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TESTO Commento su Marco 1,1-8

don Michele Cerutti

II Domenica di Avvento (Anno B) (06/12/2020)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Lo scenario in cui si contestualizza la storia che l'evangelista Marco va narrando è quello di una oppressione da parte dell'Impero romano non solo su quella zona geografica, ma in tutto il mondo conosciuto. Tuttavia, la storia della salvezza non si arresta e Dio mantiene fede alle sue promesse. L'atteso dei profeti ora si è fatto carne e vive in questa umanità. Da parte di tutti noi è richiesto l'accoglienza e ciò possibile preparando la strada a colui che viene.
Il rischio è di scoraggiarci, come gli Ebrei al tempo dell'esilio babilonese, che si convincono dell'idea che Dio non potrà più intervenire a causa della loro ripetuta infedeltà. Isaia, nella citazione riportata da Marco, li esorta a ritornare a quel Dio fedele abbandonando ogni paura. Sì, può capitare anche noi di trovarci a ripetute infedeltà e a piccole meschinità nei confronti del Signore, ma dobbiamo vivere con la certezza che Lui stesso intende sempre ricominciare nella nostra Storia una relazione con noi. Israele si dimostra infedele il Signore lo fa ritornare dall'esilio, ma una volta tornato ricade nell'infedeltà, ma nello stesso tempo Dio riserva a questo popolo il dono del Messia. La storia della salvezza ha un nuovo inizio.
Quello che Marco ci consegna è un invito a ricominciare e a non disperare.
Cristo il Figlio di Dio è la luce che ormai segna il nostro cammino. Abbiamo bisogno oggi più che mai di uomini come il Battista che non smettono di incoraggiarci a proseguire sulla strada tracciata. Il Signore non smette di inviarceli. Noi dobbiamo essere attenti ogni giorno di vederli e di scoprirli. Hanno la caratteristica come Giovanni di essere ai margini della nostra società e quindi molto lontani dai riflettori. Possono essere sacerdoti, ma anche laici che consacrati o sposati vogliono vivere in fedeltà all'insegnamento del Vangelo e della Chiesa. Fanno della loro vita una sorta di segnaletica per indirizzarci a Gesù stesso. Vivono nella consapevolezza che da Lui si attinge per la salvezza di ciascuno.
Risuona quello che Paolo VI affermava, nell'Udienza al Pontificio Consiglio per i Laici del 2 ottobre 1974, che: “l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. Lo stesso Santo affermava proprio che “gli uomini di questo tempo sono degli esseri fragili che conoscono facilmente l'insicurezza, la paura, l'angoscia” per questo “hanno bisogno di incontrare altri fratelli che irradino la serenità, la gioia, la speranza, la carità, malgrado le prove e le contraddizioni che toccano anche loro”.
Secondo sempre Paolo VI “le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme. Si capisce perciò come esse si attacchino alla testimonianza di esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo. Percorrono tutti gli angoli della Terra per trovare dei discepoli del Vangelo, trasparenti a Dio e agli uomini, che rimangono giovani della giovinezza della grazia di Dio”. Per questo motivo - concludeva Montini - “occorrono oggi più che mai dei testimoni dell'invisibile” perché, “le nuove generazioni vorrebbero incontrare più testimoni dell'Assoluto”.
Diventa allora anche responsabilità di ogni cristiano il tendere ad essere sempre di più testimone che sa indicare la via tracciata dal Maestro. Il Battista con la sua essenzialità da un lato e umiltà dall'altro che indica Gesù ci esorta a vivere il nostro discepolato con Lui cercando di volare alto. Ovvero non accontentiamoci di quella mediocrità che ci fa dire di essere cristiani, ma con il rischio di operare una vera e propria scissione nella vita. Il Battista ci esorta a tenere fede e vita non come realtà separate, ma unite ed integrate che non possono essere assolutamente divise.
Già nei suoi primi versetti Marco, in questo Vangelo che è noto per la sua brevità, ci interpella sul nostro essere chiamati a essere autentici discepoli. Siamo quindi rivestiti di una responsabilità grande perché se da un lato siamo chiamati a cogliere intorno a noi dei testimoni della fede dobbiamo essere a nostra volta anche noi capaci di testimonianza. Non è un caso isolato il testimone, ma tutti siamo coinvolti per essere una sorta di segnaletica del cammino di coloro che vogliono avvicinarsi a Gesù, Figlio di Dio.

 

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