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TESTO Un Dio assente, un Dio vicino

don Mario Simula  

I Domenica di Avvento (Anno B) (29/11/2020)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Il mondo è un grido di desideri e di attese. E' tale il dolore che lo attraversa, da suscitare il bisogno di una preghiera esplicita a Dio in chi crede e un'implorazione a Qualcuno che possa toglierci dalla morsa della tempesta per ogni altra persona di buon volontà.
Noi siamo il nostro desiderio. Ci tormenta dentro come un fuoco divorante. L'inquietudine è il marchio di fabbrica di ogni uomo e di ogni donna. Ci agitiamo e combattiamo. Rimane bruciante l'insoddisfazione.
C'è un motivo al quale non possiamo sfuggire. Il bisogno del nostro cuore è Dio. L'anelito del nostro cuore è Dio. Non un Dio lontano, chiuso nella sua eternità invalicabile. Abbiamo bisogno di un Dio vicino, del quale conosciamo i lineamenti e la ruvidezza delle mani.
Un Dio che si fa carne. Forse carne che sanguina.
Lo attendiamo come si attende la luce del giorno, come si attende l'acqua nei tempi di siccità.
Ogni anno l'Avvento è per noi il tempo nel quale si acuisce il desiderio di condividere la vita di Dio.
La sua promessa e la sua venuta non sono fatti circoscritti ad un periodo della storia. Sono la storia di ogni tempo e per ogni essere che vive nel mondo. Soprattutto dell'uomo che dà voce alle sue aspirazioni vitali più irrinunciabili.
L'Avvento del Signore è desiderio per l'oggi del mondo. Per questo oggi così difficile da interpretare e da vivere.
La preghiera solenne e comunitaria fatta di attesa da parte della famiglia di Dio, entra in un itinerario di speranza. Gesù non ci lascia a marcire nelle nostre agitazioni convulse, nelle nostre paure irrazionali.
Gesù assieme al Padre fa la scelta di abbattere le distanze tra il cielo e la terra. Il ponte si fa corto, fino a scomparire. Diventa vicinanza, consanguineità.
Ci mettiamo oggi in strada. Perché abbiamo tante volte e per molti motivi abbandonato Dio.
Ci siamo allontanati da Lui. Sentiamo che lontani dal suo amore sperimentiamo il freddo della solitudine senza preghiera e senza invocazione.
I nostri peccati ci hanno infilati in un tunnel cieco e oscuro. Abbiamo bisogno della luce. Giovanni, il predicatore austero e penitente del deserto, lo ha capito e lo grida. “Io non sono la Luce. In mezzo a voi c'è uno che porta la Luce perché è la Luce. Il suo volto dobbiamo scoprire nella notte. Vedete che avanza?
Gesù stesso ce lo dice con forza e amore, indicandoci la strada.
State svegli: siate vigilanti. Non lasciatevi inaridire dal sonno o dal torpore.
L'attesa dell'Avvento è riscoperta dell'amore che ci rigenera alla vita. Vigilate, ogni giorno e ogni momento, perché non conoscete l'attimo dello Sposo che viene.
Se la nostra vita si intorpidisce o si raggomitola in se stessa o cerca salvezza nelle proprie belle invenzioni non ha orizzonti e non ha futuro.
Guardiamo in fondo e lontano, fin dove può il nostro sguardo. Il Signore viene.
Noi lo invochiamo dicendogli: “Ritorna a noi. Mostraci il tuo volto”. Lui ci ascolta. Vede in noi l'infedeltà e il desiderio. La stanchezza e l'attesa. Gli occhi che si chiudono e il cuore che veglia.
Non può trovarci altrove, barcollanti dietro le mediocrità e i piccoli orizzonti. Demotivati dal sonno che ci assale.
Il nostro cuore sente la privazione di desideri grandi. Annaspare nel buio della confusione interiore è molto comune, nel nostro momento caotico. I desideri grandi aspirano alla salvezza che piove come rugiada dall'Alto. Cerchiamo un compagno di viaggio non soltanto affidabile, ma amico e samaritano.
Spesso non lo sappiamo che stiamo cercando Gesù. Ma c'è Lui nel nostro misterioso bisogno.
La comunità credente si rimette insieme, ritrova le ragioni della comunione. Si sente tutta unita anche in un tempo di distanziamenti. E' mendicante di giustizia e di fedeltà nei confronti del suo Signore.
Lo invoca. Lo interpella. Gli chiede la certezza della fede e dell'amore. Si edifica nella speranza che accompagna sempre un cammino.
Vogliamo fare silenzio. Vogliamo prestare orecchio alla Parola. Vogliamo offrire sguardo alla Luce.
Vogliamo toccare con mano “la carne” di Colui che viene. Vogliamo sentirne l'aroma inconfondibile. Vogliamo gustare la dolcezza della sua Presenza.
Gesù ci viene incontro. Noi solleviamo il volto verso il suo Volto. Nella notte veglieremo con le lampade accese. Vestiti a festa. Presto Cristo verrà. E sarà giorno.

