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TESTO Saggezza e stoltezza a confronto

don Michele Cerutti

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/11/2020)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

L'anno liturgico sta segnando i rintocchi finali e i brani evangelici tratti dall'evangelista Matteo, che ci ha accompagnati in tutto questo tempo, ci offrono riflessioni sulle dimensioni ultime. Possiamo definire le parabole che verranno sottoposte alla nostra attenzione, in queste ultime tre domeniche, una sorta di testamento spirituale.
Abbiamo detto all'inizio dell'anno liturgico che il Vangelo di Matteo è una raccolta di catechesi che i discepoli dell'evangelista hanno messo insieme, rivolta ai cristiani convertiti dal giudaismo. Lo scopo di queste parabole è chiaro: sollecitare queste comunità alla vigilanza mantenendosi saldi nella fede anche nel contesto di instabilità politica e sociale in cui si trovano. I giudei convertiti al cristianesimo venivano esclusi dalla sinagoga e farisei e dottori della legge, non solo su di loro, avevano lanciato una sorta di maledizione e dovevano essere eliminati.
Queste parabole, che ci accompagneranno in questo ultimo tratto di strada, hanno uno scopo ben chiaro: vigilare.
Le comunità vivevano in un contesto di persecuzione da un lato, dall'altro erano caratterizzate dalla tensione per la venuta del Risorto che tardava a venire. L'invito a vigilare anche oggi in un contesto di paura per l'espandersi della pandemia, per l'aumento della recrudescienza nei confronti dei cristiani anche in Europa. La parabola delle vergini stolte e di quelle sagge ci viene in aiuto. Bisogna comprenderla bene per evitare confusioni.
Il protagonista è lo Sposo. Lui deve arrivare ed irrompe sulla scena e ci ricorda la venuta del Signore al momento in cui ci chiama con sé e nell'ultimo giorno, quando, come diciamo nel credo, verrà a giudicare i vivi e i morti.
Personaggi importanti sono le vergini. Queste sono dieci e vuol dire, nella simbologia biblica, l'umanità. Queste vergini rappresentano tutti noi a cui è stato donato l'olio della carità che dobbiamo alimentare nelle nostre lampade ogni giorno e che deve essere per noi, che ci definiamo cristiani, un imperativo importante.
Cinque donne hanno mantenuto fede a questo compito altre cinque invece non si sono preoccupate dell'impegno che avevano. Le prime sono definite sagge e le altre stolte. La stoltezza nel Vangelo sta in questa durezza di cuore e nel considerare questa espressione mi sono venuti in mente passi biblici che denunciano, con questo termine, proprio la chiusura nei confronti dell'amore.
Nel Vangelo lo stolto è colui che ha cercato di inseguire la ricchezza e sistemarsi la propria vecchiaia non interessandosi assolutamente della salvezza della propria anima dopo la morte e non interessandosi della sorte dei fratelli nella necessità. Le vergine stolte sono queste donne che hanno a disposizione la lampada come le sagge. Questa rappresenta tutti i doni che sono stati elargiti a tutti noi durante la nostra vita e va alimentata con l'olio e quindi anche con la nostra responsabilità e il nostro impegno. Una fede non vissuta con le opere rimane molto superficiale e una specie di etichetta che si scolla dopo poco.
Lo sposo sembra duro con queste vergini e le sagge si dimostrano egoiste. La parabola ci rimanda a contenuti profondi e ci invita ad andare oltre la semplice narrazione. Quello che ci viene richiamato è il senso di responsabilità che rimane personale. Nel giudizio ci saremo noi davanti a Dio e ognuno chiamato a rispondere personalmente.
Il capitolo su cui saremo esaminati è la carità, ovvero quell'amore che, attingiamo da Dio, siamo chiamati a espandere. Quello è l'olio vero che siamo invitati ad acquistare e dove si compra? Prima di tutto bisogna dire è gratuito e si acquisisce alla scuola della Parola di Dio, che ci plasma e riesce a penetrare nella profondità, alla scuola dei sacramenti, dove Gesù ci attira e poi alla scuola dei prossimi che Dio ci mette accanto e dove siamo chiamati a concretizzare gli insegnamenti appresi.
Dio ci aiuti in questo cammino in cui siamo chiamati a tenere accese le lanterne che ci vengono messe a disposizione nel nostro cammino con il dono della vita e nel Battesimo per vivere la fede con l'entusiasmo e la gioia.
Non mi stancherò mai di ripetere quello che un filosofo, non cristiano, andava dicendo: Diventerò cristiano il giorno in cui vedrò gente contenta uscire da Messa. Quello è a volte il primo banco di prova di come la nostra lucerna deve risplendere al di là dei tanti giri di parole che possiamo fare.
Ci aiuti veramente il Signore a infondere in ciascuno di noi la gioia dell'appartenenza al suo discepolato.

 

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