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TESTO Tutto dipende dall'amore

don Giacomo Falco Brini  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/10/2020)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

L'astuto fariseo esperto nella Legge non chiese quale fosse il secondo, ma solo il primo. Però quel giorno ebbe da Gesù la breve lezione di non separarlo mai dal primo. Perché questa è sempre la nostra tentazione. Essere d'accordo sul primo e più grande dei comandamenti non serve a niente se poi non lo si lega fermamente al secondo. Sono due facce della stessa moneta. Dio ha impresso la sua immagine sul volto dell'uomo: non si può dunque amarlo realmente negando l'amore alla sua immagine in terra. Giovanni evangelista lo esprime telegraficamente: se uno dice “io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1Gv 4,20). In realtà la risposta alla domanda del fariseo era già contenuta nell'Antico Testamento. Le indicazioni puntuali presenti nella 1a lettura di oggi sono una delle tantissime prove del legame inossidabile che Dio ha stabilito tra l'amore a Lui e all'uomo.

La novità delle parole di Gesù dunque non sta nel contenuto, ma nel rivelare l'unità dei 2 comandamenti quale unico grande comandamento da cui dipende ogni altra norma (Mt 22,40). Notate bene: da esso dipende tutta la Legge e i profeti. Il che vuol dire che ogni comandamento, ogni norma che non sia a custodia e servizio della libertà di amare ed essere amati, è qualcosa di nocivo e fuorviante. "Dio non sopporta l''ateismo' di chi nega l'immagine divina che è impressa in ogni essere umano. Quell'ateismo di tutti i giorni: io credo in Dio ma con gli altri tengo la distanza e mi permetto anche di odiarli. Questo è ateismo pratico. Non riconoscere la persona umana come immagine di Dio è un sacrilegio, è un abominio, è la peggior offesa che si può recare al tempio e all'altare" (Papa Francesco, Udienza Generale del 21.10.2020)

Dipende tutta la Legge e i profeti: le 10 parole di Dio hanno un unico fine, quello di far amare Dio e il prossimo. Leggere e interpretare le 10 parole e tutti gli altri precetti senza aver presente la loro dipendenza all'unico grande comandamento richiamato da Gesù (cfr. Dt 6,5ss.), può diventare addirittura pericoloso. Provate a chiedere a ex-testimoni di Geova o a cristiani caduti nelle grinfie di personaggi carismatici senza discernimento. Per afferrare il nocciolo della Legge bisogna dunque tornare sempre a questo episodio evangelico. O si parte da questo chiarimento o l'immagine di Dio e il senso delle sue parole rischiano di deformarsi fino a degenerare la nostra umanità. Un giorno una donna di mezza età mi ha chiesto di essere ascoltata. Voleva verificare, dopo essersi confessata con un sacerdote, se il cammino penitenziale indicatole dal prete fosse esigibile. Siccome era caduta nei pettegolezzi, si è sentita rivolgere l'invito a leccare il pavimento di casa quale penitenza corrispettiva. Una richiesta molto sana, volta a recuperare e custodire l'umanità del peccatore, che ne dite? Mi congratulai con la signora per aver rifiutato la proposta, aggiungendo che aveva mantenuto in tal modo una buona igiene mentale.

Noi crediamo che l'uomo non possa vivere una vita piena e felice senza sentirsi amato e senza amare Dio e il prossimo: non è una opzione fra le tante, non è un “di più”, è una necessità per la nostra felicità. Come direbbe S. Agostino, è costitutivo del nostro essere: per questo abbiamo bisogno che Dio ce ne insegni l'arte ogni giorno. Ogni giorno dobbiamo chiederglielo nella preghiera, confessandogli di non saper amare senza di Lui, né se stessi, né Lui, né il nostro prossimo. Ma questa verità implica la progressiva scoperta dei nostri idoli, di tutto ciò che ruba il posto a Dio nel nostro cuore. Perché mi piaccia o non mi piaccia, ci creda o non ci creda, se non amo Dio con tutto il cuore, con tutta la vita e tutta la mente e il prossimo come me stesso, vuol semplicemente dire che sto amando qualcuno o qualcos'altro come fosse Dio. Con la sola differenza che qualcuno o qualcos'altra deluderà, perché non potrà mai darmi vera vita e felicità. Dio invece sì. Per questo mi “comanda” di amarlo. Amarlo insieme al mio prossimo è un cammino di liberazione che non delude, anche se comporta sofferenza. Come dice il salmo, alla lunga ci si trova a correre nella via dei suoi comandi, perché Egli allarga il mio cuore (Sal 119,32).

 

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