PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Vegliare e attendere con gioia il Signore

padre Antonio Rungi

I Domenica di Avvento (Anno B) (29/11/2020)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Inizia oggi il nuovo anno liturgico 2020-2021. Con la prima domenica di Avvento, tempo forte dell'anno liturgico, ci prepariamo alla solennità del Natale del Signore, ricordo annuale del mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, nel grembo verginale di Maria, venuto al mondo per opera dello Spirito Santo, ma è anche il tempo della preparazione personale, dell'umanità, della chiesa e della creazione al secondo avvento del Signore, che verrà a giudicare i vivi ed i morti.
Certamente a nostri interessa più direttamente l'avvento che ci prepara al Natale annuale, che quest'anno si caratterizza molto diverso dagli anni passati, con la pandemia ancora in atto in Italia e nel mondo e che limiterò non poco le nostre occasioni di festa e di gioia. Questo è l'avvento con il covid-19 che segnerà la storia per i secoli futuri, quando si rileggerà questo anno di grandi sofferenze per l'umanità. Tuttavia l'avvento è comunque preparazione spirituale ed intima alla nascita di Gesù Bambino e come tale, la nostra preparazione mirerà a prepararci in modo adeguato a questa annuale festa dello spirito e della famiglia.

Corre quindi l'obbligo per tutti preparare una degna festa ala Signore che viene e per realizzare tutto questo è necessario mettersi un atteggiamento di attesa e di vigilanza. A ricordarcelo è il breve brano del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato e su cui è doveroso riflettere e dal quale trarre delle conclusioni. E' Gesù stesso a dire ai suoi discepoli parole di indirizzo generale per il loro operare quotidiano: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento”.
Non sapere il momento ci mette nella condizione di non progettare e neppure di organizzare l'arrivo del giorno del Signore. Il paragone che Gesù stesso apporta per illustrare questa fondamentale ignoranza del giorno della sua venuta, ci aiuta a capire la portata di questo monito. “È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare”. Questo uomo non ha detto che sarebbe tornato subito distanza di qualche ora, giorno, mese ed anno, ma ha lasciato nell'incertezza il portiere che deve vigilare sulla sua casa.
D'altra parte gli ha consegnato le chiavi della sua cosa. Quindi massima fiducia in lui, ben sapendo che chi ha le chiavi più entrare ed uscire da quella casa in qualsiasi momento, in assenza del padrone, con il rischio però di essere sorpreso in abitazione mentre il padrone rientra senza alcun preavviso. D'altar parte torna a casa sua e non è tenuto ad avvisare nessuno.
Da qui da parte di Gesù il ribadire con insistenza: Vegliate dunque. Il motivo è spigato con grande chiarezza in quanto nessuno sa quando il padrone di casa ritornerà. Sono fatte anche ipotesi temporali in cui potrà tornare, ma nessuno lo sa: alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Nessuno conosce quando torna. Proprio per questo bisogna fare in modo che, giungendo all'improvviso, non trovi addormentato chi lo deve attendere ed aspettare con il cuore, la mente e le azioni aperti a questo ritorno, che come tutti i ritorni delle persone care ed attese sono momenti di festa, di gioia e di rinascita. Quindi il ritorno non deve terrorizzare, se non quei portieri che hanno pensato a derubare la casa del padrone a danneggiarla o a non prendersene cura. Questa casa è la nostra anima, la nostra vita, è la chiesa e quanto di più bello e sacro possediamo e che spesso non curiamo, in quanti ci assopiamo spiritualmente lasciando agire dentro di noi il sonno dell'indifferenza e dell'apatia nel vivere e nell'agire secondo il cuore di Dio.

San Paolo Apostolo ci raccomanda tutto questo nel breve brano della sua prima lettera ai Corinzi che è parte integrante della liturgia della parola di questo primo giorno dell'Avvento 2020. “Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”. Anche l'Apostolo fa riferimento alla venuta del Signore e nel percorso temporale che porta all'eternità ci rassicura che il Signore ci renderà saldi sino alla fine, irreprensibili”. E sulla parola di Dio non ci possono calare ombre o dubbi, perché degno di fede è Dio”. Egli ci ha chiamati a vivere nella perfetta comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!”. Quanto sia importante per un cristiano alimentare questa comunione con il Signore lo si comprende alla luce del mistero della salvezza, portata a compimento nella Pasqua di Cristo. Il profeta Isaia, il significativa voce di ogni avvento, ci riporta a questo grande mistero della salvezza con introdurre il brano con parole di grande speranza e gioia: Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore”.

Un padre non abbandona i figli e Dio di certo non ci abbandona. Questo grido di solitudine e di smarrimento del profeta a nome del popolo eletto, ci è molto familiare ed ha un peso importante per noi in questi giorni: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?” E la preghiera accorata del profeta verso il Signore: “Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità”. Questo ritorno di Dio ci sarà, con la venuta di Cristo sulla terra, in mezzo all'umanità. Egli ha squarciato i cieli ed è sceso sulla terra. La gioia della sua venuta è descritta nel vangelo della nascita di Gesù. Ma questa gioia si è trasformata in dolore, morte, peccato e allontanamento da Dio per colpa nostra. Ed è successo che l'ira di Dio si è accesa contro l'umanità, perché abbiamo peccato contro di lui da lungo tempo e siamo stati ribelli. Il profeta parla di Israele, ma ricorda tutto il e umano. Parole terribili usa il profeta per descrivere la nostra miserevole condizione spirituale: “Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità”. Mi sembra la descrizione di questa umanità lontana da Dio, anche in questi tempi difficili e tutta concentrata sul benessere, piacere ed idoli che non possono riempiere di felicità il cuore umano. Ecco in questa condizione di miseria nasce nuovamente la richiesta a Dio” Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”. Questo appartenere a Dio fin dal momento della creazione e per tutta l'eternità non ci fa dimenticare una cosa importante che sempre dobbiamo avere davanti a noi e nei nostri pensieri: noi siamo un nulla e Dio e tutto. E noi senza Dio non possiamo neppure sopravvivere, perché lui ci tiene in vita e ci proietta con il suo amore e la sua vicinanza alla vita oltre la vita.

Chiediamo al Signore in questa prima domenica di Avvento la sapienza e l'intelligenza del cuore a prestare attenzione alle sue parole e fare di questo tempo di preparazione al Natale il tempo della preghiera, dell'ascolto, della carità, della penitenza e della rinuncia per scelte di vita più coraggiose e forti che il Signore ci chiede soprattutto oggi in questo tempo di verifica e di speranzosa attesa di tempi migliori.

 

Ricerca avanzata  (53953 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: