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TESTO Commento su Giovanni 18,33c-37

don Michele Cerutti

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Domenica di Cristo Re (Anno A) (08/11/2020)

Vangelo: Gv 18,33c-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Si conclude un anno liturgico che possiamo considerare particolare. L'impossibilità di poter vivere con intensità usuale i tempi forti della Quaresima e della Pasqua ci ha sicuramente scosso. Il Signore, tuttavia, non ci ha abbandonati siamo stati chiamati a riscoprirci in unità tra di noi nel vincolo della carità con l'attenzione l'uno per l'altro, ma poi anche intorno ai nostri pastori che hanno dovuto prendere, in sintonia con il governo, posizioni impopolari e con qualche sofferenza. Il Signore ci ha esortati infine, e non per importanza, a riscoprire le famiglie e i luoghi in cui ci troviamo Chiese domestiche esercitandoci di più nella preghiera.
Un anno dove molte persone ci hanno lasciato e dove abbiamo toccato con mano la sofferenza, tuttavia un anno di grazia che abbiamo avuto il compito di non farci scivolare. Concludiamo il tempo liturgico con la solennità di Cristo Re.
Prima di tutto dobbiamo domandarci che significato ha per noi questa festa e chiederci la sua attualità.
Quando nel 1925 viene istituita questa solennità il mondo vedeva la presenza, nella maggior parte degli stati, di teste coronate ovvero di regnanti, di cui la maggior parte invisi alla popolazione. Pio XI il Papa, che istituì questa festa, volle mostrare al mondo che la regalità è quella di chi è venuto a servire e che ogni esercizio dell'autorità trova nella logica del servizio il suo fondamento. Un chiaro monito anche a noi tutti che in tante situazioni della vita possiamo trovarci a occupare posizioni di dominio e se non viviamo in questa ottica di essere chiamati a lavorare per i fratelli non abbracciamo assolutamente la logica cristiana, ma invece quello del nostro tornaconto personale.
Lo possiamo vedere nelle piccole cose di tutti i giorni anche nel servizio ecclesiale, senza pensare ai pastori, e quindi ai vertici, ma guardando ad esempio le realtà delle parrocchie dove molto spesso c'è il rischio di assumere posizioni di comando perché si occupa un piccolo ruolo nella gestione della quotidianità. Nel posto di lavoro dove il carrierismo spinge molti a emergere a tutti i costi per occupare sempre più posti in alto solo e unicamente per un tornaconto personale, non solo di stipendio, ma anche di prestigio.
Esempi che ci dimostrano l'attualità ancora di questa festa dal sapore antico. Se guardiamo poi alla situazione mondiale questa solennità ci ricorda che in mezzo alle tempeste della vita, si chiami pandemia o terrorismo, Gesù è il Re della nostra vita e siamo certi che Egli non ci lascia mai soli.
Una regalità veramente sconvolgente quella che la liturgia ci offre e la Chiesa ci invita a considerare. L'icona evangelica scelta ci mette in risalto un Pilato che davanti a Gesù non riesce a comprendere. Per questo uomo è difficile, cresciuto all'ombra del potere romano, capire.
Nella storia sappiamo tutti come alcuni Re hanno cercato di scontrarsi con la logica di Dio diversa da quella degli uomini, ma alcuni poi si sono piegati. Pensiamo a Giuliano l'Apostata, succede a Costantino, combatte i cristiani, ma prima di morire non può che esclamare: “Galileo hai vinto!”. Pensiamo a Napoleone che dopo una vita a contrastare la Chiesa, pensate imprigionò un Papa, abolì la festa dell'Assunta perché corrispondeva al giorno del compleanno, durante l'esilio di Sant'Elena chiese, prima di morire, un prete per la confessione.
Se i Re abbiamo detto, nella maggior parte dei casi sono stati invisi, troviamo anche tra loro dei Santi che hanno compreso che l'autorità deve entrare nella logica del servizio. Santo Stefano d' Ungheria e San Ludovico li ricordiamo nel breviario perché modelli proprio di quello che stiamo dicendo.
A me piace sempre ricordare Re Baldovino di Belgio, nel Luglio 1990, mentre tutti erano presi dalle partite del mondiale di calcio, abdicò un giorno piuttosto di firmare la legge sull'aborto. Per questo sovrano è aperto il processo di beatificazione.
Il ruolo e l'autorità capite non diventa dannazione, è donata a noi per essere solo e unicamente nella logica del servizio.
Gesù ci doni la grazia di vivere sempre in questa logica di amore non per il nostro interesse, ma per il bene dei fratelli.

 

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