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TESTO Siate profumo!

don Angelo Casati  

III domenica T. Avvento (Anno B) (29/11/2020)

Vangelo: Gv 5,33-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 5,33-39

33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.

Passare la voce. Nella babele delle voci - un po' babele, anche la mia - il Battista se lo sentiva compito suo, quello di passare la voce. Passare la voce e fare lanterna sul viso di colui che viene, Gesù da Nazaret, fare luce su una benedizione per la terra: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore". Fare lanterna. Noi tutti conosciamo l'emozione che ci prende quando nel buio, al fiato di una fiamma, escono dal nulla, dal nulla del buio le cose o, ancor più, i tratti di un volto. Diciamo: "Benedetta la lampada!". E, paradossalmente, più è il buio, più la suggestione ti prende, perché il viso si accende di vibrazioni. E già i miei pensieri vanno vagando: perché forse c'è da registrare che la paura del buio, delle solitudini, la sconfiggono i volti, o una mano che ti stringe nel buio, una carezza. Lanterne.

E io? Io sono lanterna che fa rivivere un volto o, in una stagione abbuiata di suo, spendo parole o gesti che aggrumano il buio? Perché parlo di lanterna? Perché Gesù, in faccia a interlocutori grigi, dice che il suo volto, in parte, era stato illuminato da una lanterna, dal Battista: "Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce". Scribi e farisei si erano rallegrati, per un minimo, poi subito erano ripiombati nel buio, nel buio dei loro pregiudizi, della ossessione di tradizioni e verità, le loro, non negoziabili. Il sabato e il suo riposo non erano negoziabili. E quell'uomo paralizzato, il profeta di Nazaret non solo lo aveva guarito, ma lo aveva poi invitato a prendere su il suo lettuccio. Il chiarore sul viso di Gesù, quello che veniva dalla testimonianza del Battista, si era subito spento.

Ma Gesù, replicando ai volti grigi, dice che lui gode di una testimonianza ben maggiore di quella del Battista, più luminosa, la testimonianza del Padre. Non si erano forse aperti i cieli sul Giordano e la voce del Padre a svelarlo come il suo figlio, l'amato. E' interessante - e non è un dettaglio - che, secondo Gesù, a testimoniare che lui sia il Figlio sono le opere che fa. Che sono le stesse di quelle del Padre suo. Guardino le sue opere. Guardino l'ultima: ha fatto camminare un paralitico. Anche a questo proposito mi nasce in cuore una domanda sulla mia testimonianza. A dare testimonianza sono le opere. E le mie sono le opere di Gesù? Faccio camminare qualcuno? Dono libertà da ciò che lo trattiene? Testimoniare dunque è parlare con le opere, buone e belle.

Opere che, quando te ne accorgi, ti fanno dire: "Che bello" Ci sono. E non sono mai esibite, spesso abitano case qualunque, nascono dalla segretezza evangelica: "Non suonare la tromba davanti a te... non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra". Parlare di Dio con le opere belle. In questi giorni per una serie di coincidenze inimmaginabili - dono di una ragazza e di un ragazzo - mi si sono riaffacciati alla memoria tre versi - dico tre - di una poesia, che, letti, non li dimentichi più. Come parlare di Dio? Sono parole di uno scrittore, poeta, saggista, drammaturgo greco, uno dei maggiori del XX secolo. Nikos Kazantzakis. Eccoli:


La quercia chiese al mandorlo:
Parlami di Dio.

E il mandorlo fiorì.

Si parla di Dio fiorendo. Fiorendo in bellezza. Come il mandorlo il primo a fiorire, l'ultimo a perdere le foglie. Parlano di Dio donne e uomini che assomigliano al mandorlo con la loro vita; parlano di Dio fiorendo. Raramente ci hanno raccontato nelle catechesi che Dio è fiore e noi lo raccontiamo fiorendo. Germoglio è il suo nome. Germoglio il nostro nome. Il contrario dell'intisichire.

Che spettacolo, per esempio, quando vediamo le ragazze e i ragazzi splendidi crescere, vederli a poco a poco fiorire. Ci ricordano che è vietato intisichire, vietato per noi, per la città, per le periferie del mondo.

Siamo fatti per fiorire. Di pensieri, di gesti, di sentimenti, di amori. In queste domeniche di avvento siamo in cerca di verbi che cantino l'attesa. Ebbene, a fianco del verbo "fiorire", verbo di attesa, vorrei aggiungere il verbo "profumare". Oggi infatti di profumo parlava il brano della seconda lettera ai Corinzi. Bellissimo! Di Dio si dice che "diffonde ovunque - ovunque, pensate! - per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo".

Ma, pensate, conoscere Dio è conoscere un profumo. Perdonate, forse dovremmo finalmente capire che dobbiamo cambiare linguaggio, perché certe parole su di Dio suonano pallide, senza poesia, senza profumo. Non sarà per questo che noi non diventiamo profumo, a fronte di quanto abbiamo ascoltato: "Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo"? Dio dunque raccontalo con il profumo. Che è una ebbrezza, lo senti e ti risvegli, e, se viene da lontano. ti metti in cammino. Se poi è impigliato a una persona che ami è come se tu la identificassi.

Non ci hanno quasi mai raccontato di profumo nelle nostre catechesi. Fa' che la tua vita sia profumata, del profumo di Gesù. Sia profumo. Il profumo è estasi, estasiante, come dice la parola: porta fuori. E' un gesto fuori. Fuori da una logica mercantile che fa dire: "Ma a che cosa serve il profumo e perché darti da fare per regalare profumo? Metti a confronto costi e benefici. Puoi farne a meno.

Col profumo non mangi". Certo, ci occorre il grano - direbbe Bonhoeffer - ma anche il fiordaliso. Quando ti arriva il profumo è una ventata di ebbrezza. Ti svegli, stai bene, Quasi una sorta di impazzimento. Ma senza impazzimento la vita che cos'è? Se non una routine senz'anima? Misurata sui costi, senza eccessi e senza sprechi di amore? Ma a voi non è forse venuto profumo in questi mesi, là dove non tornavano i conti tra il dare e l'avere?

Gesti non esibiti, eppure entravi, sentivi profumo. Sì, perché anche questa è caratteristica bellissima del profumo, che non lo vedi, ma lo senti. Io sentivo profumo di vangelo, di Gesù. Che fa camminare un paralitico. Che botta di profumo! Al contrario che profumo effonderemmo noi cristiani, se fossimo tutti così calcolati, controllati, compassati, misurati? Ci desti il Signore: "Voi siete nel mondo il profumo di Cristo".

A profumare questa terra che amiamo. Che soffre.

 

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