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TESTO La famiglia di Nazareth modello per le famiglie di tutto il mondo

padre Antonio Rungi

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (27/12/2020)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

A poche ore della celebrazione del Santo Natale 2020, vissuto con tante limitazioni, soprattutto a livello familiare, ci troviamo in questa prima domenica del tempo natalizio a parlare della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
Oggi, infatti, festeggiamo i tre principali personaggi della nascita del Redentore: Gesù, Figlio di Dio, il salvatore e l'unico e vero festeggiato; Maria, la vergine purissima, che ha dato alla luce il Figlio di Dio; San Giuseppe, il custode del Redentore e padre adottivo di Gesù Bambino.
Tutte e tre costituiscono la santa famiglia di Nazaret che costituisce il modello perfetto di ogni famiglia naturale o acquisita. Nel contesto del Natale parlare di famiglia è scontato, in quanto il Natale è la festa della famiglia per eccellenza. E non c'è Natale se la famiglia non è unita, in armonia, tutta riunita non solo alla mensa del cibo quotidiano, ma a quella de cibo spirituale. La famiglia cristiana parte dall'esperienza di una vita di preghiera e da qui si estende poi a portare la luce nel cuore di altre famiglie o di altri gruppi sociali che sono strutturati sul modello familiare.

Attingendo dal vangelo di oggi i contenuti essenziali per riscoprire la bellezza della famiglia, anche in tempo di pandemia, possiamo indicare un possibile percorso natalizio per ridare senso e significato alle nostre famiglie, soprattutto a quelle che stanno attraversano una profonda crisi di identità dei membri che la compongono; padre, madre e figli.
E' il celebre brano del vangelo di Luca, nel quale ci viene raccontata la presentazione di Gesù al tempio per adempiere i doveri della purificazione. Infatti, quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore”. Nel momento in cui fanno ingresso nel tempio, c'è ad attenderli un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.
A questo sacerdote officiante nel tempio di Gerusalemme lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Quindi sentiva dentro di se questa spinta a prepararsi ad accogliere il messia. E così quel giorno, mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio. Arriva per l'anziano sacerdote il giorno più bello ed atteso della sua vita, quello di toccare con mano, prendere tra le sue braccia il bambinello Gesù, ben sapendo che il quello batuffolo di corpicino umano, era presente la natura divina e umana nella persona di Gesù Cristo, l'atteso messia delle genti e soprattutto di Israele.
A questo punto con il cuore palpitante di gioia e di emozione per il paradiso toccato con le sue mani ed anticipato in questo gesto e momento di avere tra le sue braccia il Salvatore, il vecchio Simeone eleva al Signore uno degli inni di lode e di ringraziamento più belli che possiamo trovare nei testi sacri: il Nunc dimittis, che tradotto in italiano significa questo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Questa preghiera, chi prega la liturgia delle ore, sa benissimo che è collocata a conclusione della giornata nella cosiddetta compieta. E chi prega con tale liturgia ogni sera prima di addormentarsi recita questa orazione e si affida al Signore nel cuore della notte.
Ma ritornando alla scena della presentazione al tempio, questa non termina con la preghiera del vecchio Simeone, ma con le ulteriori parole che il saggio e pio uomo israelita rivolge a Maria in particolare. Simeone Giuseppe e Maria e rivolgendosi alla madre di Gesù disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». A Maria viene anticipato in quel momento il dramma della passione di Gesù, indicato in quella spada che trafiggerà il suo cuore di Madre, perché istintivamente ogni mamma soffre quando vede morire un suo figlio, che nel caso di Maria è il Figlio di Dio, che tanto bene aveva seminato tra la sua gente e alla fine viene condannato a morte con il patibolo della croce.
Sempre riferito al brano del Vangelo di oggi troviamo sulla scena della famiglia di Nazaret, venuta al tempio di Gerusalemme, la figura eminente della profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Questa donna straordinaria era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Rimasta sola si dedica, come fanno tante donne anche ai nostri giorni, alla preghiera e al servizio del tempio. Infatti, Anna non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Non era la donna delle pulizie o della sanificazione degli ambienti in tempi di pandemia, ma neppure la volontaria di turno, nullafacente che stava a perdere tempo e vedere come far trascorrere la giornata in assenza di altri compiti ed uffici. In realtà lei nel tempio pregava e faceva penitenza. Quando è importante avere uomini e donne nella chiesa che pregano davvero e sanno sacrificarsi e fare penitenza. La profetessa Anna è un esempio di grande duttilità ed applicazione ai tempi di oggi.
Cosa avvenne allora? Che appena giunta nel tempio e vista la famiglia di Gesù, si mise anche lei a lodare Dio e poi a diffondere la buona novella di quel bambino, indicandolo per quello che era davvero: il messia, soprattutto a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Anna diventa la messaggera di speranza e la profetessa della rinascita. Quanto è importante che le donne di oggi svolgano questo ruolo nella chiesa e nella società.
Concluso di rito, Giuseppe e Maria avendo adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il resto della vita di Gesù infante è sintetizzato dall'evangelista Luca con poche espressioni che dicono tutto del clima familiare e santificato in cui è vissuto Gesù: “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Magari i figli di oggi potessero fare la stessa esperienza di Gesù nelle rispettive famiglie, nelle quali i coniugi respirano aria e profumo di paradiso, perché vivono a contatto con Dio e non a contatto esclusivo delle cose del mondo. Se ai figli si dona solo tutto che è materia, vivono solo di questo e si alimentano solo di essa; ma se vengono alimentati con le cose spirituali, da piccoli e da grandi, allora si che contribuiscono a formare una famiglia vera, nel senso cristiano del termine, diventando di esempio e di credibilità davanti agli occhi dei vicini e dei lontani. Gesù, Maria e Giuseppe siano ispiratori di famiglie rette e sante anche ai nostri tempi.

 

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