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TESTO Commento su Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2020)

Vangelo: Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

«All'inizio era la Parola»


Tutta la nostra fede sta racchiusa qui, in questa scultorea espressione di Giovanni. All'inizio, la Parola, il Logos.
Logos in greco è un termine dai molti significati: parola, discorso, racconto, ragione, senso. Tutti, nel Prologo dell'Evangelo di Giovanni, vi sono contenuti. La voce di Dio, il Logos, chiama un tutto indifferenziato a diventare un giardino animato. Poi chiama ad essere l'uomo e la donna. E il senso diventa pienezza di vita. Potenza della Parola! Trasforma l'abisso in culla, il vuoto in aurore e tramonti, il buio in luce, il silenzio in dialogo tra amanti. Una maestosa ouverture che prepara all'opera e traccia l'azione del Logos nei rapporti con Dio, con il mondo, con le donne e gli uomini d'ogni tempo.
È la fonte dell'esistere, e questa vita si comunica, si espande, come la luce che brilla nelle tenebre e nella creazione tutta, nella rivelazione, nell'Incarnazione del Figlio. È lui che consente la realizzazione della pienezza, dell'Amore, contro cui invano si oppongono le tenebre e la violenza. Ed è a Lui, al Verbo, l'Unico e l'Unigenito che rende testimonianza Giovanni Battista. Da Lui tutti, ma proprio tutti, abbiamo ricevuto Grazia e Verità. Lui, il Verbo, l'Amore, l'amato del Padre, l'amante, rivela il Padre. La salvezza si è definitivamente manifestata in Gesù. La salvezza è più che essere, è la sconfitta del niente. Potenza della Parola!

Leggere e rileggere oggi questa pagina dell'Evangelo di Giovanni restituisce a questo nostro Natale, segnato da un virus che non ha pietà per i nostri affetti più cari, un significato forte, autentico. Spero che nessuno più parli di «poesia» del Natale, di «magica atmosfera», di regali sotto l'albero. Questa è una pagina per persone adulte che non hanno tempo - perché il tempo ormai s'è fatto breve - di rincorrere scappatoie consumistiche, devozionismi alienanti, alibi mistificatori e rimozionali.
All'inizio era la Parola. E la Parola, il Logos, era Dio. Ed Egli ce l'ha regalata, questa Parola, per raccontare, di generazione in generazione, come ci è stato rivelato domenica scorsa, le sue meraviglie. Possiamo ancora farlo oggi, a dispetto della dispersione dei nostri linguaggi, del disaccordo dei nostri pensieri, delle paure che ci attanagliano, delle difficoltà che incontriamo nel lasciarci penetrare dalla nudità disarmante della Parola e delle parole.
Sì, da oggi dobbiamo diventare «uditori della Parola». Quanti tentativi sono stati fatti in questa direzione. Tutta la filosofia greca, a partire da Talete, è sempre stata influenzata dall'ossessione per la ricerca del «principio originario», identificato - di volta in volta - nell'acqua, nell'aria, nell'indefinito, nella nebulosità, nel fuoco. Solo con Eraclìto, cinque secoli prima di Cristo, viene introdotto un concetto che deriva al filosofo greco da un'acuta capacità introspettiva, dall'analisi attenta di se stesso e della realtà umana. Il Logos, la profonda legge che unifica le cose, è nella tensione e nell'armonia dei contrasti e delle opposizioni, vita-morte, guerra-pace.
In principio era colui che è la Parola. Anche per Giovanni, il più greco degli evangelisti, la Parola è il principio ordinatore, ma non è la «parola» del filosofo di Efeso e della filosofia classica. Se per Eraclìto polemòs, la guerra e la violenza, è all'origine di tutte le cose, per Giovanni questo principio è l'Amore. Non la violenza, l'opposizione, il contrasto, ma l'Amore. In Gesù non c'è violenza. Ma è un amore ancora oggi contestato ed espulso. La parola violenta non è mai stata soppressa nella nostra cultura e nei nostri cammini di vita. La parola d'amore è dileggiata. I profeti sono mandati a morire fuori la cinta delle città. La rivelazione è velata, rimossa.

