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TESTO Commento su Matteo 13,47-52

don Michele Cerutti

II domenica dopo la Dedicazione (Anno A) (01/11/2020)

Vangelo: Mt 13,47-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Colpisce come sempre questa capacità di Gesù di utilizzare delle immagini per parlare del Regno.
La parabola che la liturgia ci propone in questa domenica si pone a conclusione del capitolo 13 che si era aperto con la parabola del buon grano e della zizzania. Le realtà del bene e del male che crescono insieme e che bisogna aspettare prima di separare per evitare di gettare anche il grano buono.
Ci viene in aiuto l'immagine della pesca. Il Regno di Dio è paragonato a una rete gettata in mare e raccoglie pesci. Questi vanno distinti tra buoni e cattivi. Noi vorremmo raccoglierli tutti buoni e scartare quelli cattivi immediatamente.
Attenzione questo lavoro è sempre successivo. C'è un tempo in cui raccogliere e un tempo per scartare. Mischiare queste due fasi ovvero metterle insieme provoca danni perché il rischio è di compromettere il raccolto buono o l'abbondante pesca.

Penso alla realtà della Chiesa questa grande rete gettata sul mare che è il mondo e mi risuonano le parole di Benedetto XVI dalla finestra del Palazzo Apostolico l'11 ottobre 2012:
“Cinquant'anni fa, in questo giorno, anche io sono stato qui in Piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore.
Eravamo felici - direi - e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo.
Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile. In questi cinquant'anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato».
Questa è una parte delle esperienze fatte in questi cinquant'anni, ma abbiamo anche avuto una nuova esperienza della presenza del Signore, della sua bontà, della sua forza. Il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco di Cristo non è un fuoco divoratore, distruttivo; è un fuoco silenzioso, è una piccola fiamma di bontà, di bontà e di verità, che trasforma, dà luce e calore. Abbiamo visto che il Signore non ci dimentica. Anche oggi, a suo modo, umile, il Signore è presente e dà calore ai cuori, mostra vita, crea carismi di bontà e di carità che illuminano il mondo e sono per noi garanzia della bontà di Dio. Sì, Cristo vive, è con noi anche oggi, e possiamo essere felici anche oggi perché la sua bontà non si spegne; è forte anche oggi!”.

Questa separazione la fa il Signore nella Storia provvidente che Lui disegna e nel momento del giudizio e non spetta a noi uomini. A noi il compito invece di discernere nel tempo che viviamo ciò che siamo tenuti a mantenere e ciò che invece c'è chiesto di eliminare.
Questo è l'invito che ci fa Gesù al termine del brano evangelico. Essere capaci di discernere i segni dei tempi e comprendere come il cristiano debba muoversi.

Oggi la Chiesa romana festeggia i santi ovvero proprio quegli uomini e quelle donne che hanno compreso più di tutti ciò che bisogna tenere e ciò che bisogna eliminare per camminare con perseveranza verso la Gerusalemme del cielo. Il loro esempio è stimolo per tutti noi a poter essere capaci di intercettare i segni dei tempi.
Il rischio che si può correre è di essere ancorati a una tradizione in maniera molto sterile che non è in grado di produrre frutti. Serpeggia tra i cristiani questa nostalgia per il passato e quello che fa più specie è che molto spesso questo sentimento sia diffuso tra i giovani. Penso al rimpianto per la tradizione liturgica preconciliare che vede la frequentazione di coloro che sono nati molti anni dopo il Concilio.
L'invito che ci fa Gesù, nel versetto finale del brano evangelico odierno, ci spinge non a buttare a mare tutto ciò che è vecchio, ma comprendere ciò che è veramente essenziale mantenere, e sarebbe peccato disperdere, e ciò che è necessario innovare per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia e non uscire come cristiani fuori dalla Storia.
La barca di Pietro naviga su nuovi mari ed è chiamata a pescare nuovi pesci che prima non esistevano, utilizzando una metafora in linea con questo brano evangelico. Mentre il compito di tenere o meno la pesca spetta a Gesù a noi il compito di verificare quali strumenti adottare per aiutare il Signore ad avere una pesca abbondante.
A conclusione del mese missionario e del mese del Rosario chiediamo con insistenza di illuminarci e spronarci a collaborare nella Sua barca per essere uomini e donne con l'anelito alla evangelizzazione per portare l'umanità a Dio.

 

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