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TESTO Commento su Luca 19,11-28

Paolo Curtaz  

Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/11/2003)

Vangelo: Lc 19,11-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. 20Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. 24Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. 26“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Non valgo a niente. Me lo sento dire molte volte, da troppe persone. E' un paradosso, ma in eguale misura, nella mia vita, incontro gente che si esalta e si nasconde dietro un'apparenza pesante e sciocca e altrettante persone che si macerano amplificando a dismisura la propria fragilità. Bene amici, dire: non valgo niente, non è umiltà, ma depressione. Il padrone di oggi contesta duramente questo atteggiamento vittimista che produce, come unico risultato, l'inabilità permanente. Ognuno ha dei talenti, ognuno ha dei doni, a ciascuno di scoprire quali sono e di metterli a servizio del Signore: smettiamola di pensare che la nostra vita è inutile e che siamo una specie di sbaglio dell'umanità. Certo, forse il dono che possiedo non è evidente o clamoroso, ma c'è, garantito. Forse ho il dono dell'ascolto degli altri, o della pazienza, o di potare le rose. Credete forse che queste cose valgano meno di un premio Nobel? Animo, allora, Dio ci ha donato dei doni da mettere a servizio della comunità, non lasciamo perdere ciò che siamo nel profondo!

Donaci, Signore, di far fruttare i doni che ci hai dato, di avere un cuore largo e generoso come il tuo, Dio che ami la vita!

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