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TESTO La buona notizia? Ri-scoprire, ancora una volta, di essere figli

Michele Antonio Corona

II Domenica dopo Natale (03/01/2021)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Siamo tutti figli, e senza eccezioni. Chi potrebbe discutere questa verità? Chi le si potrebbe opporre? Sappiamo che ogni essere umano è figlio, altrimenti non potrebbe nascere. Si può non divenire padri o madri, ma certamente siamo figli e figlie.
La Parola di Dio in questa seconda domenica di Natale, che corrisponde alla festa del Santissimo Nome di Gesù, ci ricorda che siamo eredi e siamo figli predestinati nell'unico Figlio, amato.
In questi giorni di feste sottotono - in cui le riunioni familiari ci sono state vietate - abbiamo sperimentato la frammentazione della famiglia. Non di rado mi è capitato di sentire alcune persone dire: Quando erano vivi babbo e mamma (o magari anche solo uno dei due) trascorrevamo le feste e le vacanze insieme. Il clima era bello e gioviale. Eravamo ancora davvero una bella e grande famiglia. Alla loro (sua) scomparsa ci siamo persi di vista. Ognuno vive la festa in altro modo e non sentiamo più quella unione di allora.
Eccoci al punto. Ci si riconosce fratelli e uniti quando si ha un'origine comune, quando ci si riconosce in una radice condivisa.
Gesù ci offre la più grande Buona Notizia che noi diamo per scontata: siamo figli! Siamo figli amati! Siamo figli amati e cercati! Possiamo produrre tutte le più belle riflessioni teologiche ed esistenziali, possiamo conoscere la Scrittura a menadito, ma senza questa certezza - siamo figli amati - rischiamo il cortocircuito di Edipo o di Freud.
Il prologo di Giovanni (riproposto due volte in pochissimi giorni dalla liturgia) ci dice che il Verbo fatto carne ci ha dato il potere di diventare figli di Dio. Non figli di un ricco, di un potente, di un astro repentino del nostro mondo o di un influencer, ma di chi ha voluto il mondo e che si è speso per costruire una storia che fosse significativo per l'umano.
Il libro del Siracide, nella I lettura, sottolinea il cammino di avvicinamento della Sapienza alla persona. Noi pensiamo spesso che essere sapienti equivalga ad avere tante lauree o roboanti titoli di studio. Per la Scrittura il sapiente è colui che ha il polso della propria vita, chi riesce a gustare ogni momento della sua esistenza con consapevolezza e lucidità. Si può essere laureati e non laureati ma essere insipienti. Non contano le medaglie, quanto la capacità di senso che diamo a noi stessi e sappiamo trasmettere.
Ecco, dunque, il grande annuncio: Riconoscendoti figlio, cerca tuo Padre, fino a che non riuscirai a scorgere il suo volto. Un principio che sappiamo bene dall'esperienza tragica di tanti figli abbandonati da neonati, che non smettono di cercare la propria famiglia di origine.

 

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