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TESTO Servire Cristo e non servirsene

mons. Roberto Brunelli

III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (13/12/2020)

Vangelo: Gv 1,6-8.19-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,6-8.19-28

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Anche nel vangelo di oggi (Giovanni 1,6-8.19-28), dopo quello della scorsa domenica, torna la figura del Battista; torna, e giganteggia: tanto più grande quanto più si percepisce la sua umiltà. In vista del Messia (termine ebraico, corrispondente al greco Cristo) annunciato da secoli, nella fervida attesa di un liberatore che sollevasse le sorti del popolo ebraico oppresso dalla dominazione romana, il Battista si era presentato con i tratti ispirati degli antichi profeti; la sua vita austera e la predicazione infiammata gli avevano guadagnato la stima generale, sicché gli sarebbe stato facile far credere di essere lui l'atteso. E invece no; quando glielo chiesero egli dichiarò apertamente: “Io non sono il Cristo”. “Chi sei, dunque? Che cosa dici di te stesso?” fu la successiva logica domanda, cui egli rispose, citando il profeta Isaia: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore”. Govanni si manifestò dunque come il semplice araldo, il precursore, incaricato di annunciare e preparare l'arrivo del Messia, il Cristo atteso: uno, disse, tanto più grande di lui da non ritenersi degno neppure di chinarsi a slacciargli i sandali.

L'affermazione illumina di luce singolare la figura di Gesù, perché gli stessi vangeli si direbbe a prima vista che collochino Giovanni quasi al livello di Colui che egli stesso riconosce tanto superiore a sé. L'evangelista Luca, ad esempio, narra in parallelo le vicende della nascita di entrambi, con lo stesso rilievo: prima l'annuncio a Zaccaria che sarebbe diventato padre, poi l'annuncio a Maria della divina maternità; segue l'incontro delle due madri in attesa, con il cantico di Maria (il “Magnificat”); quindi la nascita del figlio di Zaccaria, con il cantico da parte di quest'ultimo (il “Benedictus”), e la nascita del figlio di Maria. Giovanni dunque sin dalla nascita è stato coinvolto nella vicenda di Gesù; egli poteva vantare di essere stato oggetto di un'attenzione speciale da parte di Dio.

La sua grandezza sta anche nel non averne approfittato per sé, riconoscendo invece di essere soltanto l'umile battistrada, dando poi autenticità e credibilità alla sua testimonianza col mantenersi fedele ad essa sino al martirio. Deriva da qui il suo valore esemplare: a differenza dei tanti che hanno arringato e arringano le folle per il proprio tornaconto, non importa se in termini di prestigio, di potere o di danaro, Giovanni Battista si impegnò a beneficio di un altro, ritirandosi nell'ombra non appena realizzato il proprio compito. Servire Cristo e non servirsene, potrebbe essere stato il suo motto.

Un uomo che dedica totalmente la propria vita a un altro, che si consuma a guadagnare consensi a un altro, porta in sé una misteriosa grandezza: di una misura che, se non pareggia quella dell'altro, certo gli si avvicina. Basti verificarlo in uomini come l'apostolo Paolo, cui sarebbe stato facile impegnare il proprio genio per sé e non ad annunciare instancabilmente Cristo, nella facile previsione di dovere per questo dare la vita; o come - per stare a figure recenti ben conosciute - gli ultimi papi, dotati di carismi straordinari che guadagnarono loro prestigio e autorevolezza nel mondo intero, ma protesi instancabilmente a richiamare l'attenzione verso Colui del quale essi sapevano di essere soltanto i portavoce.

Ma citando questi uomini, collocati ai due estremi del percorso cristiano nei secoli, se ne devono comprendere innumerevoli altri, noti a Dio e talora anche a noi, che spesso con personale sacrificio hanno saputo porre Lui, e non sé stessi, al primo posto. Penso ai martiri, a tanti zelanti pastori, ai missionari, alle vergini consacrate, ai tanti fedeli laici che hanno pagato prezzi altissimi per restare fedeli al vangelo. Davvero l'esempio del Battista, riassumibile nel motto “servire Cristo e non servirsene”, ha fatto scuola, trovando spesso allievi non indegni del maestro.

 

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