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TESTO Nessuna costrizione ma un caldo invito

mons. Roberto Brunelli

IV Domenica di Avvento (Anno B) (20/12/2020)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Quarta e ultima domenica d'Avvento. In questo tempo la liturgia ha richiamato l'attenzione dei fedeli soprattutto su due figure: Giovanni Battista, protagonista dei vangeli delle due precedenti domeniche, e Maria, celebrata l'8 dicembre e riproposta oggi, attraverso il racconto dell'annunciazione (Luca 1,26-38).

E' questa una delle pagine più dense dei vangeli, oggetto di ponderosi studi e commenti, ispiratrice di innumerevoli opere d'arte e spunto iniziale della preghiera più ricorrente, l'“Ave Maria”. Scrive l'evangelista Luca: “In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te. Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Lo Spirito Santo scenderà su di te... Nulla è impossibile a Dio”.

Questa tra virgolette è una sintesi dell'episodio chiamato appunto “Annunciazione”, che si legge oggi, domenica precedente il Natale, perché riferisce l'antefatto più diretto della nascita di Gesù: il suo concepimento, nel grembo di una vergine che tale continua a restare, perché quello che avviene in lei non è opera d'uomo.

Da secoli e secoli Dio aveva manifestato la sua intenzione di intervenire beneficamente nella storia degli uomini, per redimerli dalla misera condizione di peccatori; ma nessuno avrebbe neppure lontanamente immaginato che l'avrebbe fatto addirittura diventando uno di noi. Consideriamo: questo solo fatto costituisce qualcosa di impensabile: il Creatore, l'Eterno, l'Onnipotente, si abbassa sino a diventare una misera creatura umana! Se poi si pensa che questo prevedeva già la croce, cioè il totale dono di sé da parte del Figlio di Dio fattosi uomo, si rimane senza parole di fronte a tanta degnazione; quasi si tocca con mano la misura infinita dell'amore divino di cui gli uomini sono oggetto.

In questo quadro sublime si colloca in posizione preminente la figura di Maria. Il vangelo la chiama “piena di grazia”: degli innumerevoli personaggi della Bibbia, per nessun altro si usa questa espressione, che manifesta un amore di predilezione senza pari e un progetto che la coinvolge, assegnandole un ruolo unico e predisponendola a svolgerlo (appunto a questo scopo è stata resa “piena di grazia”). Eppure, quel progetto Dio non lo realizza senza la sua collaborazione: se Maria è obiettivamente importante perché da lei il Figlio di Dio ha preso la natura umana, è ancor più importante perché Dio l'ha fatto non obbligandola; come si dice nell'episodio di cui sopra, per incarnarsi in lei ha chiesto il suo assenso, ed ella l'ha liberamente dato (“Sono la serva del Signore, avvenga quello che egli vuole”).

Non è un caso: è l'abituale modo di procedere di Dio nel salvare gli uomini. Egli non costringe mai nessuno ad accogliere il suo dono; propone, invita, ma rispetta sempre la loro libertà, anche quella di rifiutarlo. Sta qui la drammatica grandezza dell'uomo: tanto caro a Dio, da indurre Dio stesso a scendere al suo livello e donare la vita per lui, eppure libero di rifiutarla. Torna alla mente la parabola del figlio prodigo, con quel padre, figura di Dio, che pur con dolore rispetta la volontà del figlio minore di andarsene lontano da lui, né costringe il maggiore a restare; e con infinita pazienza e speranza tiene sempre aperta la casa per riaccogliere chi non ha apprezzato il suo amore. Celebrare il Natale significa riflettere sulla nostra libertà e sull'uso che ne abbiamo fatto; significa comprendere quanto Dio ci ami, e quanto sia appagante vivere con lui.

Il Natale di quest'anno è problematico e doloroso per tanti motivi, ma sul piano della fede nulla è cambiato; anzi, proprio la fede aiuta meglio a coglierne il senso profondo. Perciò, buon Natale a tutti i lettori.

 

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