Gesù, c'è tenebra tutt'intorno, ma tu non fermare il tuo viaggio. Vieni.
Vieni nel deserto che, metro dopo metro, ha ingoiato gran parte della mia foresta viva.
Gesù, ho conosciuto momenti di felicità accanto a te.
Li ricordo con la gioia di un bambino che non riesce a cancellare dalla memoria i suoi giochi d'infanzia.
Vieni, Gesù, a rinnovare la mia piccola e sublime semplicità, indispensabile per incontrarti.
Per tanto tempo entravo ed uscivo dalla casa del mio cuore con la freschezza di un battito;

era il tempo dell'innocenza sempre riconquistata con la leggerezza dell'abbandono in Te,
soltanto affidandomi alle tue mani.
Vieni, Gesù, in una vita che la vita ha reso complicata e sospetta.
Vieni a portare l'immediata bellezza di un sorriso: quel volto naturalmente aperto,
come un portone spalancato ad ogni pellegrino.
A Te, prima che ad ogni altro.
Non posso dimenticare quante volte è venuto l'Avvento nella mia vita,
camminando sulle ali della speranza, facendo germogliare sentimenti di immediata fiducia.
Oggi il mio Avvento rischia di farsi strada faticosamente tra le sterpaglie di un'esistenza
che ha nascosto la casa della tua Presenza.
Vieni, soprattutto oggi, Gesù.
Tu stai passando, per caso, accanto alla mia casa che la muffa degli anni, ha reso pericolante.
Non andare oltre. Quella casa è abitata. Ci vivo io. Vedi che è socchiusa una delle due ante?
L'ho lasciata così apposta.
Desidero sempre che qualcuno si accorga ed entri.
Vieni, Gesù.
Nessun'altra Presenza potrebbe gettare nel mio terreno incolto i semi di una creazione nuova.
Vieni, Gesù, possiedo due sedie, una per Te e una per me.
Vieni, Gesù. Ho bisogno di guardarti negli occhi.
Saranno quelli che tante volte ho incontrato tra brividi di allegrezza e desideri di amore per Te,

che dell'Amore sei la sorgente, il fiume, il mare e l'oceano?
Ho bisogno di guardarti in silenzio, per rendermi conto che sei proprio Tu.
Che sei Tu, Gesù, ad annullare in un momento le distanze e a colmare la solitudine.
Vieni, ho bisogno del silenzio in questa ripartenza dall'aridità di me stesso.
Ho bisogno di silenzio per riabituarmi a stare bene con me stesso,
a non temere le mie ombre e i fantasmi che urlano.
Vieni, Gesù, per fare compagnia al mio silenzio. Veni e prendimi per mano, perché attraversi il mio silenzio.
Vieni, Gesù, perché nel mio silenzio senta la tua voce, il tuo richiamo, la tua dolce parola.
Vieni, Gesù. Parlami. Raccontami il tuo nuovo Avvento. Ho il presentimento che sia venuto per me.
Per stare con me. Per lasciarti toccare dalle mie mani.
Per mettere nuovamente sulle mie labbra le parole infuocate dell'Amore.
Per lavare le mie ferite. Per restituirmi la bellezza. Per dare vigore ai miei piedi di discepolo che ti segue.
Vieni, Gesù e riempi di dolcezza il mio cuore. Frantuma la sua durezza.
Cuci di nuovo sul mio corpo l'abito nuziale.
Vieni, Gesù. Rimani su quella sedia davanti a me.
Non posso e non voglio scappare di nuovo dal tuo sguardo, dalle tue domande delicate e profonde.
Vieni, Gesù. Ma con chiedermi oggi di parlarti. Ti parla il mio corpo. Ti parla la mia stanchezza.
Ti parla soprattutto il mio desiderio di Te.
Vieni, Gesù e abituati, per qualche tempo ancora, a questa grotta dove abito.
Saprai come ristrutturarla. Saprai come arredarla. Saprai come riscaldarla.
E' l'unica casa di oggi, Signore. Vieni. Resta.


Don Mario Simula

 

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