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TESTO Commento su Luca 19,41-44

Paolo Curtaz  

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Giovedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/11/2003)

Vangelo: Lc 19,41-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,41-44

41Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa 42dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 43Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Gesù piange su Gerusalemme, oggi come allora. E' un mistero di sangue e di iniquità questa città costruita sui monti brulli della Giudea, come un faro che risplende nella notte, che racchiude in pochi chilometri le ansie e le speranze di tre religioni che coinvolgono oltre due miliardi di persone. Mistero di incomprensione in cui si gioca tutto il bene e l'orrore dell'uomo, tutto il vero e lo stolto, tutta la luce e la tenebra. Gerusalemme città santa e lacerata, divisa dagli uomini e amata da Dio. Amiamo Gerusalemme amici, soffriamo per lei, preghiamo intensamente per la pace tra i fratelli ebrei e i fratelli palestinesi, facciamo sentire forte la nostra amicizia e la nostra solidarietà agli oltre 70mila cattolici del Patriarcato latino, fratelli che abitano quella terra dai tempi di Gesù, al più arabi di etnia, israeliani di nazionalità e cattolici di religione, schiacciati tra incudine e martello, esasperati da una guerra non loro, sconvolti da una situazione economica disastrosa. Mi diceva un caro amico parroco a Gerusalemme, l'anno scorso: le nostre comunità sono qui da duemila anni per accogliere i pellegrini, noi siamo qui per custodire i luoghi storici della vita di Gesù, ora i pellegrini non vengono più, hanno paura, che ci stiamo a fare qui? Propongo, amici, a tutti i discepoli di fare qualcosa, di smuovere le acque: sarà un orribile Natale quello passato dai nostri fratelli, perché non attivarsi? Perché non iniziare una corrispondenza con una delle Parrocchie cattoliche? Perché magari non farsi spedire un container di ricordini della Terra Santa invenduti per venderli qui da noi davanti alle Chiese? Perché non invitare qualche ragazzo palestinese cattolico nelle nostre Parrocchie, proporre uno scambio, invitare qualche ragazzo israeliano che ama la pace per costruire il dialogo? Non basta piangere su Gerusalemme, né liquidare con qualche battuta la situazione come se non ci riguardasse: abbiamo fratelli cristiani laggiù che si sentono abbandonati, attiviamoci sul serio per dar loro la certezza di essere nel cuore di ogni cristiano.

Tu piangi su Gerusalemme, Signore, che, allora come oggi, non ha capito il tuo messaggio di pace...

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