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don Angelo Casati  

V domenica T. Avvento (Anno B) (13/12/2020)

Vangelo: Gv 1,19-27a.15c.27b-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,19-27a.15c.27b-28

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

A mandarli quel giorno a Betania, a mandare sacerdoti e leviti dal Battista che stava battezzando lungo il Giordano, erano stati i giudei. A turbarli, quell'uomo fuori coro. Ed era ben più di una cosa a insospettirli. Battezzava fuori dalla città sacra, fuori dai luoghi deputati. E poi che preparazione aveva alle spalle? E a scuola di quali maestri era cresciuto? E con quale autorità lo faceva? E poi, tutta quella folla che andava a lui? Ma chi era costui? Ed ecco la domanda: "Chi sei?". Che attraversa ripetutamente il nostro brano. E che potrebbe essere anche una domanda buona, bella, sulle nostre labbra. Se nascesse da un desiderio di conoscere, di scoprire, di capire.

"Chi sei?". Ce lo chiediamo quando, per esempio ci avviene di incrociare una persona, al primo contatto interessante, o addirittura affascinante. Ne siamo colpiti e vorremmo capire qualcosa di più: "Ma chi è?". Vorrei sapere qualcosa di più. Una curiosità buona. Buona la domanda se viene da un desiderio sincero, se aperta all'inedito. Non così la domanda che viene dai sacerdoti e leviti, né sincera né aperta. Primo perché, a ben pensare, se erano lì, a condurli non era stato tanto un loro desiderio, ma un invio da parte di altri. Preoccupati che il Battista non rispondesse: che figura avrebbero fatto con coloro che li avevano mandati, giustappunto per saperne di più? Ma vorrei aggiungere che la domanda, la loro, non era nemmeno una domanda aperta, a tutto campo. Il tutto campo chiede di essere aperti all'inedito, a quello che non ti aspetti. Una domanda depotenziata, la loro, perché irrigidita in un casellario.

Loro hanno caselle pronte, in cui uno deve essere infilato, non è previsto altro, l'inedito. Fanno scorrere le caselle: "Tu, chi sei?". Egli confessò e non negò. Confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Chi sei, dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose. Gli dissero allora: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". E sostando sulla domanda "chi sei?", mi è venuto spontaneo pensare come a nessuno si dovrebbe fare il torto di confinarlo in una casella. Sarebbe offesa alla fantasia di Dio. Siamo noi che, privi di fantasia, abbiamo creato caselle e collochiamo ogni essere umano in caselle precostituite. Mentre, se fossimo liberi dentro, ci toccherebbe la meraviglia che non c'è casella per l'inedito dell'altro.

E nessuno che debba diventare come un altro. Scoprire. E non aver mai finito di scoprire. Qualcuno ha scritto che ogni essere umano è un libro. L'assurdo è quando ci capita di fermarci alla copertina del libro. Dico anche del vangelo. Sbandierarlo - e accade! - senza mai aprirlo e senza lasciarci stupire e fermentare da quello che sta scritto. Se libro poi è un essere umano, una donna o un uomo, ci toccherebbe chiedere la grazia che ci sia aperto dal di dentro e si diventi compagni di un'avventura condivisa. Succede quando si ama - quando si ama Dio o una donna o un uomo -. "Io ti amo. Ma tu chi sei?". E chi è Dio, chi è Gesù, chi è un uomo o una donna che incrocio. Sento che non posso pretendere lo svelamento né di Dio né di un essere umano.

Non posso pretenderlo, ma è vero anche che, quando mi è dato, quando cioè l'altro o l'altra, mi si apre, mi apre il suo libro, e quando io gli apro il mio libro, accade di vivere la bellezza dell'inedito, il raccontarsi e per fessure svelarsi, anima e corpo. Ricorda però che scopri poco a poco, e non avrai mai finito di scoprire. E ti rimarrà sempre un segreto dell'altro, dell'altra e di Dio, che non è da violare. Ma da venerare, soglia oltre la quale no. Dunque Avvento è anche attesa di scoprire. L'Avvento non è un tempo in cui far finta: ogni anno a far finta che accada quello che è già accaduto e che già sappiamo. No, anche quest'anno attendiamo in sincerità. Attendiamo di entrare più profondamente nel libro che è Gesù.

Mi sono chiesto: io ho ancora il coraggio di osare una domanda a Gesù: "Tu chi sei?", la domanda posta al Battista. Il Battista alla domanda rispose che era una voce: "Io sono voce di uno che grida nel deserto". E la parola deserto mi ha portato d'istinto a chiedermi se oggi ci sono voci che gridano, ma in un deserto. Voci silenziate, la voce degli ultimi della terra, la voce dei morti di questi giorni, la voce delle donne, la voce dei giovani. A volte mi sembrano voci che gridano nel deserto. E chi oggi grida per loro? Teniamo in cuore la domanda. Ma, insieme alla parola "deserto", mi intrigava, leggendo, l'altra parola: "voce". Io sono "voce". Vedete, la voce non è la parola, anche se poi dà corpo alla parola. Vorrei dire che è prima della parola. Ci capita di dire: "Ho riconosciuto la tua voce. La riconosco tra mille".

La voce è inconfondibile, è come legata alla persona. Gesù diceva: "Le mie pecore conoscono la mia voce". Potremmo dire tante cose della voce. Vorrei dire: fate attenzione alla voce, spesso è già anticipo di parole. Di parole e di azioni. Oggi il profeta Isaia, nel brano che abbiamo letto, parlava di colui che sarebbe venuto: ricolmo dello Spirito, avrebbe difeso gli umili, percosso i violenti. Avrebbe dato vita a un'era di serenità e di pace, di riconciliazione. Evocava i tempi con immagini che qualcuno oggi direbbe fuori dalla realtà, pura poesia: "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà".

Se posso, vorrei dirvi: non cancelliamole troppo in fretta le immagini. Teniamole come un orizzonte verso cui andare, come un clima con cui ricostruire. Lasciatemi dire il clima è fatto anche di voci, dei toni delle nostre voci. So che, dicendovi dell'importanza del tono della voce, corro il rischio di fissarmi su un particolare. Ma so anche che voi avete fiuto e intuito e intelligenza e che anche a voi capita di chiedervi se con questi toni di voce noi costruiamo o distruggiamo, siamo custodi di germogli o gelo che li brucia.

E se qualcuno mi dirà che sono un ingenuo incorreggibile sognatore, oserò dirgli che avvento è attendere e vivere l'inedito. Se no, che attesa è?

 

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