Per noi, oggi, è venuto il giorno di metterci in cammino. Non ce lo impone un censimento, né una curiosità, né la pietà. Ce lo impone il bisogno di trovare un senso all'esistere. Di aiutarci a s-velare questa rivelazione universale. Dove ci porta questo cammino? Se la nostra ricerca è onesta, anche se la strada viene percorsa a tentoni, brancolando nel buio, non può che portarci verso la Luce. Quella luce che risplende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta... La luce vera, quella che illumina ogni uomo .
È un cammino che richiede una grande pazienza. Il più delle volte siamo abituati a leggere la storia sacra, che è la nostra stessa storia umana, partendo dall'inizio, dalla genesi alla croce, dalla nascita alla morte. Per scrivere un Prologo così inquietante e al contempo così liberante, Giovanni non può aver fatto che l'operazione opposta. Presente con Maria sotto la croce, in quel tragico giorno quando il velo del tempio si è squarciato, egli ha ripercorso e riletto a ritroso, come in allucinante flash-back, tutta la storia di Gesù, proprio come Gesù farà, con molta pazienza, con i discepoli di Emmaus dopo la sua risurrezione. Nell'universo cristiano tutto è sempre rilettura a partire dalla fine, dal dato ultimo, ed è in funzione di questa fine che si rivela l'errore delle prospettive precedenti, che vengono messi in luce i meccanismi violenti e vittimari. Solo rileggendo a ritroso la storia di Gesù, anche e soprattutto oggi che è Natale, risalendo dalla risurrezione alla morte, al tradimento degli amici, al disprezzo e alla falsificazione di una parola non violenta, alla condizione di escluso, di eliminato, di nomade, di povero che non ha neppure una pietra su cui posare il capo, e su, su, fino a quella locanda che non vuole accogliere lui e i suoi genitori affranti, a Erode che lo cerca per ucciderlo..... si comprende la vicenda umana e salvifica di Gesù, la Parola del Padre. Nei giorni scorsi, un noto uomo politico, in un tweet, si è lamentato perché, mentre si chiudono per il Covid 19 bar e negozi, non vengono chiuse anche le frontiere per impedire lo sbarco dei migranti. Corsi e ricorsi storici, direbbe Giambattista Vico. Nulla è cambiato da quel giorno in cui a due migranti, un giovane sposo e alla moglie in attesa di partorire, viene negato un ricovero.
E Maria, che mai si era scandalizzata per l'inaudito, conservava tutte queste cose nel proprio cuore. Altro che rimozione!

Anche la coppia e la famiglia, in questo cammino che oggi abbiamo deciso di intraprendere, devono saper leggere la propria storia a partire dal dato ultimo, dalla fine, dalla realtà attuale della loro esperienza. Non è sempre uno happy end. Il più delle volte le tenebre hanno, a poco a poco, velato la luce fino quasi a spegnerla. Eppure le tenebre non sono mai assolute. Anche nel buio più opprimente c'è sempre un intravedimento di luce, di senso. Anche nella fatica del vivere più immane c'è sempre un momento di pausa per riposare il piede e il cuore stanchi. C'è sempre il ricordo, ancorché fugace, di un tempo felice in cui abbiamo superato la crisi. Sappiamo che, forse, potremo farcela, perché ce l'abbiamo già fatta in altra occasione. Mai rimuovere, mai! No, le tenebre non possono vincere, avere l'ultima parola. Da questo flebile intravedimento di luce possiamo partire, nonostante tutto, per farci noi stessi, coppie e famiglie affaticate, uditori della Parola, annunciatori e testimoni di salvezza, perché la Parola di Dio è diventata storia, racconto, narrazione di salvezza.

Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Buon Natale!

Traccia per la revisione di vita

- Come pensiamo di trascorrere il nostro Natale? Prigionieri dei miti consumistici? Preoccupati del pranzo e degli eventuali ospiti? O preoccupati perché a causa della pandemia in atto non possiamo fare festa? Oppure come un'occasione per rientrare in noi stessi, ri-centrarci e ricercare un senso all'esistere?
- Sappiamo leggere negli avvenimenti quotidiani, anche i più banali, il frammento di una grande, universale storia di salvezza? Come facciamo questa lettura? Con disincanto? Con pessimismo? Con speranza?
Qual è l'impegno che oggi possiamo prendere per diventare noi stessi uditori e annunciatori della Parola?

Luigi Ghia - Direttore di Famiglia domani

 

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