PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il caldo che fa crescere il grano

don Angelo Casati  

don Angelo Casati è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

VII domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (11/10/2020)

Vangelo: Mt 13,3b-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Non so se cambia. Oggi la parabola del seminatore l'abbiamo ascoltata da un libro, da un ambone, da una chiesa. Quel giorno fu all'aria aperta, profumo di mare lungo una spiaggia, da una barca, e profumo di pesce. Cambia l'aria, se l'ascolto da una barca. Quel giorno - dice il vangelo - Gesù era uscito di casa - chissà quale casa! - si era seduto in riva al mare. Ma poi la folla era una esagerazione: dovette salire su una barca. Lui in barca, la gente sulla spiaggia. La prima volta della parabola. Una barca non è mai una sede immobile. La barca oscillava. Lui cominciò a raccontare. Nemmeno le sue parole erano immobili. Non so come gli venne la parabola del seminatore. Forse per quella folla che beveva parole? Era terreno in attesa di seme. Diversamente da capi e gerarchie e gruppi religiosi che per sete di guadagno, di potere, per pregiudizio, già avevano chiuso con lui.

Parlava dalla barca, vedeva. nell'aria trasparente del lago, occhi: era come bevessero le sue parole. Bevevano anche lui. Non c'era distanza tra le parole e lui, come non c'era distanza tra la barca e il lago. Io - lo percepisco - purtroppo non ho la freschezza, di quel mattino di lago e di quegli occhi. Io indugerò un poco, come mi riesce, sulle immagini che hanno il potere di catturarmi: il seminatore, il seme, il terreno. Anche perché la spiegazione della parabola forse appartiene a Matteo e alla sua comunità. "Ecco il seminatore uscì a seminare" "Eccolo!" come a dire "guardatelo". Loro, quelli a riva, di seminatori in un campo ne avevano visti chissà quanti. Diversamente da noi. Molti di noi, no. Ed è una perdita. Perdere il gesto del seminatore e perdere i suoi occhi, gesto e occhi che potrebbero farci intravedere pensieri.

C'è come una scommessa nel pensiero del seminatore. Tu affidi, affidi alla terra e non sai. Non sai che cosa succederà. E allora se tu sei uno dei risultati certi e sicuri, devi cambiare mestiere. Certo i seminatori che Gesù aveva incontrato era gente di affidamenti. Ma io non so, forse il loro gesto non arrivava a una sfida estrema, quasi ingenua, spericolata, come quella del seminatore del vangelo. Che sembra quasi non preoccuparsi più di tanto che il seme non vada a finire anche sulla strada o tra rovi e spine. Al seminatore del vangelo brilla negli occhi una sfida di larghezza, di smisuratezza, di fiducia. Venendo a noi, vi dirò che noi, un po' tutti - io almeno - siamo un terreno un po' mosso, strano, non di una sola qualità, ma composito, terra più o meno feconda, ma anche un po' strada, anche un po' rovi.

E mi commuove il pensiero che lui, Il Signore, scommetta anche su di me e non mi lasci mancare il suo seme. A volte basta una briciola di terra e un seme buono. Già mi è capitato di dire che in tempo di pandemia ho visto con stupore ciuffi di erbe affacciarsi per esili fessure da pavimentazioni pesanti di piazze. Briciola quasi invisibile di terreno. A volte mi sento una briciola di terreno. Su cui Dio scommette, strano seminatore. La parabola dà uno sguardo su di me, ma mi chiama anche a uno sguardo sugli altri. Mi dico: "E se pensassimo che il seme buono è in tutto, in tutti? Papa Francesco nella sua recentissima enciclica "Tutti fratelli" dopo aver ricordato le dense ombre di questo nostro tempo, che non vanno ignorate, confessa il suo desiderio di "dare voce a tanti percorsi di speranza". "Dio infatti - scrive - "continua a seminare nell'umanità semi di bene. La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita".

Lo stupore per il seme custodito nell'altra, nell'altro, ti porta a un rispetto tenero. Per cui ti guardi con ogni cura dal fare qualcosa che comprometta germinazioni. Forse ha colpito anche voi, la vostra sensibilità, una immagine dolcissima che oggi abbiamo ascoltato da un passaggio del rotolo di Isaia. Che cos'è un grappolo d'uva, quel poco di succo che contiene? Risentiamo le parole: "Come quando si trova succo in un grappolo, si dice: "Non distruggetelo, perché qui c'è una benedizione", così io farò per amore dei miei servi, per non distruggere ogni cosa". Capite c'è una benedizione. In un fiato di succo. E non può non nascere allora attenzione e cura a semi e germogli. Vedo il terreno, e provo terrore, un brivido, per il passaggio incurante di passi indifferenti o prepotenti, quasi cingolati, che fanno il gelo tra le zolle, appiattendo senza cuore.

Il gelo, il gelo dei sentimenti fa la morte della vita, del seme che ha bisogno di un caldo di nascite. Al cuore mi ritorna un grumo di versi di una poesia di un'amica, Chandra Livia Candiani, che parlando di amore e altro, parlando della relazione, scrive: Tu tienimi e io mi trasformerò in meraviglia, tra le tue mani, al caldo, quel caldo che di notte fa crescere il grano. Vorrei dire che è il caldo, il caldo di Dio e il caldo di donne e uomini, che fa crescere il grano in me, in noi. Ed è pure il caldo, il mio, il tuo, il nostro - non certo il gelo dell'indifferenza - che fa crescere il grano negli altri. Il mio piccolo caldo.

Dovremmo - penso - fare nostre le parole di José Tolentino Mendonça in una sua preghiera sul giorno che inizia, apparsa giorni fa su "Avvenire". Pregare "che, nell'istante e nella durata, sappiamo proteggere, oggi e sempre, ciò che è vivo, che è minuscolo, che è sveglio e fremente, e il suo meraviglioso lavorio. E che lo facciamo non come padroni bensì da collaboratori di un'immensità che ci supera e ingloba al tempo stesso". Avverto di aver solo spigolato nella parabola. Ma per un attimo solo vorrei ancora indugiare sulla suggestione del seminatore. Sì, seminatori più che mietitori, professione, quest'ultima, oserei dire, più ricercata,

Un biblista spagnolo, José Antonio Pagola, a commento scrive: "Nella chiesa di Gesù non abbiamo bisogno di mietitori. Il nostro compito non è quello di mietere successi, conquistare la strada, dominare la società, riempire le chiese, imporre la nostra fede religiosa. Quello che ci manca sono i seminatori: Uomini e donne, seguaci di Gesù, che dove passano seminino parole di speranza e gesti di compassione".

Il caldo che fa crescere il grano.

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: