso, bensì superiori. E ciò non per falsa modestia, bensì per una questione di prospettiva e di angolazione dalla quale valutare il nostro ed altrui comportamento, quello appunto della fede. Quanto sia difficile oggi trovare tra noi persone davvero umili e disposte a tutto per promuovere gli altri. E' molto facile, invece, incontrare in tutti gli ambienti le persone invidiose, gelose, che remano contro, che ostacolano ogni cosa, che opera per spirito di rivalità per vantare se stessi davanti agli altri, magari offendendo dignità e ruolo che ricoprono gli altri. Quanto è difficile avere gli stessi sentimenti di Cristo. Quanto invece è facile avere sentimenti e risentimenti umani che non aiutano affatto a farci crescere in santità e bontà davanti a Dio e agli uomini.

Di fronte alla durezza del nostro cuore, all'arroganza e alla presunzione, espresse in tanti modi, magari anche sotto falsa modestia, risuona particolarmente interessante il testo del libro del profeta Ezechiele che ascolteremo in questa domenica. Si tratta di un esplicito appello alla conversione personale, che parta della convinzione che molto spesso il nostro operare è completamente sbagliato, mentre accusiamo gli altri dei nostri fallimenti e delle nostre pochezze morali. Meditiamo questo testo: "Così dice il Signore: "Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d'Israele. Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà". C'è nel brano una chiamata alla conversione personale che deve partire dalla riflessione serena sul nostro agire. Quando scaviamo nel nostro intimo ci accorgiamo delle nostre tante cattiverie e debolezze. Dalla coscientizzazione di tutto questo nasce la necessità e l'urgenza di abbandonare l'ingiustizia e vivere in rettitudine e coerenza di vita.

In questo contesto calza a proposito il salmo responsoriale della Parola di Dio di oggi, tratto dal Salmo 24: "Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato. Ricordati della tua fedeltà che è da sempre. Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie".

Abbiamo bisogno di conoscere le vie del Signore, di scoprire ogni giorno la volontà di Dio su di noi. Dio è misericordioso e si mostra tale soprattutto nei confronti di quanti si riconoscono peccatori. Ad essi apre vie insondabili perché possano fare esperienza di un Dio che è Padre, prima di essere un Dio-Giudice.

Il testo del Vangelo di Matteo che ascoltiamo oggi è una iniezione di incoraggiamento e di recupero di una stile di vita autenticamente evangelico: "In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli".

Dio è vicino in modo del tutto singolare a quanti sono i più deboli della società o che vengono emarginati ed esclusi dal consesso sociale, ove ciò che conta non è la santità personale e la testimonianza di vita buona, ma solo il proprio interesse e tornaconto. Quel monito racchiuso in questi versi "I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio", deve far riflettere noi che pensiamo di essere santi ed immacolati. Se questa espressione è stata riportata nei testi evangelici e noi oggi la riascoltiamo in tutta la sua freschezza un motivo c'è, ed è quello che effettivamente, come cristiani, siamo chiamati a fare scelte radicali per il Signore se vogliamo essere credibili su quello che diciamo. In poche parole, si tratta di reimpostare tutta la vita cristiana, alla luce degli insegnamenti che ci vengono direttamente dal Vangelo, l'unico che può educarci a vivere secondo il cuore di Cristo e trasmettere i suoi insegnamenti.

 

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